Pietro Narduzzi e il progettoTuscialove, tra emozioni, relazioni e senso di appartenenza

di Donatella Agostini

Pietro Narduzzi

Per parlare di un fenomeno social si può iniziare dai numeri: oltre venticinquemila followers su Instagram, quasi ottomila su Facebook, circa quattromila su TikTok. Visualizzazioni in continua crescita per un progetto che, partito dai social media, è diventato pian piano anche qualcosa di più. E in una rubrica che si chiama “I Love Tuscia”, non potevamo non dedicare un articolo a Tuscialove, incontrando il fondatore e animatore del progetto, Pietro Narduzzi. Trentotto anni, vissuto a Viterbo fino agli studi superiori, poi il trasferimento a Roma per prendersi una laurea in Giurisprudenza; davanti a un caffè “amaro come la vita”, tra risate e citazioni di filosofi, economisti e grandi scrittori, Pietro ci racconta com’è nato Tuscialove, qual è la sua essenza, cosa vuole diventare da grande. Ci racconta la sua personale visione di un territorio a cui dedica tempo, impegno e soprattutto amore.
L’aspetto scanzonato e le battute a raffica, una grande cultura e soprattutto, una grande curiosità per il mondo che lo circonda: Pietro si divide tra Roma e la Tuscia, dove si occupa di comunicazione e digital marketing, nonché di agricoltura. «Due grandi passioni, prima ancora che occupazioni lavorative. Ho un’azienda agricola sui Cimini (sulle “Hills”, come vengono chiamati scherzosamente i nostri monti su Tuscialove). Ricordo che tornavo a casa sfinito, ma trovavo il tempo di pubblicare sui miei account personali immagini di posti della Tuscia che conoscevo. Mi ripetevo, “mmazza quanto è figa la Tuscia, è proprio un Tuscialove”. Ed è così che è nato il nome. Al progetto hanno collaborato e collaborano persone che si avvicendano nel tempo. Tuscialove è un atto d’amore verso questa terra, con tutti i suoi pregi e i suoi difetti, ma ironizziamo anche sui difetti». Il progetto Tuscialove vanta una community attivissima, e un seguito anche nazionale. «Il principio alla base è la reciprocità: la community vuole condividere. Mi arrivano immagini e segnalazioni giornaliere di quello che succede. La chiave di volta? Lo storytelling. Parlare di una provincia in maniera completamente diversa rispetto a quello che già si fa. Non vogliamo annoiare né alimentare polemiche… vogliamo essere leggeri e leggiadri. Tuscialove tratta la Tuscia con un occhio di riguardo, come fosse una bella donna». In un mondo, come quello della comunicazione odierna, in cui attira di più il dolore, Tuscialove si allinea ad un diverso standard. «Vogliamo proporre alla gente del luogo, e anche agli altri – ad esempio nel turismo, dove ci siamo posizionati – che la Tuscia è un territorio accogliente, che deve aprirsi, anche con l’umorismo: cerchiamo di attirare l’attenzione nei nostri confronti in maniera stimolante e mai negativa». Ed ecco quindi post e video su luoghi famosi o meno noti della Tuscia, i meravigliosi paesaggi delle “Hills” e dei laghi, sul dialetto viterbese, su manifestazioni tradizionali, su problemi di traffico, sul panino con la mortadella e il pane di Biscetti, sui cinghiali e i parcheggi creativi, e naturalmente, sulla cosa più tusciosa, a dirla alla maniera di Pietro: Santa Rosa. «Ci sono delle bellezze naturali incredibili, in tutto il suo grande territorio. La Tuscia viterbese conta oltre trecentomila abitanti: parliamo di tutti, non ci ghettizziamo». Tuscialove è uno spassoso caleidoscopio di volti e di luoghi, di scorci e di atmosfere: ci si inorgoglisce, si sorride e si riflette. «Tutto sta nel modo in cui si dicono le cose: anche una notizia pesante, negativa, può essere narrata in modo simpatico e lasciare un buon ricordo. Veniamo da tempi difficili, e li stiamo ancora vivendo: ora più che mai, c’è bisogno di ottimismo».
