Agostiniani sulla cresta dell’onda in queste prime settimane post conclave. I conventi dell’Ordine hanno fatto a gara nell’ostentare passaggi o soste dell’allora padre Roberto Prevost, oggi Leone XIV, nelle varie Case sparse in Italia. Quella di Viterbo, meglio conosciuta come la chiesa-convento della SS. Trinità ricorda la presenza del neo pontefice nel 2011 quando era priore generale dell’Ordine.
Numerose comunque le soste di una o più giorni di prelati d’alto bordo, teologi, santi, priori, perfino papi, come Pio VI quando venne fatto prigioniero di Napoleone nel 1799, dopo la caduta della Repubblica Romana e condotto in Francia. In quel lungo viaggio soggiornò probabilmente insieme alla sua scorta nella Torretta della cinta muraria adiacente alla cisterna del convento tuttora esistente. Visite anche di Alessandro VII nel 1659 e Giovanni Paolo II nel 1984.
Padrone di casa nei primi anni del Cinquecento, quando era priore del convento, Egidio Antonini – viterbese di nascita 1472-1532, cardinale dal 1517 – fu grande umanista, teologo ed oratore, ricordato per le severe ammonizioni in tempi non sospetti alle degenerazioni morali e sociali della Chiesa di allora. Il pontefice Giulio II lo incaricherà di aprire il V Concilio Lateranense nel 1512 con l’Orazione introduttiva. Egidio fu anche vescovo di Viterbo dal 1523 al 1532. E’ sepolto nella chiesa di S. Agostino a Roma.
Le preoccupazioni di Egidio troveranno alcuni anni dopo puntuali riscontri con lo scisma provocato da un altro agostiniano, Martin Lutero, che probabilmente fu accolto nel convento della SS. Trinità in occasione del suo viaggio a Roma nel 1510. Tra gli altri ospiti ricordiamo il beato Giacomo da Viterbo (1272-1307) agostiniano, teologo e priore generale dell’Ordine.
Il convento agostiniano della SS. Trinità risale al XIII sec. (allora un modesto romitorio) ed insieme alla chiesa venne completamente ristrutturato nel Settecento. La chiesa, inizialmente consacrata nel 1258 dal pontefice Alessandro IV, custodisce al suo interno alcune tele, tra cui quella di Domenico Corvi (Elemosina di san Tommaso di Villanova), un raro affresco trecentesco di Gregorio e Donato d’Arezzo con la Madonna Liberatrice, la pala seicentesca dell’altare maggiore raffigurante Sant’Agostino e varie opere di scuola locale.
Nel chiostro cinquecentesco si dispone un ciclo di affreschi sulla vita di Sant’Agostino dei primi del Seicento di Marzio Ganassini e Giacomo Cordelli. E’ documentato che le bellissime colonne che lo adornano dovevano servire ad un ampliamento della chiesa però non eseguito, per cui il card. Egidio Antonini dispose che venissero utilizzate per il rifacimento del chiostro.
Il refettorio, realizzato nel 1485, accoglie una grande tela di fine Cinquecento raffigurante l’Ultima cena. Alle pareti si trovano alcuni ritratti di frati agostiniani, tra cui Egidio e Giacomo. L’orto costituiva in passato una eccellenza del convento per le cure costanti dei frati con una piccola spezieria di erbe medicamentose. Presso la sacrestia si fa notare una bella statua marmorea che raffigura il cardinale Raimondo Perault, legato del papa Giulio II, morto a Viterbo nel 1505.
Gli Agostiniani fanno parte di quelle presenze attive a Viterbo fin dalla metà del Duecento, quando la città venne scelta come sede pontificia. La loro presenza attraverso i secoli ha offerto ed offre preziosi contributi allo sviluppo culturale dell’intera Tuscia, grazie anche alla raccolta di numerosi archivi dell’Ordine dell’Italia centrale presenti nella biblioteca del convento viterbese.
La chiesa della SS. Trinità riserva un culto particolare alla Madonna Liberatrice raffigurata in affresco oggi sistemato nell’altare a lei dedicato. Le si riconoscono alcuni miracoli tra cui quello di aver salvato la città di Viterbo da una calamità nel 1320.
Una colorita testimonianza riportata dalle cronache cittadine e giunta fino a noi, racconta “Ricordo come a dì 28 Maggio 1320 apparsero in Viterbo nell’aere grandissimi segni che derno terrore a tutto il populo con tenebre horribili et figure de demoni, che parea che subissasse il mondo; et apparse miraculo di una figura di Nostra Donna ne la Cappella del Campana in Santo Agustino sopra Faule et per sua gratia fommo liberati”. La Madonna Liberatrice viene anche invocata per aver salvato molte abitazioni di Viterbo dai bombardamenti dell’ultima guerra mondiale. In suo onore viene organizzata ogni anno a metà maggio una solenne processione di ringraziamento.
Nella foto, il chiostro della SS. Trinità
L’autore*
Console di Viterbo del Touring Club Italiano. Direttore per oltre trent’anni dell’Ente Provinciale per il Turismo di Viterbo (poi Apt). È autore di varie monografie sul turismo e di articoli per riviste e quotidiani. Collabora con organismi e associazioni per iniziative promo-culturali. Un grande conoscitore della Tuscia.