Visto da noi: Non succede, ma se succede… una commedia irriverente sulla politica americana

di Nicole Chiassarini

Non succede, ma se succede… è una commedia diretta da Jonathan Levine, con Charlize Theron, Seth Rogen, O’Shea Jackson Jr., June Diane Raphael e Randall Park, distribuito da 01 Distribution. Un film inaspettato, critico e dissacratorio sui giochi politici e i ruoli di genere.

Il film vede Fred Flarsky, un giornalista di New York rimasto senza lavoro dopo la vendita del giornale per cui collabora a una testata con una politica interna meschina. Distrutto per il licenziamento, viene invitato da un amico a una festa di beneficenza dove incontrerà, dopo venticinque anni, la sua amica d’infanzia Charlotte Field, ora Segretario di Stato e prossima candidata alla presidenza degli USA. Decisa a servirsi del giornalista, e del suo distaccamento dai giochi politici di Washington, Charlotte chiamerà Fred all’interno del suo staff, portandolo con sé in giro per il mondo per imporre agli alleati un nuovo programma sulle politiche per la salvaguardia dell’ambiente. Ma i due non riescono a mantenere semplici rapporti professionali e finiscono per innamorarsi, complicando ulteriormente la situazione già precaria di Charlotte a causa del veleno dei media e degli avversari, mettendo a dura prova i loro amore.

Politicamente scorretto, è questo il termine più calzante per descrivere il nuovo film di Levine, una commedia romantica del tutto diversa dai classici a cui ci hanno abituato. In modo del tutto derisorio ed estremamente critico la storia non presenta la solita morale sull’amore più forte di ogni cosa, ma azzarda temi di estrema attualità, prendendosi gioco della politica, delle grandi multinazionali che mettono a rischio la salvaguardia del pianeta Terra, ma soprattutto il maschilismo e il patriarcato di cui la società è ancora pregna. I protagonisti rappresentano in qualche modo gli individui che tutti i giorni subiscono prevaricazioni all’interno di un sistema iniquo, ma che alla fine, dopo un’estenuante lotta e il supporto di chi gli è vicino, riescono a non restarne soggiogati, superando difficoltà e diffamazioni, ricreando una commedia alla Frank Capra, come in Mr. Smith va a Washington.

Oltre l’idea di partenza il film non riesce a mantenere un equilibrio con le necessità narrative della commedia, come spessa accade con i film prodotti da Rogen e Goldberg (in questo caso anche da Charlize Theron e un’intera squadra di produttori), creando in questo caso uno scompenso che può sembrare incolmabile tra i tempi comici di Rogen e i commenti tipici dello stand-up comedian e la stessa Theron che, non riuscendo a personificare un personaggio comico, si cala nel ruolo di una donna in carriera rigida, che mette in primo piano l’ambizione e il proprio lavoro di Segretario di Stato e candidato Presidente. Ma è proprio a questo che il film cerca di spingersi, mostrandoci un personaggio sospeso tra l’emancipazione femminile all’interno della politica degli Stati Uniti e tra la stessa dipendenza al volgare e al maschilismo dei dibattiti dei media, dei quali il film si fa carico di riprodurre minuziosamente. Anche il tema dell’ambiente è particolarmente al centro della pellicola, in quanto punto fermo della campagna elettorale di Field, e allo stesso modo riesce a riportare tutto il disinteresse effettivo della popolazione (soprattutto nelle scuole, come si vedrà nel corso della pellicola) e la corruzione dietro, con annessi giochi politici ai quali i protagonisti cercheranno di far fronte nonostante i ricatti. È, però, la ricerca di riprodurre al meglio la società e i media americani che portano al regresso del film, rendendolo a tratti esageratamente scurrile e triviale, anche se la figura di Rogen come attore non può che far presupporre la presenza di dialoghi di questo genere.

Non succede, ma se succede… è una pellicola che in qualche modo porta a riflessione, politicamente scorretta e dissacrante. I temi toccati, effettivi, vengono raccontati attraverso gli occhi di due vittime, due potenziali perdenti che invece riescono a vincere e, forse, cambiare anche solo per una piccola frazione il mondo che li circonda. Un lavoro tutto sommato ben riuscito, quello di Jonathan Levine, che fa guardare in faccia la realtà, ma senza troppa serietà.

COMMENTA SU FACEBOOK

CONDIVIDI