Una pennica lunga 19 anni, qualcosa più di un abbiocco… L’occasione della Giornata della Memoria è tornata utile per ricordarci che Viterbo ha intitolato una via ad Almirante Giorgio, lo stesso che scrisse in difesa della razza italica: “Il razzismo ha da essere cibo di tutti e per tutti, se veramente vogliamo che in Italia ci sia, e sia viva in tutti, la coscienza della razza. Il razzismo nostro deve essere quello del sangue, che scorre nelle mie vene, che posso analizzare e confrontare col sangue degli altri [!]. Il razzismo nostro deve essere quello della carne e dei muscoli (…); non di uno spirito vagolante (…) di un universalismo fittizio… Altrimenti gli ebrei (…) potranno fingere un mutamento di spirito e dirsi più italiani di noi (…) e riuscire a passare per tali.”[!!] Che in tutta Italia, non solo a Viterbo, tiri di nuovo un’aria mefitica, lo dimostrano i fatti. Alzare il braccio teso è considerato un atto ginnico, non un atto politico, che neanche i giudici prendono nella giusta considerazione.
Nel 1946 la Questura di Roma diffuse un comunicato che riguardava l’attuale titolare di circonvallazione: “Il dr. Giorgio Almirante, segretario del Movimento Sociale Italiano, già redattore capo de ‘La Difesa della razza’, capo Gabinetto del Ministero della cultura popolare della pseudo Repubblica di Salò, è stato deferito alla Commissione Provinciale per il confino, quale elemento pericoloso all’esercizio delle libertà democratiche, non solo per l’acceso fanatismo fascista dimostrato sotto il passato regime e particolarmente in periodo repubblichino, ma più ancora per le sue recenti manifestazioni politiche di esaltazione dell’infausto ventennio fascista e di propaganda di principi sovvertitori delle istituzioni democratiche ai quali informa la sua attività, tendente a far rivivere istituzioni deleterie alle pubbliche libertà e alla dignità del Paese.” Destinazione Salerno. Il 1946 è però anche l’anno della generosa amnistia e due giorni dopo il facinoroso viene rispedito a Roma: pena sospesa.
Nel 1970 viene ritrovato un bando del maggio 1944, controfirmato dallo stesso Almirante, che imponeva la condanna a morte per i renitenti alla leva… E oggi assistiamo a una deriva destrorsa e guerrafondaia, che sta facendo proseliti in questo Paese, grazie a tante promesse, pochi fatti e una strisciante militarizzazione delle scuole e delle piazze, condita da un ‘sorprendente’ servilismo verso i ‘plutocrati’ padroni del mondo. L’antifascismo non è fatto di date – sempre da ricordare, a noi e alle generazioni future –, ma di lotta quotidiana verso chi, a colpi di negazionismo, populismo e “decreti sicurezza”, prova a riportare la Storia un secolo indietro.
Noi siamo antifascisti, oggi come vent’anni fa, quando producemmo un comunicato congiunto – Rifondazione Comunista e ANPI – per condannare l’obbrobrio di intitolare una strada a un tale fascista, e per salutare con senso civico il dignitoso gesto di chi a modo suo cercò di reagire a quello scempio.
La purtroppo famosa circonvallazione noi l’avremmo intitolata “a Tutte le Vittime del Nazifascismo”. Ma se la sindaca dell’attuale Amministrazione non ha il coraggio di rinnegare la parte politica da cui proviene, lo trovi almeno per dare compiutezza alla targa con l’onorevole attribuzione di “repubblichino, razzista e fucilatore”.
Luigi Telli
Circolo di Rifondazione Comunista