Ricordo della professoressa Maria Fenelli innumerevoli le sue ricerche e scoperte nella Tuscia

di Paolo Giannini

Non ha terminato ancora la sua ricerca archeologica che ha donato all’Italia uno dei siti più importanti della storia di Roma; non ha terminato i suoi prediletti  studi perché  adesso  che è trascorsa  nell’Aldilà esegue, con tutto  il rigore scientifico che le era connaturale, la verifica reale di quanto per tutta la vita ha ricercato e donato a tutti noi.
Martedì 29 marzo  Maria Fenelli professoressa  titolare della Cattedra di  Topografia di Roma e dell’Italia antica è deceduta per una grave malattia.
La città di Pomezia nel cui territorio tanto ha lavorato e scoperto era presente ufficialmente alle esequie  tenute, oggi pomeriggio, nella cappella  dell’Università La Sapienza dove la Fenelli ha trascorso feconda tutta la sua preziosa esistenza.
Non erano presenti autorità di Viterbo perché nella sua modestia non si è mai imposta all’attenzione per le sue ricerche e scoperte nel nostro territorio.
Quello che lascia alla nostra città, alla nostra archeologia, alla nostra storia è contenuto in un grande volume che è  stato edito appena due anni fa. Si tratta di “Ferentium” contributo alla Carta Archeologica d’Italia ( IGM F:137 III NE –Viterbo III O Commenda).
Con le sue  553 pagine  (tra cui Addenda e Aggiornamenti di Giuseppe Scardozzi) ricche di dati e fotografie  tale volume ( l’equivalente di quattro libri normali) è senz’altro, lo studio più importante del nostro territorio del secolo scorso. Per i tempi a venire chiunque voglia ripercorrere la strada da lei aperta non potrà assolutamente partire da questa opera che è durata per lei tutta la vita.
Lo studio del nostro territorio  ha avuto inizio nei primi anni ‘60 del secolo scorso quando cominciò sulla nostre terre la ricerca topografica per la sua tesi di Laurea.  Eravamo noi due soli con ogni tempo ad andare per anni e mesi di ricerche in ogni luogo, fotografando, catalogando, misurando, disegnando  resti vari,  monumenti e aree  archeologiche, lungo percorsi accidentati e a volte pericolosi.
Qui sul campo e a Roma eseguiva, eguali ricerche meticolose in ogni dove in biblioteche, magazzini, archivi privati e pubblici.
Non si accontentò di compiere  brillantemente la sua tesi. Negli anni seguenti allargò ancora la ricerca nel nostro territorio sì che sembrava non avere mai fine.  Contemporaneamente oltre all’insegnamento all’Università,  faceva scavi e intuitive indagini a Laviniun un sito archeologico  antichissimo presso Pratica di Mare  nel Comune di Pomezia.
Rinvenne una delle più ricche fosse votive  dell’Italia centrale con statue di terracotta a grandezza naturale (V-II sec. a.C.) tra cui la famosa Minerva Tritonia   e per questo operò tanto che riuscì a creare dal nulla il Museo civico archeologico di Pomezia che oggi tanto la rimpiange e le dimostra riconoscenza.
Ultimamente si era rivolta a me, suo “vecchio “ compagno di ricerca nell’età giovanile per stabilire contatti con il Consorzio Biblioteche di Viterbo perché intendeva lasciare ad esso tutti gli appunti, gli scritti, i libri le centinaia di foto ( ormai divenute storiche) che riguardano il territorio di Viterbo in suo possesso a disposizione delle nuove generazioni di ricercatori.
Non omnis moriar”: Maria Fenelli, cara amica di una trascorsa  gioventù, non è morta vive ancora nella grande ricerca che ci ha donato.
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