Tuscia in pillole. Madonna mia!

di Vincenzo Ceniti*

Madonna mia-TIP

Esclamazione spontanea cui spesso ricorriamo nei momenti di dolore e pericolo, dopo averle tentate tutte. La dovettero gridare con voce accorata  quelle migliaia di viterbesi quando nel 1467, dopo aver combattuto ad armi impari contro  una terribile pestilenza, si rivolsero ad una immagine della Madonna che un contadino del posto, tale Battista Juzzante aveva fatto dipingere su una tegola appoggiata  una quercia presso l’ingresso della sua  proprietà in località Campo Graziano, alle porte di Viterbo.

“Madonna mia!  L’invocazione di quei  poveri disperati fu suggellata da un voto: “Se la Madonna ci libera da questo flagello costruiremo qui un tempio!” E miracolo fu. Era la domenica del 30 agosto 1467. La pestilenza scomparve qualche settimana dopo. La magnifica basilica che oggi ammiriamo a poca distanza dalla quercia miracolosa fu il primo ex voto che i viterbesi fecero alla  Madonna. Ne seguirono altri,  a migliaia, di ogni tipo, anche due vessilli di nave turca donati da Pio V in seguito alla battaglia di Lepanto del 1571. Gli ex voto consistevano per lo più in statuine in cera raffiguranti il miracolato, cuori d’argento e, soprattutto, tavolette dipinte con la descrizione pittorica dell’accaduto.

Alcune ci sorprendono ancora oggi per semplicità di esecuzione e originalità dell’episodio raccontato. Pensiamo alla moglie di Bernardino da Bologna che cade dalla finestra e si salva dopo aver invocato la Madonna, o all’operaio Mazzarino che finì sotto una pesante  macina  di frantoio; se non fosse stato per la Madonna della Quercia sarebbe morto sul colpo. Paolo di Foligno, mentre tagliava una quercia, fu così sprovveduto da darsi  un’accettata sui capo; ci pensò la Madonna a salvarlo da fine sicura. Da brivido la tavoletta che raffigura il povero Francesco di Michelangelo aggredito da un lupo famelico che stava per sbranarlo, ci pensò la Madonna a salvarlo. Per Bastiano e Agostino se non fosse stato per la Madonna della Quercia, avrebbero fatto una brutta fine, legati com’erano mani e piedi con robusti ceppi.

Le tavolette  erano sistemate all’interno della chiesa, appese di volta in volta alle pareti per P.G.R. (per grazia ricevuta) . Nel suo “Voyage” in Italia del 1578 Michel de Montaigne annota di averle viste numerose. Venivano realizzate alla svelta e con abilità da artisti locali in alcune botteghe del posto allestite per l’accoglienza dei pellegrini. Ne sono state recuperate circa 200,  restaurate ed oggi esposti nel piccolo antiquarium sistemato in un vano cui si accede dalla cappella di sinistra della chiesa, insieme a paramenti sacri, calici pissidi, ostensori ed altro.

Sono riferite ad un periodo che va dal XV al XVIII sec. Una delle più datate  raffigura la guarigione, in un anno imprecisato del 1400, di un certo frate Lorenzo dopo una malattia senza scampo. I malanni erano molto diffusi  in quei tempi e causa di decessi anche in età giovanili. Fanno tenerezza i tre figli di Iuliano da Vetralla raffigurati mentre se ne stanno a letto  in fin di vita.

Le didascalie delle tavolette sono di solito scritte dall’autore del dipinto, su indicazioni del  miracolato. Il valore pittorico è certamente modesto, ma carico di attualità e vigore devozionale. Si avverte una gradevole spontaneità del tratto e del colore che richiama la pittura naif.

 La tecnica usata era in genere la tempera su tavola o olio su tavola. Però anche dipinti su carta riportati su tavola. Molti di quelli eseguiti nel Seicento sono stati ricopiati fedelmente  in acquerelli oggi custoditi presso la Fondazione Marco Besso di Roma. L’autore è tale Vincenzo Panicale, un minore del suo tempo, che comunque ci lascia un dossier senza precedenti. .

L’usanza degli ex voto andò avanti fino al 1862, quando i padri Domenicani avviarono radicali lavori di restauro della Basilica.  Le tavolette finirono in umidi scantinati e magazzini, dove polvere ed incuria determinarono la perdita di molti esemplari.

Nella foto, ex voto su tavola

 

L’autore*

ceniti

Console di Viterbo del Touring Club Italiano. Direttore per oltre trent’anni dell’Ente Provinciale per il Turismo di Viterbo (poi Apt). È autore di varie monografie sul turismo e di articoli per riviste e quotidiani. Collabora con organismi e associazioni per iniziative promo-culturali. Un grande conoscitore della Tuscia.

 

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