Sara Balzerano e l’associazione Toponomastica femminile, si batte per più vie dedicate alle donne

di Donatella Agostini

Sara Balzerano

Spesso si sottovaluta la potenza dirompente del linguaggio e della comunicazione. Non soltanto quella verbale: anche un segnale stradale, anche una targa con il nome di una via comunicano un preciso messaggio, un sottotesto capace di plasmare l’immaginario collettivo. Con Sara Balzerano parliamo proprio di questo, ovvero di toponomastica: scopriremo inaspettatamente che ciò che sembra soltanto una questione marginale – i nomi delle vie e delle piazze cittadine – trascende la sua apparente neutralità e si rivela come rilevatore sociale di una cultura patriarcale che permane tenace ancora oggi. Romana di nascita, insegnante, giornalista, scrittrice, attivista, Balzerano vive e lavora tra Orte, Civita Castellana e Fabrica di Roma, ed è l’attuale referente per Viterbo e provincia dell’associazione Toponomastica femminile.

«Toponomastica femminile nasce da una gita per le vie di Roma», esordisce Sara, sguardo franco e diretto. «La nostra attuale presidente, Maria Pia Ercolini, allora docente di geografia, nel corso della passeggiata si sentì chiedere da una sua studentessa: “Professoressa, ma perché non ci sono vie con nomi di donne?”. Fu costretta ad ammettere che in effetti erano un’esigua minoranza. Da lì è partita una “macchina” che ha coinvolto dapprima i suoi colleghi, e nel 2012 il mondo di Facebook con la nascita di un gruppo che oggi conta 24.900 membri. Dal 2019 esiste la nostra rivista online, Vita-mine vaganti, con cui ci prefiggiamo di far “esplodere” riflessioni». Toponomastica femminile è presente oggi su tutto il territorio nazionale, con diramazioni in importanti atenei come Roma Tre, Catania e Montecassino. «Sono toponomaste le docenti Fiorenza Tarricone, Milena Gammaitoni, Graziella Priulla. Considera che a Ginevra hanno fondato una cattedra proprio sulla base della nostra associazione. E ci sono diversi uomini che collaborano con Tf, perché non è una tematica limitata al genere: queste battaglie non si possono fare da sole».

Toponomastica femminile ha analizzato tra gli altri lo stradario del capoluogo della Tuscia: su un totale di 805 tra vie, strade, piazze, ecc., tolti 450 nominativi neutri, i luoghi viterbesi intitolati alle donne – peraltro in prevalenza figure religiose – risultano essere soltanto 46, a fronte di 309 intitolazioni al maschile. La proporzione rispecchia peraltro la situazione nazionale. Mentre in paesi come gli Stati Uniti la toponomastica è prevalentemente numerica, in Italia e in Europa si attribuisce un nome per ragioni geografiche, storiche, culturali e sociali: per tramandare nel tempo la memoria di luoghi, eventi o persone ritenuti significativi per quella collettività e per quel territorio. «A guardare le targhe della città italiane ma anche europee, sembrerebbe che le grandi imprese siano state compiute soltanto da uomini. Ma non è così. Se c’è un gap nell’intitolazione dei luoghi pubblici, significa che c’è una lettura falsata della storia e della realtà. Bisogna restituire voce e visibilità alle donne che in ogni tempo e in ogni campo hanno contribuito a migliorare la società in cui viviamo. Donne che hanno vissuto, pensato, lottato, insegnato, curato e scritto, donne che la storia ha provato a dimenticare. Non vogliamo riscrivere la storia, ma cerchiamo di portare alla luce parti di storia che sono state nascoste».

Attraverso la sua attività l’associazione Tf sollecita le istituzioni affinché gli spazi urbani siano dedicati anche alle donne. «Le nostre iniziative sono molte: concorsi, corsi di formazione, mostre fotografiche e documentarie, convegni e conferenze, pubblicazioni. Lavoriamo tanto nelle scuole. E Tf è arrivata nei comuni italiani: l’ANCI – Associazione Comuni italiani – ha appoggiato l’idea denominata “Otto marzo, tre donne tre strade”. Ogni otto marzo i comuni volenterosi possono intitolare a tre donne tre strade – ma possono essere anche scalinate, belvederi, angoli – che non hanno ancora un nome. Cercando di evitare di cambiare nome alle vie già esistenti. Alcune di noi sono entrate nelle commissioni tecniche dei Comuni». La sensibilità al tema è maggiore nei grandi centri; le realtà locali minori però sono più difficili da gestire. «Già è molto complicato farsi inviare lo stradario dai Comuni», prosegue. «Si lavora con gli assessorati alla Cultura o alle Pari Opportunità, soprattutto in occasione dei bandi regionali o europei, partecipando direttamente o collaborando con le realtà locali.

