Il permesso: una speranza in ogni vita bruciata

Rossella Salvatorelli

Chi si cela dietro le sbarre di un carcere?  Forse in tanti  se lo chiedono. Claudio Amendola, in veste di regista, ci fa conoscere quattro detenuti con storie, età e condizione sociale differenti, nel film Il Permesso – 48 ore fuori, in questi giorni al cinema. Scenario criminale, musiche cupe, buon ritmo, suspense e un filo rosso che lega tutti i personaggi: l’amore. Donato (Luca Argentero), ex pugile, è il più pericoloso. Violento, sempre accigliato, ha voglia di vendetta. Vuole ritrovare sua moglie, finita in un giro di prostituzione. Per lei tornerà a combattere ed uccidere. Rossana (Valentina Bellè) ragazza molto benestante, “beccata” di ritorno dal Brasile con 10 chili di cocaina, ha sofferto l’assenza di una mamma manager. Angelo (Giacomo Ferrara), rapinatore, giovanotto semplice, neo laureato in carcere, con la passione del giardinaggio, resta affezionato ai suoi amici e complici. E Luigi (Claudio Amendola), criminale di lungo corso, ritrovando a casa un figlio già avviato all’illegalità, decide di sacrificarsi per salvare la famiglia. In 48 ore di libera uscita succede di tutto. I galeotti cercano di redimersi riallacciando i legami più cari. Vorrebbero cancellare il passato, ma non tutti ci riescono. È un racconto a tratti duro, coinvolgente e ben interpretato. Vuol far trapelare che ogni vita bruciata serba in sé un sentimento buono e nutre una speranza.

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