Riciclaggio di rifiuti marini, MedSeaLitter: “Una sfida da affrontare, non siamo qui per inquinare”

di Luciano Costantini

conferenza MedSeaLitter_Arlena di Castro

“Non compriamo niente, non stiamo inquinando niente. Questo deve essere ben chiaro”. Lorenzo Grani scandisce le parole quasi a dare il titolo alla conferenza stampa, convocata nella sede di Federlazio a Viterbo, dalla MedSeaLitter, società che si occupa del riciclaggio di rifiuti marini. Lorenzo, insieme alla figlia Valeria e al marito di lei Salvatore Fazio, sono i rappresentanti viterbesi della stessa società che intende installare l’impianto (800.000 metri cubi, in quattro lotti da 200.000 ciascuno) ad Arlena di Castro, in località “Banditaccia”. I rifiuti, in particolare plastiche, dovrebbero essere recuperati in mare e nei fiumi e poi trasferiti all’impianto di Arlena, con capacità di trattare 60.000 tonnellate all’anno, di cui il 51% sarà costituito da scarti non riciclabili. “L’impianto – precisa Salvatore Fazio – è stato pensato ed è nato esclusivamente per servire le esigenze della Provincia e per essere di supporto ad altri siti che già esistono”. “E comunque andremo avanti fino al via libera definitivo, che dovrà essere avallato non dalle varie Giunte comunali, ma dai rispettivi Consigli”, precisa. E non è un dettaglio di poco conto, perché le amministrazioni potrebbero ritrovarsi divise – anzi, già lo sono – su un tema che non è esclusivamente politico, ma pure sociale e finanziario. I Comuni più interessati sono quelli di Arlena, evidentemente, e poi di Tuscania, di Canino e di Montalto. La MedSeaLitter da molti giorni ha fatto pervenire al municipio di Arlena il pacchetto di proposte attraverso le quali andare incontro alle possibili ed eventuali richieste. Durante la conferenza stampa, la società ha confermato l’entità delle offerte e ne ha aggiunta qualche altra: in totale, 600.000 euro all’anno di indennizzo per 25 anni, in tutto 15 milioni di euro; il passaggio di alcune aree agricole ad aree industriali con conseguente loro valorizzazione; l’assunzione di 70 dipendenti locali che lavoreranno nell’impianto; l’assunzione di 2 controllori comunali adibiti al passaggio dei rifiuti; l’impegno della società a sostenere la richiesta della Sovrintendenza ad effettuare scavi di tipo archeologico nel territorio comunale; la realizzazione di un asilo. Uno scambio? “Assolutamente no. Noi tutto questo lo chiamiamo contributo ambientale, che tutte le aziende dovrebbero rispettare”, chiosa Salvatore Fazio. Che avverte: “Aspettiamo il definitivo via libera delle istituzioni. Se non devesse arrivare, ricorreremo in tutte le sedi, anche perché sul progetto abbiamo già investito importanti risorse”.

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Salvatore Fazio e Valeria Grani
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