Pastore di oche e patrono di Onano, borgo a nord di Viterbo tra Umbria e Toscana, cui apparteneva la famiglia Pacelli quella di Pio XII. Trfone era originario di Lampsaco, un villaggio della Frigia (regione dell’Asia minore) presso l’attuale città turca di Lapseki, dove visse e morì nella prima metà del III secolo. Il dies natalis viene indicato nel 2 febbraio del 232. Umile pastore (oltre alle oche anche maiali), venne educato “nell’amore di Dio” dalla madre Eucaria ed ebbe da giovane (poco meno che decenne) la consapevolezza di aver ricevuto doni divini fuori dell’ordinario. Per questo si mise in cammino per diffondere la novità del messaggio cristiano.
Dal suo villaggio raggiunse Cesarea di Palestina e Roma. Durante il viaggio compì vari prodigi, guarendo gli ammalati, liberando gli ossessi dal demonio, operando conversioni. Il primo miracolo lo compì a nove anni quando salvò un suo coetaneo dal morso di un serpente velenoso. Si racconta che esorcizzò Gordania, la figlia dell’imperatore Gordanio, in preda al demonio che Trifone fece apparire sotto forma di un cane nero con gli occhi di fuoco. Il prodigio fu così sorprendente che l’imperatore e i presenti si convertirono al cristianesimo.
In seguito alla recrudescenza delle persecuzioni ordinate dall’imperatore Decio, fu catturato nel suo villaggio natale e condotto a Nicea per il processo. Il prefetto d’oriente Tiberio Gracco Claudio Aquilino gli intimò di abiurare alla fede in Cristo e offrire incenso davanti alla statua dell’imperatore. Al suo fermo diniego, venne crudelmente torturato. Fu denudato e lasciato al gelo in un “luogo di caccia”; poi trascinato dai cavalli sulla neve e battuto con le spade; gli conficcarono anche dei chiodi nei piedi, fu bruciato con le fiaccole e preso a frustate. Dopo tre giorni di torture venne decapitato.
Il suo corpo, pietosamente sepolto a Lampsaco, fu poi traslato a Costantinopoli e, successivamente, nel VI secolo, deposto nella basilica a lui intitolata. Nell’809 venne trasferito dai veneziani a Cattaro, in Dalmazia, per sottrarlo agli islamici. Nel 1378 una tibia fu portata a Venezia nella chiesa di San Fantin che la conservò fino al 1728. Oggi si trova in un reliquiario d’argento nel Museo Diocesano di Venezia. A Cattaro si conserva solo la testa in un’urna nella cattedrale di San Trifone. Il corpo senza testa fu poi portato a Roma e deposto nel 961 da papa Giovanni XII (955-964) nella chiesa di San Trifone in Posterula. Negli anni seguenti si procedette ad altre traslazioni fino al 1123, quando fu sistemato nella chiesa di Santo Spirito in Sassia alla presenza del pontefice Callisto II (1119-1124).
Alcune sue reliquie nel 1656 furono portate ad Onano dal duca Enrico Sforza per scongiurare il contagio della peste e sistemate in un’urna di vetro, tuttora visibile, sotto l’altare maggiore della chiesa di Santa Maria della Concezione. Un frammento fu inserito nella pietra sacra dell’altare della nuova chiesa di Santa Croce, sempre ad Onano, ricostruita nel 1956 dopo i bombardamenti del 1944. Altre reliquie dalla chiesa romana di Santo Spirito in Sassia vennero traslate a Cerignola (Puglia). In un santino di epoca incerta (forse degli inizi del Novecento) commissionata dai fedeli di Onano, sono rappresentati la sua immagine e otto tondi con la sua storia. Il culto di san Trifone è diffuso in molte città fra cui Roma, Benevento, Bisceglie (Puglia), Cerignola (Puglia), Mestre, Palermo e Venezia. Ad Onano il suo simulacro in gesso è deposto in un’urna nella chiesa di Santa Maria della Concezione che custodisce anche il suo busto con le reliquie. Venne eletto patrono del paese nel 1659.
Trifone vigila sulle anime di Onano con l’aiuto della compatrona Colomba di Sens, il cui simulacro si trova nella chiesa di Santa Maria della Concezione, avvolto in un abito di scena che il soprano Lina Cavalieri, di famiglia onanese, donò alla comunità locale nel 1912.
I “Due” vengono festeggiati la domenica precedente il Ferragosto. Il sabato sera esce la processione con le urne dei due santi. Vi prendono parte, oltre al clero e ai fedeli, le confraternite di San Giovanni Battista, del Purgatorio, del SS. Sacramento, di San Nicola da Tolentino e la congregazione femminile di Maria SS. Addolorata. La domenica dopo viene celebrata la Messa solenne. Nutrito il programma delle manifestazioni popolari con la tradizionale sagra della lenticchia.
Venerazione anche per la Madonna dell’Assunta (15 agosto) e per San Nicola da Tolentino (10 settembre) ricordati con solenni liturgie. Alla processione dell’Assunta partecipano anche i bambini del posto che portano legati al collo “cavallucci” e “pupe” di pasta dolce. In quella di san Nicola viene trasportata una macchina con la statua settecentesca del santo.
Nella foto, particolare della processione dell’Assunta con i bambini che hanno al collo cavalluci e pupe
L’autore*
Console di Viterbo del Touring Club Italiano. Direttore per oltre trent’anni dell’Ente Provinciale per il Turismo di Viterbo (poi Apt). È autore di varie monografie sul turismo e di articoli per riviste e quotidiani. Collabora con organismi e associazioni per iniziative promo-culturali. Un grande conoscitore della Tuscia.



























