Progetto Monte Athos: il sapere della Tuscia tra i monaci di Vatopeti

Rossella Cravero

Foto di Sergio Galeotti

C’è un pezzo di sapere viterbese tra le colline del Monte Athos. Nella penisola Calcidica, tra i monaci ortodossi, il cuore verde dell’università della Tuscia consente, da 15 anni, di curare con le piante medicinali che crescono spontanee sulla penisola i padri che vivono in clausura.

Era il luglio 2005 quando Roberto Miccinilli, direttore del Corso di perfezionamento in Fitoterapia dell’università della Tuscia, cercava, nel monastero di Vatopedi, di tenere aperto con un piede la porta di una chiesa mentre un monaco francese, vista l’ora, metteva fine al flusso di visite dei pellegrini. Miccinilli, incosapevolmente si rivolse a quel monaco parlando francese chiedendo che gli fosse consentito uno sguardo prima di ripartire. Forse fu il richiamo della lingua natia, o forse, per chi ha fede, una volontà superiore, fatto sta che nonostante l’ora ormai tarda furono accolti Miccinilli e colui che aveva reso possibile quel viaggio: Kuksi Panagiotis, farmacista greco, da anni residente in Sicilia e che a Viterbo aveva frequentato il corso di Fitoterapia. E’ stato proprio grazie alle sue origini greche se il sogno della visita al Monte Athos si era realizzato. Ma tornando nella chiesa di Vadopeti immaginate un altro monaco che sentendo quelle voci un po’ straniere, un po’ locali, si avvicinò: era padre Prodromos. L’Abate gli aveva affidato il compito di erborista, un ruolo per lui difficile da portare avanti in quanto il suo predecessore era venuto a mancare prima di riuscire a trasferirgli tutto il suo sapere.

E fu così che, da quell’incontro, come in una staffetta umanitaria, le indicazioni preziose del dottor Miccinilli, passando per il farmacista greco, arrivarono ripetutamente all’erborista per curare i monaci malati. Da qui l’idea del Progetto che avrebbe legato indissolubilmente Viterbo al Monte Athos. L’università della Tuscia ha dato il benestare e ha preso vita una collaborazione stabile tra l’Unitus, e la Società scientifica Scuola viterbese di Fitoterapia con l’intento di “riaccendere e rinnovare la tradizione delle piante medicinali nei monasteri del Monte Athos”.

Fu da quel momento, che senza mai un’interruzione, due volte all’anno, il dottor Miccinilii con un gruppo di lavoro italiano si imbarca alla volta della Grecia per due settimane di formazione ai monaci. Ma non è solo questo: negli anni è stata messa a punto una vera e propria officina di trasformazione delle piante, per l’estrazione dei principi attivi. Si è costruito un erbario e catalogato le piante che crescono sul Monte.

Oggi Vadopeti occupa il secondo posto nella gerarchia dei monasteri del Monte, conta oltre 100 monaci, tra i 2500 i religiosi che vivono sparsi in una ventina di monasteri. L’accesso alle donne è assolutamente vietato e i monaci vivono con un tempo scandito dall’ora bizantina, secondo cui la mezzanotte coincide con il tramonto del sole. Otto ore sono dedicate al lavoro, 8 alla preghiera e 8 al riposo. Viene osservata una dieta priva di carne, i pasti si consumano tutti insieme, due volte al giorno. Il lunedì, mercoledì e venerdì sono considerati giorni di digiuno con astinenza da pesce uova e formaggi e derivati dal latte. Si panifica due volte alla settimana, il grano proviene dalle coltivazioni biologiche attorno al monastero e il lievito naturale si rinnova una volta all’anno con una cerimonia speciale.

Rispetto alla prima volta in cui la spedizione italiana ha iniziato la sua missione, racconta il dottor Miccinilli, le piante di olivo da 500 sono diventate 5mila. “Siamo riusciti a far comprare un molino evitando tutte le spese a cui andavano incontro i monaci quando portavano le olive a molire a Salonicco”. Il Mulino di Vatopeti oggi è in grado di molire le olive anche per gli altri monasteri. Sono cresciuti i vigneti e la produzione del vino, così come le aromatiche e le medicinali.

Ma quello che è cresciuto è un legame indissolubile che lega il cuore di chi parte dalla Tuscia attraversando il mare per approdare su questa lingua di terra che si protende verso l’Egeo. Anche quest’anno ad aprile una nuova partenza e i cuori di Miccinilli, Panagiotis, Marco Sarandrea (erborista e fitopreparatore), Sergio Galeotti (fotografo e memoria storica della collaborazione) sono già pronti ad andare ad abbracciare i fratelli greci: padri Vassili, Demetrios, Prodromos, Pandeleimon, Paolo, Silas, Gabriel, Aretas e Gennadios, come una vera grande famiglia

Tutte le foto sono di Sergio Galeotti 

 

 

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