Renato Petroselli: da una cantina medioevale i segreti di una città

Luciano Pasquini

Renato Petroselli, barba bianca ben curata, una forte inflessione Viterbese, parente di quel Luigi, sindaco di Roma dal 1979 al 1981 tanto amato dai romani e non solo. Ha lavorato per la Rai e conosciuto Pier Paolo Pasolini. Lo incontri in ogni punto della città anche tra quelli più improbabili. E’ collocato in quella fascia generazionale definita terza età, oramai in pensione. Lui Renato ha lavorato in Rai e nelle emittenti locali, iniziando da quella TeleViterbo, passata negli annali storici, è un profondo conoscitore dei sistemi di comunicazione di ieri e un curioso dei news media oggi, di cui è un commentatore attento, ma soprattutto Renato Petroselli è un amante della Tuscia. Per amare un territorio non ci sono confini o paletti, si ama e basta. Lo incontriamo nel cuore del quartiere medioevale, dove vuole farmi visitare la sua ultima creatura, che come ama sottolineare ha realizzato “micio micio” cioè senza farlo sapere in giro e soprattutto a proprie spese, si tratta della sua cantina storica di cui si hanno notizie fin dal 1200, situata sotto piazza Cappella nel quartiere medievale di San Pellegrino. La cantina rappresenta un’altra città che vive nelle viscere dei nostri centri storici di cui Viterbo non fa eccezione. Vi si possono trovare gallerie artificiali, camminamenti, e anche oggetti particolari mai rimossi. Nella parte urbana più antica di san Pellegrino, il sottosuolo è stato scavato nel corso dei secoli dentro una roccia lavica, chiamata tufo, le cantine veniva spesso utilizzate per il rimessaggio del vino, giacché l’economia del Viterbese fa riferimento da sempre ad una agricoltura, molto apprezzata e di qualità. Le cantine, e grotte scavate nel tufo permettono ancor oggi di immagazzinare vino e alimenti conservandoli a temperatura e umidità costante.
La cantina di Piazza Cappella, nelle intenzioni di Renato Petroselli, vuol mantenere invece soltanto vivo l’interesse verso un passato ormai dimenticato. Una idea di città raccontata con le sue parole in cui il visitatore, lungo tutto il percorso di visita è attratto dai numerosi oggetti, pentole, piccole botti, ceramica in terra rossa, attrezzi per la lavorazione e conservazione del vino, usati nella vita quotidiana dai contadini della Tuscia, legati al ritmo delle stagioni e ai valori della tradizione. L’allestimento è quanto di più semplice e spartano si possa realizzare ma nel contempo gli ampi locali perfettamente ricavati nel tufo e situati a diversi livelli contribuiscono a far rivivere nella memoria di alcuni oggetti dimenticati e aiuterebbero i giovani a ricongiungersi con un passato a loro sconosciuto che la globalizzazione tende a cancellare. E’ racchiuso in questo concetto il sogno di Renato Petroselli l’alter ego di una sturt up che produce idee e le realizza, lui produce sogni cercando di realizzarli consegnandoli a a una generazione nuova, per non disperderne l’essenza. Risalendo le scale per ritornare a galla, l’eco della città del Natale ci giunge e ci riporta al presente, la sensazione è quella di aver fatto un viaggio nel tempo, dove Renato Petroselli è il messere gentile che fotografa una storia antica in bianco e nero che trasuda di aneddoti da far conoscere. Per dare a queste figurazioni la sfumatura del colore necessaria nell’era delle immagini. Perché la propria città quando la si ama oltre a essere un raggruppamento di edifici, strade, piazze, monumenti e istituzioni, la città è un’idea.
La cantina di piazza Cappella ne è una riprova tangibile e potrà essere visitata fino al 6 gennaio.

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