Tuscialove nasce il primo settembre del 2018, «a ridosso di Santa Rosa», poi diventa altro. «Organizziamo tour turistici ormai da due anni; abbiamo iniziato con quelli storico-culturali, collaborando con la Proloco di Viterbo e Confartigianato imprese, con il sostegno del Comune di Viterbo. Ora ci siamo posizionati, insieme a Tuscia Bike Travel, sul turismo in bicicletta», continua Pietro. «Rivolgendoci ad un pubblico anche fuori provincia, abbiamo capito che c’è un interesse spasmodico per i nostri territori e per le nostre bellezze. Adesso la Tuscia vive in un momento importante: se le regioni vicine a noi hanno già dato molto nel settore del turismo, per noi si aprono delle strade. Ci sono ancora luoghi nella provincia che in pochissimi conoscono. Ecco il suo grande pregio: essere in parte inesplorata e ancora autentica. Attenzione, passare dall’essere ancora inesplorata all’essere inflazionata, “esageratamente pop”, è un attimo: dobbiamo cercare di mantenere la nostra autenticità. E insieme all’apertura ci deve essere sempre tutela e salvaguardia del nostro territorio, che è fragile. Anche i cittadini possono essere fragili rispetto a certi argomenti. Allora bisogna stimolarli, fargli accettare i cambiamenti buoni. L’umorismo è la chiave». L’amore nei confronti della Tuscia non impedisce a Narduzzi di notarne anche qualche difetto. «La polemica facile, ma questo è anche un problema nazionale. L’impazienza: per ottenere risultati, ci vuole tempo. E forse a volte la Tuscia è troppo chiusa nei confronti della realtà esterna: teme i cambiamenti, anche quelli in positivo. Potrebbero arrivare tanti turisti e questo ci terrorizza? Potrebbero arrivare imprenditori da fuori per fare impresa e ciò ci insospettisce? Ma affianchiamoli, e traiamo da loro quanto di buono e di positivo possono offrirci. Non dobbiamo avere paura di questo interesse, lo dobbiamo accogliere».
Tra le varie iniziative di Tuscialove, anche un interessante lavoro editoriale dato alle stampe l’anno scorso, “I fantasmi della Tuscia”, una raccolta di racconti del mistero ambientata nei nostri borghi. «Lo abbiamo realizzato insieme ai ragazzi fighissimi e tusciosissimi di Italian Ghost Story. Loro hanno scritto il libro, noi abbiamo fatto il lavoro di selezione: andavamo in giro per la provincia a chiedere alle persone di raccontarci le storie di fantasmi narrate nelle loro famiglie da generazioni. Di qui i molteplici significati del progetto: non solo far attenzionare anche da questo lato la nostra provincia, ma anche rievocare uno storytelling orale che ci viene tramandato dalla tradizione. L’immagine di copertina è stata fornita dal mitico Arnaldo Rossi, @arny65, fotografo amatoriale viterbese che ha condiviso con noi gratuitamente la sua arte fotografica. E sempre per parlare di condivisione, Tuscialove pubblica post e reel di un ragazzo di Rieti, Marco Idol. Lui viene nella Tuscia per lavoro: se ne è innamorato, e la fa conoscere. E noi la ri-conosciamo con lui, attraverso i suoi occhi, con un format carino, diretto. Uno dei suoi video ha fatto più di quattrocentomila visualizzazioni! Ecco la potenza buona dei social media: creare sinergie e connessioni con il mondo che ti circonda». Accanto a post e video sontuosi, Tuscialove pubblica anche immagini non inappuntabili, sgranate, un po’ storte, ma reali: «Sono i post che preferisco, quelli un po’ “sporchi”, sono quelli che danno l’idea di quello che Tuscialove veramente è: “the other side of Tuscia”. Post di situazioni e storie reali, dove io posso non prendermi troppo sul serio nello scrivere la didascalia, e dove la gente può riconoscersi ed immedesimarsi».
Ci sono progetti futuri: «Certamente sì: Tuscialove è un treno che non si ferma. In questi anni è diventato punto di riferimento, racconto giornaliero, passaparola. Con il turismo ha avuto un’impennata importante. Abbiamo cominciato a sederci ai tavoli con gli operatori del settore, parlando di fare impresa per il territorio e con il territorio. Non si può rimanere eternamente on line, ci dobbiamo vedere faccia a faccia», conclude Pietro Narduzzi. Tuscialove, naif, irrequieto, spontaneo, senza programmazione. Un po’ pop e un po’ punk. «E’ pensiero fisso nella mia vita da quando è nato. Un atto d’amore quotidiano, “tusciosissimo”, un termine che è diventato incredibilmente virale. Fatto di utenti che scrivono e raccontano quello che succede. Sono loro la vera anima del progetto. Che è un tendere la mano verso tutti: chi vuole sale».

IMG-20240121-WA0001

www.tuscialove.it

 

 

COMMENTA SU FACEBOOK

CONDIVIDI