Stefano Palombi, apicoltore per passione

di Donatella Agostini

Stefano Palombi - cover

Come piccoli missili, le api volano verso la copertura di edera in fiore che delimita il giardino, e altrettanto lestamente ritornano nelle loro “casette”. «Si preparano le scorte alimentari per le fredde giornate d’inverno, quando si stringeranno tutte insieme per mantenere il calore, e non usciranno se non per bere». Stefano Palombi ci parla delle sue api accarezzandole con lo sguardo, e ci conduce alla scoperta dell’apicoltura per passione: un mondo infinitamente bello, fatto di “soddisfazioni e dispiaceri”. Di luci e di ombre, come quelle che si rincorrono in questa tiepida giornata di ottobre, nell’ampio spiazzo tra i castagni dei Cimini, dove decine di colorate arnie sono testimoni del continuo andirivieni delle loro abitanti: cinquantamila per ognuna di esse. «Anche se sembrano tante, siamo nella fase pre invernale, e quindi sono di meno: in primavera inoltrata, quando la famiglia è al suo massimo sviluppo, saranno 70-90 mila».

Casette, famiglie: termini affettuosi che punteggiano il racconto di una storia bella, in cui le api sono capaci anche di ridare senso e significato a un’esistenza intera. E’ Stefano stesso a raccontarcela, con semplicità. «Tanti anni fa, a seguito di problemi di dipendenza, entrai in una comunità di recupero, dove conobbi per la prima volta questa realtà. L’operatore di comunità che svolgeva il ruolo di apicoltore vide che nei confronti delle api mi muovevo con naturalezza e tranquillità. Le api questo lo percepiscono, e ti permettono di stargli vicino e di lavorare ». Una volta terminato il percorso di recupero, nei ritagli di tempo lasciati dalla sua occupazione principale, Stefano volle continuare ad avere le api vicino a sé. «Grazie a loro superai tanti momenti negativi, e chiesi alla comunità tre famiglie, per poter partire con tre arnie nel mio appezzamento in campagna… Ed eccomi qua. “Le api di Stefano” sono nate così, unicamente per passione. Poi se si vuole, si cresce rapidamente, ma io ho voluto mantenermi su circa trenta famiglie. Preferisco così: parlare di persona con i clienti, consigliarli, mostrargli le arnie… I miei clienti sono tutti amici».

E’ sempre Stefano a narrarci tante curiosità riguardo alle api, ad esempio, la durata della loro vita. Un’ape vive da quaranta giorni ad alcuni mesi: tutto dipende dalla stagione e dal tipo di mansione a cui è adibita. «Estrarre il nettare da alcuni tipi di fiori, come ad esempio il girasole, può essere un lavoro faticoso e stressante che accorcia la loro vita. Come stressanti possono essere i chilometri che percorrono in volo ogni giorno per andare a bottinare, se la fioritura è molto distante». Per quanto piccola e delicata, durante la sua vita un’ape ricopre numerosi ruoli, ognuno fondamentale per il benessere della colonia: nutritrice delle larve, ceraiola, aiutante; solo al ventesimo giorno di vita un’ape sviluppa il suo apparato difensivo e diventa bottinatrice di nettare. «Quando poi diventa “vecchietta”, l’ape rimane a difesa dell’arnia o porta l’acqua all’interno, lavori meno faticosi perché non ce la fa più. E’ un mondo meraviglioso, tanto ci sarebbe da raccontare. E quando lo conosci non lo lasci più». Stefano produce miele artigianale estratto a freddo. «Attraverso un laboratorio di Viterbo, il miele delle mie api viene estratto dai favi, messo a decantare per privarlo delle impurità, filtrato e invasettato». Qualcosa di diverso e migliore rispetto ai mieli “industriali”, spesso miscelati o provenienti dall’estero. «A Viterbo siamo settanta apicoltori, tra piccole e grandi realtà». Acquistare e consumare l’ottimo miele della nostra terra equivale a scegliere un prodotto genuino a km zero, sottoposto a scrupolosi controlli, e a sostenere i nostri imprenditori.

Le api di Stefano - miele

Anche se le ombre su questa attività si addensano, sempre più minacciose e preoccupanti. Oggi potrebbe essere una tranquilla giornata di lavoro per le api di Stefano, se non fosse per la presenza di minacciosi calabroni, veri “serial killer” che inseguono e rapiscono le api per mangiarsele. «Vedi come si raggruppano tutte insieme sulla porta dell’arnia? Tentano di difendersi dal predatore. Si può fare poco per evitarlo: è la legge della natura. Tutto sommato però, i calabroni non sono il problema principale: più grave è il cambiamento climatico. Fa sempre più caldo, non piove, le coltivazioni sono trattate con i prodotti chimici. E poi la varroa, un acaro arrivato dalla Cina negli anni Novanta, che si attacca all’ape e la uccide». Eppure, secondo recenti studi, senza le api molte piante si estinguerebbero, e gli attuali livelli di produttività potrebbero essere mantenuti soltanto attraverso l’impollinazione artificiale. Per questo è fondamentale preservare il benessere di queste nostre piccole amiche alate, sostenendo chi, come Stefano Palombi, se ne prende cura: le arnie che vediamo sono tutte in “adozione”. «Gli amici mi danno un sostegno economico, dandomi una mano anche di persona. Conferisco un certificato di adozione, realizzo dei video in cui documento l’andamento della nuova famiglia, lo stato di salute e il miele prodotto. E chi adotta ottiene, a fine stagione, vasetti di diversi tipi di miele. Invito continuamente gente a venire qua, per vivere ad esempio l’esperienza di “apicoltore per un giorno”. Ora ci sono due ragazze che stanno facendo qui un corso gratuito. Non un corso professionale, piuttosto pratico: do loro una tuta, faccio vedere loro come funziona un’arnia, il lavoro da fare… E ancora oggi aiuto i ragazzi che entrano in comunità: sono rimasto operatore volontario. Quando una persona intraprende un percorso di recupero, accanto alla ricerca del perché della dipendenza, la si mette a contatto con qualcosa di sensibile, di vivo: può essere una pianta, oppure un animale. Le api hanno bisogno di molte cure, richiedono molto impegno, ma ti ricambiano: non solo con i prodotti dell’alveare, soprattutto con il benessere interiore che ti regalano. Io ho trovato e trovo giovamento nell’occuparmi delle api: danno gioia, danno ansia buona. Per questo cerco di far avvicinare tante persone alle api: per fare in modo che trasmettano anche ad altri quello che hanno trasmesso a me».

Le api di Stefano - api

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