La Sezione Arte del “Premio Cinema Indipendente”, istituito a Roma nel 2022 per onorare la memoria di Sergio Pastore, è stata quest’anno intitolata a Omero Bordo da Tarqunia (L’ultimo etrusco) per le tante iniziative culturali, dentro, sottoterra e fuori della sua città dove è nato e sempre vissuto (1943-2018). Omero era idealmente legato alla figura di Pastore (regista, produttore, giornalista) da una comune “capa tosta”. Tradotto: voglia di idee libere e indipendenti, malgrado tutto e senza condizionamenti.
Il premio viene assegnato, con una cerimonia alla Casa del Cinema di Roma del 25 settembre 2023 a Vittorio Sgarbi, Osvaldo Bevilacqua e Elisabetta Pellini. I primi due hanno conosciuto Omero in presa diretta, fin dai primi tempi di Etruscopolis (la città etrusca ricostruita in una caverna di Tarquinia), delle prime trasmissioni televisive di “Sereno Variabile” e degli articoli sul New York Times che imposero Omero all’attenzione mondiale. La nostra rubrica “Tuscia in pillole” lo inserì nella scaletta degli eletti con un articolo di alcuni anni fa di cui riprendiamo alcuni passaggi.
Omero rischiava la galera ogni giorno poiché le sue riproduzioni di ceramiche e bronzi di imitazione etrusca, che plasmava e forgiava nella sua bottega di Tarquinia, erano così perfette da sembrare autentiche. Non solo artista, ma anche imprenditore, promoter e conoscitore di ogni segreto degli etruschi. In più un carattere positivo con faccione sorridente e salutari dosi di ironia.
Tanta fame e tante privazioni nella prima giovinezza a governare le capre nei campi aridi e calcarei, alle porte del paese natìo, nel cui ventre covavano da millenni i misteri di sepolcreti, allora in gran parte inviolati. In quegli anni Cinquanta il giovane Omero ne intuiva la presenza raccogliendo e conservando frammenti di vasi dipinti o lacerti di bronzi sparsi qua e là nei campi tra l’indifferenza e l’ignoranza dei più. “I suoi primi giocattoli – come ricorda Daniela una delle sue due figlie – erano proprio quei cocci che trovava tra le zolle del terreno e che lo incuriosivano”. Con l’istinto di un bambino ne intuiva l’importanza e il valore.
Qualche errore di troppo da giovane, attratto dal valore di vasi e buccheri, ma tanta fermezza nel riparare e pagare. Non era sempre simpatico ai suoi concittadini che lo vedevano come una persona surreale, estranea alla loro cultura paesana, a parlare di un popolo misterioso dei secoli passati che non dava pane e che pochi conoscevano. Omero scrutava e studiava le tombe e gli arredi che in quegli anni si potevano avvicinare con relativa facilità senza le precauzioni e i divieti di oggi. Aveva carpito i segreti di quell’impasto arcaico con cui erano fatte le terrecotte che alla fine riuscì ad imitare alla perfezione e ad antichizzare con tecniche segrete. Aprirà un laboratorio (Etruscoludens) frequentato dai giovani del posto per avviarli ad una migliore conoscenza della civiltà etrusca.
Creò a Tarquinia, in una caverna ciclopica (già una cava e una fungaia) ad una cinquantina di metri di profondità, poco fuori le mura, Etruscopolis, una vera e propria città etrusca di oltre 15mila metri quadrati immersa in silenzi e penombre esclusivi. Omero l’aveva pensata nel 1990, ma l’ha potè inaugurare solo nel Duemila. Un nuovo regno dei Lucumoni con la ricostruzione di tombe e di arredi. L’hanno visitata in oltre vent’anni artisti, uomini politici, letterati, attori, cantanti, registi di ogni parte d’Italia e non solo. Ne ricordiamo alcuni: Sebastian Matta cittadino onorario di Tarquinia di cui Omero era fervente ammiratore, Vittorio Sgarbi, Yasser Arafat, Enrico Montesano, Gianni Morandi, Silvana Pampanini e molti altri.
Per non parlare della riproduzione di collane, bracciali, spille, orecchini, di imitazione etrusca che Omero realizzava con tecniche sopraffine in collaborazione con alcuni artisti e orafi del posto. In qualità di direttore dell’allora Azienda di promozione turistica, partecipai nel 2003 all’organizzazione di una mostra di monili da lui riprodotti alla maniera etrusca presso il Museo Archeologico di Monaco di Baviera, dove alcune modelle sfilarono tra il pubblico con i gioielli di Omero. Fu una promozione per Tarquinia senza precedenti. L’eterno aforisma di Vincenzo Cardarelli, “Qui rise l’etrusco” è stato aggiornato da Omero Bordo con un altro più attuale “Qui l’etrusco ride ancora”.

Nella foto cover, Omero Bordo con Vincenzo Ceniti
L’autore*
Console di Viterbo del Touring Club Italiano. Direttore per oltre trent’anni dell’Ente Provinciale per il Turismo di Viterbo (poi Apt). È autore di varie monografie sul turismo e di articoli per riviste e quotidiani. Collabora con organismi e associazioni per iniziative promo-culturali. Un grande conoscitore della Tuscia.
























