Tuscia in Fiore rilancia l’idea di Giulio Marini: “Viterbo capitale della Cultura europea 2033”

viterbo quartieremedioevale

In tempi lontanissimi Giulio Marini lanciò una meravigliosa idea. Non solo da parte di chi scrive, la proposta è stata accolta a più riprese con entusiasmo. Anche dall’amministrazione Frontini spesso vengono chiari segnali di indirizzo verso  “Viterbo capitale della Cultura europea 2033”.

La data non è scelta a caso, l’Italia è già stata scelta come destinazione, ma senza città. Vorremmo presentare Viterbo ed almeno nella fase di studio, trova tutti d’accordo ma siamo lamentosi e pigri, reagiamo male ai cambiamenti e decisamente troppo litigiosi. Prima di ritrovarci in inutili polemiche possiamo prevedere? Tradotto in termini pratici, cosa significa candidarsi e, speriamo, avere questo meraviglioso primato nel 2033? Proviamo prima ad immaginare la vittoria. Supponendo l’assegnazione, le attività economiche ne avrebbero il tanto agognato aiuto. Tutto l’anno si avrà la sensazione di un evento senza fine. La notorietà di Viterbo crescerebbe in modo esponenziale e di conseguenza la caratterizzazione turistica. Il numero dei B&B aumenterebbe fino a raddoppiare (forse segnale negativo). Chi avrà voglia di lavorare lo farà con la possibilità di scelte ma per mangiare a Viterbo nei fine settimana bisognerà prenotare non più tardi del lunedì. Sarà meglio non contare nel parcheggio di fronte alla destinazione e spesso anche quelli a pagamento saranno pieni. Questo significa che con la nuova liquidità nell’economia ed i vantaggi diretti ed indiretti per tutti, dobbiamo accettare di adattarci ed in particolare il centro storico, come San Gimignano del resto, diventerà la terra delle strutture ricettive. Come dice Paola Zena dell’Antica Latteria, dentro le mura le attività turistiche e di somministrazione funzionano. Chi scrive ha saltato cene perché senza prenotazione. Di conseguenza in caso di vittoria ci saranno polemiche.

Passo indietro. Possiamo vincere? Che significa, in pratica, essere città-capitale culturale?

Meritiamo questo ambito riconoscimento e impulso economico?

Il turista medio di Viterbo è la coppia sui 55-60 anni che adora ancora girare con la mappa cartacea. Spesso fa tappa alle terme. Non si preoccupa di quanto lontano sia il parcheggio ma vuole mangiare bene e sopratutto cibarsi di cultura. Non vede bene le macchine nel centro e purtroppo nota le feci dei cani ed i cestini pieni. Per fortuna ha gioielli da visitare e preferisce il Gonfalone a Santa Moria Nuova, sebbene sia la prima chiesa di Viterbo. Siamo città culturale? Anche nel 2023 circa 50.000 appassionati hanno comprato il biglietto al Museo di Colle del Duomo. Allo stesso tempo più di 70.000 visitatori paganti sono andati a Caprarola al palazzo Farnese, più di 100.000 al Sacro Bosco di Bomarzo e quasi un milione a Civita di Bagnoregio che di certo non è un museo a cielo aperto ma ha un meraviglioso colpo d’occhio ed attività di richiamo nazionale. C’è anche il Regno di Babbo Natale di Cura di Vetralla che continua a stupire per risonanza e numeri di presenze intorno a 500.000 in pochi mesi.

Cosa dobbiamo imparare dai numeri appena presentati? Viterbo è fanalino di coda in questa classifica che parla di Tuscia. La nostra offerta è comunque limitata sia culturalmente che commercialmente. È vero che Viterbo è un set naturale per i film ambientati nel passato e, se perdonate la presunzione di chi scrive, ospita il primo Piccolo Museo degli Anni ’80. Ma sono 16 metri quadrati e nonostante l’aiuto di Nicola Stabile con i flipper e il Juke Box e l’oggettistica di Carlo Cozzi, non può certo ospitare più di 15 curiosi alla volta. Il vice presidente della Provincia di Viterbo, il sindaco di Capranica Rocchi, presto coadiuvato dall’assessore alla cultura Alfonzo Antoniozzi, sta lavorando ad un museo di arte contemporanea al palazzo Calabresi. Speriamo possa essere realizzato in tempo per la candidatura. Adesso la vera domanda: ma il comune di Viterbo è pronto? La verità è che l’Italia, e quindi Viterbo, non crede nella cultura e considera l’artista colui che dalla fame perse la vista. La signora Sindaco Chiara Frontini, in campagna elettorale, ha detto molte cose ma, se Viterbo vuole essere nel 2033 capitale europea della cultura  deve da subito coprire tre fondamentali: deve fare cultura, deve investire in cultura ma prima di tutto deve dotarsi di una macchina burocratica che faciliti la cultura.

Al momento al Comune di Viterbo, su 250, ci sono tre dipendenti e un assessore dedicati alla cultura. Precisamente l’1,5%. Volersi candidare al 2033 come capitale europea della Cultura non è possibile con 3 dipendenti dedicati. Da americano direi che serve una task force con esponenti della cultura locale e professionisti di progetti europei, ma forse sarebbe chiedere troppo. Ma almeno si coinvolga il mio amico Giulio Marini che ha capacità sia umane che politiche indiscutibili anche nel trovare professionisti pronti a lavorare per il bene comune. Cosa dobbiamo imparare dai successi dei nostri vicini in Tuscia? Cultura e commercio nel XXI secolo sono show business. Fa più un film ambientato a Civita di Bagnoregio o l‘etichetta della Nutella che portare i disegni di Michelangelo a Viterbo con 3600 paganti. Serve programmazione, specialisti di marketing e un responsabile. Serve una film commission che imponga di far citare Viterbo come set cinematografici. Serve un contratto delle pulizie che funzioni. Serve attenzione al decoro. Serve un’offerta culturale in espansione. Ci sono almeno 6 musei ed 8 gallerie d’arte a Viterbo. Quante ne sapete indicare? Esiste una mappa delle attività culturali a Viterbo? Dei musei? Esiste un calendario degli eventi culturali? C’è un numero verde per la cultura… questo è troppo.

Riusciremo? Nel 2033 avrò 71 anni. Chi deve dotare la città di tanto? Tutte le amministrazioni da quando se ne è iniziato a parlare quindi quella di Arena, quella di Frontini e la prossima che verrà e forse sarà troppo tardi. Quindi altra responsabilità, dopo il PNRR ed i probabili soldi del FERS, che ricade sulla odierna amministrazione. Comprendiamo il fardello, ma ci dica se vuole farlo e prenda decisioni immediate, oppure come per San Pellegrino dello scorso anno e – temo – quello di quest’anno, dovremo accettare conseguenze tristi. Se dovesse essere l’ennesima possibilità persa mi riterrò nella libertà sia morale che intellettuale di andare in pensione anche se sono certo che qualche persona migliore di me continuerà nonostante tutto… perché, sopratutto dopo una certa età, amiamo viterbo incondizionatamente. Che sia sublimazione?

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