Tarquinia, il festival Paesaggi dell’Arte chiude con due spettacoli della compagnia teatrale O Thiasos TeatroNatura

OThiasos TeatroNatura

Questa ricca e articolata edizione del festival Paesaggi dell’Arte si avvia alla conclusione con la presentazione di due spettacoli della compagnia teatrale O Thiasos TeatroNatura: “Miti d’Acqua”, un classico del suo repertorio, e “Fanciulli Divini”, anteprima assoluta di una produzione originale commissionata dal Comune di Tarquinia.

Sabato 13 agosto, al Parco delle Mura, saranno di scena i MITI D’ACQUA, tratti dalle
Metamorfosi di Ovidio, con uno spettacolo di narrazione per voce, viola e genius loci: un testo scritto e narrato da Sista Bramini, con musica per viola scritta e interpretata da Camilla Dell’Agnola.
Lo spettacolo mette in scena alcuni dei più celebri miti del noto poema sfruttando come spazio scenico i luoghi naturali. La voce narrante dona vita ai personaggi mitologici legati all’acqua, ai suoi luoghi e modi di essere: acque ora fresche, limpide, che giocano nella luce; acque profonde e torbide che cantano le oscurità dell’inconscio. Fonti, fiumi, laghi vivi, da cui scaturiscono storie, immagini, musiche, le quali, unite alla suggestione dell’ambientazione naturale sono in grado di evocare emozioni, risvegliare ricordi, svelare un’appartenenza reciproca e forse dimenticata: cioè quella che esiste tra ciò che scorre dentro di noi e ciò che scorre fuori, nella natura circostante.

Domenica 14 agosto, all’Ara della Regina, O Thiasos TeatroNatura e il Comune di Tarquinia presenteranno “Fanciulli Divini”, un viaggio teatrale di narrazione e musica originale per voce e strumenti antichi liberamente ispirato agli Etruschi, tratto da Omero, Ovidio e varie fonti antiche, scritto e narrato da Sista Bramini, con musica originale scritta da Francesca Ferri – con la consulenza scientifica di Valentina Belfiore per i testi etruschi – e interpretata da Camilla Dell’Agnola, Daniele Ercoli, Francesca Ferri e Roberta Santacesaria.
Fanciulli divini è la prima tappa di un viaggio teatrale nel paesaggio mitico e musicale degli
Etruschi che chiamavano se stessi i Tirreni. Debutta al tramonto in prima nazionale a Tarquinia, nel tempio affacciato sul mare che sorse nel punto in cui apparve Tagete, il fanciullo canuto, mitico fondatore della cultura etrusca.
Nel mito, i fanciulli divini, in cui risuonano le esperienze iniziatiche della nostra infanzia, invocano l’impulso al nuovo e sono spesso collegati all’elemento primordiale acquatico. Appaiono in luoghi impervi e inquietanti e, sopravvissuti a persecuzioni e violenze, alla fine sprigionano un’inaspettata forza numinosa e trasformativa: Tagete nato dalle zolle rivela agli etruschi come predire il futuro, Dioniso rapito dai pirati Tirreni svela la sua essenza divina trasformando i suoi aguzzini, Ino fuggendo dalla violenza omicida del marito diviene la dea bianca Leucotea, benefica divinità acquatica soccorritrice dei naufraghi.
Le musiche originali di Fanciulli divini, a evocare il mistero delle metamorfosi, il ritmo
dionisiaco, la dolcezza e la forza della fanciullezza, sono intrecciate alla drammaturgia narrativa sia tramite il suono di strumenti etruschi, come il lituus e il cornu, fedelmente ricostruiti sulla base di reperti originali e dell’iconografia dell’epoca, sia mediante polifonie composte su antichi testi etruschi.
I testi etruschi selezionati per le musiche sono tratti da autentici documenti epigrafici e sono stati forniti completi di accenti, pronuncia e significato sulla base degli studi specialistici più recenti e accreditati. Valentina Belfiore è l’esperta ricercatrice che in quest’occasione ha generosamente fornito la sua qualificata consulenza, indispensabile per la realizzazione di un esperimento così straordinario: riascoltare finalmente il suono della lingua etrusca. Parole vergate su fragili panni di lino (Liber Linteus di Zagabria), incise su terracotta (Tabula Capuana) o su preziose lamine d’oro (Lamina A di Pyrgi). Versi che accompagnavano offerte rituali, in onore delle divinità Nethuns e Lethams, e per consacrare un tempio e le sue adiacenze alla dea Uni: “… che durino tanti anni quante sono le stelle”.
La nostra epoca, in pieno naufragio, è in cerca di una rigenerativa rivoluzione delle coscienze, e può trarre linfa dai nostri antenati Etruschi che affrescavano le loro tombe di fanciulli e fanciulle danzanti attraverso i quali, immettendosi nel ciclo perenne di vita/morte/vita, s’ingraziavano la rinascita. Dietro a ogni fanciulla e fanciullo divino c’è sempre Dioniso, per gli Etruschi Fufluns, che fin nella sonorità del nome evoca ciò che è fluido, vivo, in continua trasformazione.

Il festival Paesaggi dell’Arte è un progetto finanziato dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Tarquinia, dalla Regione Lazio, Direzione Cultura e Politiche Giovanili, ai sensi del bando per la valorizzazione del patrimonio culturale tramite lo spettacolo dal vivo, e dalla Fondazione Carivit; con la collaborazione della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la provincia di Viterbo e per l’Etruria meridionale, e del Parco Archeologico di Cerveteri e Tarquinia. La direzione artistica è affidata al produttore e archeomusicologo Emiliano Li Castro.

Informazioni e prenotazioni possono essere richieste all’InfoPoint di Tarquinia (Barriera San Giusto), tel. 0766-849282 o inviando mail all’indirizzo turismotarquinia@gmail.com.

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