Nella Tuscia sono stati coinvolti i comuni di Fabrica di Roma e Carbognano; a Bomarzo e Orte abbiamo allestito mostre e tenuto conferenze». A Fabrica di Roma, a seguito di un progetto con le scuole, sono state intitolate due vie alla scrittrice Doris Lessing e alla scienziata Marie Curie. E grazie alla collaborazione tra Toponomastica femminile, il Comune, la scuola media e la biblioteca comunale, agli inizi di giugno il parco di Carbognano è stato intitolato ad Angelina Merlin, una delle madri Costituenti. «Non è una cosa da poco, perché se adesso una ragazza va a Carbognano ed entra nel parco, può chiedersi chi fosse Angelina Merlin, che cosa ha fatto, si può domandare “Anch’io posso fare come Angelina Merlin?” Sì, anche lei può farlo. Se invece una ragazza è circondata da targhe al maschile, si rende conto di avere un limite».

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C’è un libricino, che Sara Balzerano considera un insostituibile “amico” nel corso delle sue conferenze. Si tratta del saggio intitolato “L’inferiorità mentale della donna”, che P. J. Moebius scrisse nel 1900. Lo psichiatra tedesco sosteneva che le donne non fossero provviste di giudizi propri. «E’ illuminante», afferma con ironia. «Secondo Moebius le donne hanno capelli lunghi e cervello corto. Come fai a dare loro ruoli di comando? Purtroppo per lui, soltanto tre anni dopo Marie Curie vinse il premio Nobel, a cui se ne aggiunse un altro nel 1911. Ma la difficoltà ad immaginare donne che ricoprono ruoli apicali permane a tutt’oggi. E questo è anche un problema di linguaggio, che è la seconda battaglia di Tf. E’ difficile da portare avanti, perché ti senti rispondere sempre “ci sono cose più importanti per cui battersi”. Lo pensavo anch’io, prima di entrare in Toponomastica femminile. Poi ho capito che una cosa non esclude l’altra. Perché è considerato normale che la ragazza che ti porta la pizza al tavolo venga chiamata cameriera, ma se dico ingegnera o sindaca o avvocata la gente storce la bocca? Eppure “Avvocata nostra” è un passo del Salve Regina, una preghiera che conosciamo tutte e tutti. Il motivo è perché esiste un problema con le donne a livello apicale. Molte di esse sono così inserite in questo contesto patriarcale che non se ne rendono nemmeno conto. Ma lo vediamo perfino nella segnaletica stradale: se ci fai caso, nel segnale a triangolo che indica l’attraversamento dei bambini che vanno a scuola, il bambino è raffigurato con lo zaino, la bambina con una borsetta piccola. Cosa può contenere quello zaino? Dei libri. E la borsetta della bambina, invece, cosa potrà contenere? Un rossetto?».

Per combattere stereotipi limitanti e per ristabilire una lettura corretta di quello che è stato il passato fondante di ogni comunità presente nel nostro territorio, anche nella Tuscia bisognerebbe omaggiare e tramandare il ricordo di donne che sono state importanti, che meriterebbero pertanto un riconoscimento anche a livello toponomastico. «Nella Tuscia mi sto muovendo e sto ampliando i contatti. Non c’è bisogno della spettacolarizzazione: si può cercare in qualsiasi ambito. A Barberino è stata scelta un’ostetrica che in passato aveva fatto nascere tanti bambini», conclude Balzerano. «Da noi penso ad esempio a un’insegnante stimata e ricordata da tutti. Oppure a una donna che ha aiutato qualcuno in difficoltà: una giusta. Una normalità che diventa modello. Va fatta ricerca, va sentita la gente, gli storici del territorio. C’è bisogno di amministrazioni che siano ben disposte verso questa tematica. Diamo l’idea che le donne hanno fatto, non hanno soltanto subito, non hanno soltanto aspettato, come Penelope».

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www.toponomasticafemminile.com – www.vitaminevaganti.com

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