Simone e Riccardo Cerulli: la nostra Sutri un’autentica opera di arte corale

di Francesca Pontani

Il futuro è arrivato a Sutri: sostenibile, corale, responsabile, tradizionale e innovatore
«il territorio è un’autentica opera di arte corale, costruito nel dialogo vivo tra uomo e natura. Che ahimè oggi stiamo riducendo ad amorfo territorio per opere e funzioni. Occorre quindi rimettere il valore dello spazio pubblico, attraverso nuove alleanze di comunità. Ed è quindi essenziale il sorgere di una ”coscienza di luogo” che miri a tutelare i beni patrimoniali comuni, nella prospettiva di un orizzonte solidale e partecipativo. Dove siano portatori di diritti coloro che si prendono cura dei luoghi
» (brani tratti da A. Magnaghi, Il progetto locale).

Un lavoro importante, bello e innovativo di promozione e valorizzazione del territorio che stanno portando avanti Simone e Riccardo Cerulli, rispettivamente architetto paesaggista e dottore in economia, fratelli, professionalmente preparati, vulcanici e appassionati del luogo (Sutri) dove sono nati e in cui vivono, e della visione di un modo di vivere sostenibile, a misura d’uomo; una visione economica ed urbanistica in cui la cultura produce ricchezza e lavoro.
Una utopia? Non di certo! Anni di studio di fattibilità e casi studio analizzati dimostrano che modelli e format di successo già esistono e possono agevolmente essere innestati su realtà come Sutri, mettendo in moto meccanismi virtuosi di sviluppo economico, primo fra tutti il modello delle Industrie Culturali e Creative. Tanti i progetti elaborati e in fase di sviluppo di Simone e Riccardo, primo fra tutti “Sutri Pro Unesco”, Sutri inserito nel progetto via Francigena, il portale “Sutri Discovery”, per citare i principali.

Abbiamo incontrato i fratelli Cerulli per un intervista a due voci:

In che modo valutate il territorio di Sutri come volano di crescita economica?
Simone. Per noi la parola chiave è “condivisione”, “fare squadra” per lavorare a un fine comune. Il progetto che stiamo portando avanti è il frutto di una collaborazione di tante persone. Attraverso i sei appuntamenti nell’arco di due anni e mezzo della serie “Sutri incontra” abbiamo cercato di stimolare e di entrare nel dibattito pubblico su quei delicati temi che riguardano la valorizzazione territoriale della nostra città. Collateralmente stiamo cercando di sviluppare e validare il progetto di “Sutri Patrimonio dell’Umanità”. Lo stiamo facendo affrontando le grandi potenzialità che il nostro territorio e la nostra storia offrono.

Quale leva ha messo in moto tutto questo?

Riccardo. Abbiamo riflettuto su quale potesse essere un valore accomunante da cui partire: l’identità è il valore di riferimento. Innanzitutto perché l’identità l’abbiamo tutti, non è una cosa che va creata. Ma è il senso di identità che poi deve emergere. Mettere insieme l’identità dell’Io e l’identità del Noi: in questo modo si crea un patrimonio culturale, un capitale umano che possa avere una responsabilità e un senso di partecipazione rispetto la comunità. Nel nostro mondo vince il più forte: e il più forte è la collettività, no chi ragiona ed opera in solitaria, singolarmente. Questo è il messaggio importante che dovrebbe passare ed essere applicato sempre. Dopodiché decidere che tipo di turismo avere ed applicare, così da scegliere un format valido, per creare turismo e business diffuso.

Tra i vostri ambiti progetti c’è “Sutri Pro UNESCO”

Simone. Sì, esatto. Entrare nei gruppi siti UNESCO è un progetto importante, un processo lungo e complesso, questo lo sappiamo, ma abbiamo tutti i requisiti richiesti: storia, natura, bellezze architettoniche e paesaggistiche. E allora cos’è che manca? Una visione comune. Collaborare tutti insieme verso questo obiettivo. Non è l’ambizione che ci manca ma è che dobbiamo farlo insieme, farlo collettivamente, lavorare in termini di comunità.

Un processo tecnico-amministrativo molto lungo...
Simone. Sì. Sappiamo che il processo è lungo, anche 20 anni, ma per assurdo non è importante riuscire ad arrivare alla meta, ma la parte importante è il processo stesso di cambiamento nel lavorare insieme ad un obiettivo comune. E’ il cambiamento che riusciremo a fare insieme il fatto davvero importante. Un processo che se iniziato sarebbe in grado di trasformare la città e le persone. E’ un processo che serve a far crescere le sinergie sotto uno stesso obiettivo comune. Creare delle connessioni. Individuare degli obiettivi comuni: questo è l’obiettivo, al di là dell’iscrizione nella lista del patrimonio UNESCO

I sutrini come hanno accolto il progetto UNESCO?

