Tuscia in pillole. Santi e patroni

di Vincenzo Ceniti

processione di Santa Brabara-Barbarano Romano

Occhi al cielo e mani giunte al cospetto dei santi venerati nella Tuscia viterbese. Innanzitutto quelli del posto: Giacinta, Bonaventura, Rosa, Crispino, Cristina…. Poi quelli di importazione, come Agnese, Matteo, Bernardino,  Antonio, Nicola, Andrea, Filippo, Bartolomeo, Martino,  Michele … Tutti riuniti nel parco celeste di casa nostra, affollato di quelle anime benedette  di cui conosciamo vita, morte e miracoli. Nel loro dies natalis assistiamo a ottavari, messe, “macchine” processionali,  luminarie, concerti, conferenze, sagre di prodotti locali, cene all’aperto ed altro per ottenere favori e complicità. Ieri per implorare la pioggia nei campi, la fine di una  pestilenza o la sconfitta del tiranno. Oggi, più concretamente, per un posto di lavoro, la salute, una vincita al gratta e vinci e, soprattutto, la pace.

Beati quelli in carne e ossa (considerato che molti sono leggendari) che hanno una storia da raccontare, tra peccati, estasi  ed espiazioni. Giacinta Marescotti (venerata a Vignanello e Viterbo) prima della “chiamata” divina conduceva una vita dissipata e disinvolta. Bonaventura lo vediamo rintanato a pane e acqua in una grotta dirimpetto allo sperone di Civita di Bagnoregio a pregare e meditare. Rosa la ricordiamo con la croce in pugno a girovagare tra le vie di Viterbo per sostenere la lotta contro  l’imperatore svevo. Crispino per accattivarsi la simpatia della gente declamava a memoria aneddoti e ottave della Gerusalemme liberata.

Accanto a questi giganti della fede, si muove nella Tuscia viterbese una cordata di santi per acclamazione, le cui gesta vengono tramandate nei secoli per suscitare condivisione e imitazione. Ci intrigano di più, li sentiamo più vicini, forse perché modellati ad uso e consumo di noi peccatori. Pensiamo a Procolo, un pastorello analfabeta e solitario, tutto il giorno a pascolare le sue pecore tra i calanchi e i silenzi di Lubriano dove è venerato dal Trecento, periodo cui si fa risalire la valle di San Procolo con alcune grotte scavate nel tufo che portano il suo nome. Si dice che la fiducia dei fedeli se la sia guadagnata col suo carattere mite e umile. Nelle interminabili giornate del pascolo, se ne stava per ore a contemplare le meraviglie del creato e a lodare Dio.

Ecco che ci appare Giorgio, venerato ad Oriolo Romano, in sella al suo bianco destriero che trafigge il drago con la lancia trasformandolo in un mite cagnolino. La giovane principessa, destinata al sacrificio per placare l’ira del bestione, è salva e se ne  tornerà in paese con il mostro al guinzaglio. Cristina, patrona di Bolsena, dovette patire mille tribolazioni prima di raggiungere il cielo. Agnese, viterbese di adozione e patrona di Proceno, se ne andava in trans davanti alle frequenti apparizioni della Madonna, tra gli sguardi sbigottiti e invidiosi delle consorelle.

Da parte sua santa Barbara, acclamata dagli abitanti di Barbarano Romano e dai Vigili del Fuoco, ha molto da raccontare. Per la fede i suoi resti mortali sono sparsi tra Venezia, Roma, Costantinopoli, Piacenza, Rieti e non solo. Il suo seno pietrificato sarebbe addirittura custodito a Novgorod in Russia. Barbara era bella, seducente e cristiana e per questo il padre pagano la teneva sempre rinchiusa in una torre. Un giorno, in assenza del severo genitore partito per un viaggio, approfittò per battezzarsi da sola. Quando il vecchio lo seppe l’avviò al supplizio: le vennero tolte le vesti e fu esposta nuda agli sguardi lascivi della folla, prima della sua decapitazione.

Che dire di Trifone e Gorgonio? Il primo, protettore di Onano, che viene da lontano, forse dalla Frigia in Asia minore, vanta il primato di aver compiuto un miracolo a nove anni, quando salvò un ragazzo dal morso di un serpente velenoso. Il secondo, Gorgonio, anch’esso santo di importazione, fu adottato come patrono di Civitella d’Agliano per le sue potenti capacita taumaturgiche: faceva piovere al momento giusto, debellava la peste e proteggeva  il paese dalla grandine.

Più scalognati Giuliano ed Orsio, venerati rispettivamente a Faleria e Veiano, uniti da un comune, tragico destino, quello di aver ucciso per sbaglio i genitori. In compenso però si sono guadagnati la redenzione con una vita di sofferenze e privazioni. La fantasia popolare racconta che Giuliano (ma un destino simile è anche quello di Orsio) durante una battuta di caccia trafisse per sua disgrazia un cervo fatato che prima di morire gli fece una premonizione agghiacciante: “Ucciderai i tuoi genitori”.Sconvolto da questo anatema, scappò di casa, il più lontano possibile dal padre e dalla madre. Conobbe in terra sconosciuta una nobile castellana e la sposò. I genitori, che da tempo stavano alla ricerca del figlio, giunsero un giorno al castello di Giuliano dove, in sua assenza, vennero accolti dalla moglie. La premurosa nuora li fece rifocillare offrendo loro il proprio letto perché potessero meglio riposare dal lungo viaggio. Giuliano, insidiato dal diavolo, ritornò improvvisamente di notte e trovando il talamo nuziale occupato, ebbe l’impressione di vedere, nella penombra, sua moglie giacere con un amante. Accecato dall’ira sfoderò la spada e uccise, secondo la profezia, i malcapitati genitori. Per redimere l’anima dall’infame delitto, giurò penitenza affrontando una vita di carità per malati e bisognosi. Da qui anche l’onorificenza di “ospitaliere”.

“Dulcis in fundo”, Dolcissima che protegge Sutri dalla metà del Seicento salvandola dalle cannonate delle soldatesche napoleoniche. E’ raffigurata con un grembiule che accoglie due pesanti palle di ferro. Il superlativo del suo nome, “dolce”, viene  onorato  dai fornai del posto che preparano ancora oggi deliziosi biscotti e gustose ciambellette all’anice.

 

Nella foto, la processione di Santa Barbara a Barbarano Romano

 

L’autore*

ceniti

Console di Viterbo del Touring Club Italiano. Direttore per oltre trent’anni dell’Ente Provinciale per il Turismo di Viterbo (poi Apt). È autore di varie monografie sul turismo e di articoli per riviste e quotidiani. Collabora con organismi e associazioni per iniziative promo-culturali. Un grande conoscitore della Tuscia.

COMMENTA SU FACEBOOK

CONDIVIDI