Pieranna Falasca, le mie battaglie per l’ambiente a pari passo con l’amore per la Tuscia

Di Elisa Pagliarello

Pieranna Falasca

Pieranna Falasca è stata coordinatrice provinciale di Legambiente Viterbo, per chi scrive, incontrarla significa entrare in contatto con eventi storici che formano una sorta di memoria collettiva generazionale. Per Pieranna il suo impegno ha riguardato la tutela dell’ambiente combattuta tra gli anni 80-2000 riferito soprattutto alle battaglie mosse contro il nucleare a Montalto di Castro. Mi è capitato di scoprirla al recente premio Mastro Fardo, un sorriso, una parola, una stretta di mano, non solo ai premiati, il suo porsi verso l’altro con spontaneità. Sono partita da li per condividere una parte del suo cammino nella Tuscia a difesa di un tema scottante come quello del nucleare . Ci siamo prese per mano la giovane studentessa viterbese parte di quella Generazione Z o delle reti e l’attivista matura oggi non più impegnata in prima persona, ma sempre informata nel suo buon ritiro in quel di Cerveteri.

Un ventennio di impegno e di lotte per l’ambiente che attraversano e segnano anche la storia della Tuscia che per lei passa soprattutto attraverso quella della centrale nucleare di Montalto di Castro….

La costruzione di quella centrale ebbe avvio nel luglio 1982 su richiesta di Enel ma di fatto non ebbe mai seguito; l’esito dei  referendum nel 1987  fu segnato dal disastro di Chernobyl nell’anno 1986. Fu il 16 dicembre 1986 che venne convocata una manifestazione nazionale antinuclearista alla centrale di Montalto. E quel 16 dicembre pesò nelle coscienze democratiche del paese spostando il sostegno dell’opinione pubblica.

 S’immagini di parlare ai giovani della mia generazione, ci racconti quel periodo

Sono una sarda di genitori abruzzesi, l’idea del nucleare terrorizzava tutti, mi ci fiondai anima e core, ricordo che successivamente  nel secondo referendum quando mi fu proposta il primo  flash mob, non sapevo nemmeno cosa volesse dire, ma ne sono stata la prima testimonial, perché contro il nucleare, ha sempre vinto la lotta. E soprattutto è facendo rete che si raggiungono gli scopi.

Come si è introdotta in Legambiente?

Ero una giovane laureata sensibile ai temi dell’ambiente, allora era il nucleare quello che ci faceva paura, ero arrivata a Bolsena ed è lì che ho conosciuto Legambiente e fu una scelta di vita che mi ha messo a confronto con persone comuni, politici, giornalisti, con i quali anche in contrapposizione con principi e obbiettivi è stato  mosso un sano confronto uniti dalla salvaguardia del patrimonio naturale, dal controllo degli impatti negativi su ciò che vivevamo.

 Del vissuto a Viterbo quali sono le battaglie che ha vinto e quelle che ha perso?

La battaglia per Montalto fu sicuramente vinta. Tante le vicende che hanno spinto il forte impegno sulla centrale che di fatto non ha mai operato, essendo stati interrotti i lavori di realizzazione il 1º gennaio 1988 un anno prima della decisione dell’allora  governo di procedere alla sua riconversione in un impianto termoelettrico. Nel 2024 è stato deciso che l’ex centrale termonucleare di Montalto di Castro dovrà essere demolita ed Enel dovrà collaborare con il comune nell’esecuzione dell’ordinanza di abbattimento e attuare il recupero urbanistico ed edilizio del comprensorio. La decisione è del Tar del Lazio.

 La vicenda di Montalto cosa ha lasciato all’opinione pubblica?

L’insegnamento più forte di Montalto è che c’è stata una grande ribellione popolare davanti alle scelte dei governi, ma anche che impegnarsi premia ed è un dovere morale farlo per costruire un mondo migliore.

Quindi oggi il suo rapporto con la Tuscia riparte dal premio Mastro Fardo?

Diciamo che ad oggi in quel di Cerveteri dove vivo mi seguo attentamente tutti i fatti eclatanti ma non c’è più attività specifica, con la Tuscia sono rimasti i legami forti con alcune delle persone che hanno condiviso il mio periodo a Viterbo, di cui ricordo tra le innumerevoli iniziative, la calza della Befana sorta 23 anni or sono per volere del centro sociale Pilastro, amici come Paola Massarelli ancora attivissima esponente di Admo, Paolo Moricoli. Ma anche  i validi i collaboratori che mi hanno seguito nei vent’anni con cui ho condiviso  le varie iniziative a difesa del pianeta: Puliamo il mondo, Spiagge pulite, Salva l’arte con interventi sugli affreschi di palazzo Calabresi,  sul campanile di San Faustino, sulla la chiesa del Gonfalone , il contributo al Facchino di Santa Rosa in piazza della Repubblica, grazie al sostegno  della Fondazione Carivit, ma anche le battaglie per la chiusura del centro storico di Viterbo, rimasta ahimè  ancor oggi un’opera incompiuta.

Di quella rete di collaboratori attivi ne vuol ricordare i nomi?

Umberto Cinalli, Maria Teresa Marsilia fu colei che ideò il nome Maestro Fardo al Premio, ritrovandolo con il valore della sua storia come studentessa di Beni Culturali, poi Massimo Fordini Sonni, Ivano Farina, Enrico Mezzetti, Ada Manganiello, Valerio Baldacchini, Valerio De Nardo, l’indimenticabile Rodolfo Rilnaldi per il Sicet e Biancucci per la Uil. Mi scuso con coloro che mi sono sfuggiti.

L’abbiamo vista proprio nel corso della cerimonia di premiazione del Mastro Fardo abbracciare i giovani,Fabrizio Rocchi che con la idea della associazione Clean Up sta trascinando una generazione nel civismo ambientale, e Giancarlo Morucci che con i suo banchetto accoglie gli ospiti del Tuscia Film Festival a Piazza San Lorenzo..

Le confermo che il mio rapporto con Viterbo è un filo che non si è spezzato, il Mastro Fardo è nato nel 1997 da Legambiente e continua anche con me, la bellissima edizione del 17 maggio scorso realizzata insieme a: Fondazione Carivit, ADMO, AVIS e AGESCI, in collaborazione con la Consulta comunale del volontariato e il Comune di Viterbo è  il  riconoscimento alla virtù civica e alla solidarietà, ancor oggi la mia prima scelta di ideali e di vita.

La battagliera Pieranna Falasca che ha investito energie e aspirazioni in un mondo vivibile , cosa si aspetta dal futuro?

Di continuare ad impegnarmi facendo il mio per rendere il mondo un posto migliore rispetto a come l’abbiamo trovato. Una sensibilità condivisa, può essere realmente in grado di produrre cambiamenti quando viene allargata e comunicata ad una collettività che sia la più estesa possibile. Questa è la mia visione di futuro in cui i giovani sono i protagonisti.

Foto:Con il gruppo dei preniati al Mastro Fardo 2025

Pieranna Falasca alla Calza della Befana

 

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