Riccardo. Esiste purtroppo una dicotomia in cui l’amministrazione locale non rappresenta i cittadini nel progetto UNESCO. La reazione dei cittadini non è stata quella dell’amministrazione. Positiva da parte delle persone che con entusiasmo hanno manifestato la loro approvazione al progetto con quasi 1000 firme; persone che sono quindi consapevoli del progetto e consapevoli che Sutri è un patrimonio culturale. Io e Simone abbiamo messo in moto il processo, sviluppato un progetto adeguato secondo le linee guida richieste e infine donato alla comunità di Sutri il progetto di sviluppo e fattibilità per la candidatura a Patrimonio dell’Umanità ma, purtroppo, più di questo, in veste di privati, non possiamo fare. Ora il passaggio successivo spetta all’amministrazione comunale.

Da questa vostra attenzione al territorio l’esigenza di un portale?
Riccardo. Sì. Sutri Discovery – l’iniziativa di mio fratello Simone – è una declinazione del progetto principale “Sutri per l’Unesco. Per quanto concerne la nostra attenzione al territorio, la nostra riflessione è partita da diverse angolazioni. Infatti, pur essendo fratelli, veniamo da due strade professionali diverse ma siamo giunti allo stesso obiettivo. Simone da architetto paesaggista e io da economista, abbiamo studiato e capito che il territorio non è più solo dove le persone risiedono e lavorano e pensiamo ad un rapporto migliore con esso, non solo dal punto di vista economico. Questa la base di partenza. Per me Sutri è l’America, nel senso che mi piace viverci, ci ho messo su famiglia. Viverci, però, alle nostre condizioni, secondo la nostra visione della vita. Così siamo partiti con i nostri progetti: era il gennaio 2016.

Sutri Discovery una vetrina per Sutri?

Simone. Si tratta di un sito di promozione del territorio con una vocazione turistica; rivolgendomi ad un ipotetico turista mi immagino quali possano essere le attività principali ricercate: cosa vedere, dove mangiare, dove dormire e cosa acquistare. Tutto all’insegna dello slowfood e dei prodotti tipici del territorio. Il progetto va bene ed è sempre in crescita, una vetrina del territorio di Sutri: attraverso foto, descrizioni, video e l’utilizzo dei canali social.

Un altro tema centrale della vostra linea è il concetto di “soft power” come si declina nel territorio?
Riccardo. esatto, questo il punto decisivo: la capacità di fare leva sul patrimonio per reinventare il proprio ruolo nel mondo. Non da custodi ma da innovatori, da imprenditori.
Il Soft power è il fascino che la cultura italiana esercita sugli altri popoli ed è opportuno capire come utilizzare tale valore, per raggiungere scopi economici sulla scena internazionale. Perché l’Italia ha quello che viene definito “soft power”: un particolare fascino, l’italian style, il made in Italy che al livello mondiale ha ancora un importante ruolo da giocare. Se riusciamo a valorizzare questo “soft power” ne possiamo beneficiare anche in una piccola realtà come questa di Sutri perché la mettiamo a sistema, attraverso le cd. industrie culturali.

Industrie Culturali e Creative: un modello sostenibile … pensato peruna visione a lungo termine e solida?

Riccardo. Sutri è stato il nostro oggetto di studio e di lavoro e vogliamo miglioralo, qualificarlo non più solo come oggetto di studio ma come laboratorio. E se funziona per una realtà come quella di Sutri, che rappresenta molto bene l’Italia, essendo un paese al di sotto dei 15.000 abitanti (come l’80% dei comuni italiani), può funzionare anche altrove. E questo è il pilastro di qualsiasi progetto economico: la sua replicabilità. Questo rientra nel discorso delle Industrie Culturali e Creative (ICC): quello che dovrebbe essere il settore trainante dell’economia italiana.

Riguardo ai vostri progetti che bilancio vi sentite di poter dare?
Simone. Di progetti ne abbiamo lanciati tanti. E siamo orgogliosi di Sutri Discovery che sta rendendo di più anche dal punto di vista dell’industria culturale. È un modello che si regge autonomamente: un meccanismo economico virtuoso in cui c’è circolarità di economia sostenibile.
Riccardo. La difesa del territorio nei suoi principi e nei suoi valori è la cosa più importante per noi. Per questo compatti continuiamo nei nostri progetti che hanno come protagonista il territorio in cui viviamo e nel quale desideriamo restare portando il nostro contributo intellettuale e professionale.

Sutri Discovery

www.sutridiscovery.it
facebook: Sutri Discovery

foto a cura di Giuliana Zanni

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