Roberta Leoni e Massimo Ranucci: “Il mondo del lavoro agricolo a Viterbo è una realtà agghiacciante”

Turni disumani, condizioni di lavoro al di fuori di ogni norma di sicurezza, niente ferie né malattia, stipendi bassissimi e pagati anche al nero, intimidazioni e ritorsioni. Le indagini emerse in questi giorni intorno al mondo del lavoro agricolo a Viterbo rivelano una realtà agghiacciante, al limite della violazione dei diritti umani. Noi lo denunciamo da quasi tre anni, fin da quando un gruppo di energumeni al soldo dei soliti “padroni della terra” (come direbbe Ignazio Silone) ha fatto irruzione in un sit-in della FLAI-Cgil nelle campagne appena fuori Viterbo, con insulti e minacce. Da allora però lo scrupoloso lavoro di alcuni militanti sindacali di base e dell’associazionismo ha permesso di tenere alta la soglia dell’attenzione sul mondo del lavoro, e queste indagini potrebbero esserne un primo parziale risultato. Ma la domanda adesso è un’altra: cosa hanno fatto i politici che hanno amministrato Viterbo in questi anni? E quelli che erano seduti all’opposizione? La situazione era ed è sotto gli occhi di tutti: decine e decine di braccianti si accalcano ogni giorno all’alba alle porte delle nostre città, per farvi ritorno dopo il tramonto. Si fa finta di non vederli? Di non sapere dove vanno, e in che condizioni si svolge il loro lavoro? Noi continuiamo a essere dalla parte di questi “invisibili”, nella lotta per i loro diritti, che è anche una lotta per i nostri.

Roberta Leoni (Partito della Rifondazione Comunista – Federazione Provinciale di Viterbo)
Massimo Ranucci “Stromberg” (Unione Popolare – Viterbo)

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