Sulla scia della presentazione del film di Pupi Avati di chiusura della Mostra del Cinema di Venezia, di cui Patrizio Pelizzi è tra gli interpreti, ne abbiamo approfittato per parlare con lui della sua carriera e dei temi ricorrenti nel suo lavoro.
“Non devi rinunciare ai tuoi Sogni e Passioni” è il leitmotiv, dell’attore Patrizio Pelizzi, nato a Roma il 30 dicembre 1973, una vita cominciata da bambino nel mondo dello spettacolo, condensata tra teatro, fotoromanzi, doppiaggio, spot pubblicitari, serie tv, libri, cinema. È anche poeta e scrittore, ha composto la silloge poetica “L’essenza di un Sognatore” (96-Rue-de la Fontaine Edizioni 2020/21).
Di Patrizio sorprende la capacità di esprimere il suo pensiero in modo educato. Il suo prendere le distanze dalla celebrità pur essendone parte. Il cinema per lui una passione che è pure un lodevole vizio di famiglia, con papà e zio provenienti da quel mondo.
Memoria e ricordo… Cominciamo dagli esordi…
Ho iniziato a fare casting da bambino, ero ancora ignaro della mia vera passione. I miei genitori mi accompagnavano ai vari provini con pazienza e tanto amore. Ho lavorato alla tenera età di 9 mesi nello Spot pubblicitario “Shampoo neutro Roberts”, e in tante altre pubblicità, dai Bastoncini Findus, Omnitel/Vodafone, biscotti del Mulino Bianco, Dash. Per me era come stare in uno straordinario parco giochi. Ricordo con affetto e grande emozione il famoso spot del “Cornetto Algida”, che girammo nella località balneare di San Felice Circeo. Ho lavorato anche in molti fotoromanzi da bambino ed adulto. Lavorare da pargolo è un privilegio per acquisire disciplina e l’esperienza umana e artistica.
Il perfezionamento di studi: quello che l’ha costruito in un modo professionale…
Ho sempre studiato e approfondito il mestiere dell’attore. Noi siamo uno strumento e dobbiamo saper usare il nostro corpo, con tutte le vibrazioni e sentimenti che abbiamo.
Le scuole/accademie di recitazione e vari workshop che ho frequentato sono state la base per l’iniziazione di un percorso formativo per conoscere le proprie potenzialità, mettendosi sempre in discussione con passione e amore.
Qual è l’esperienza che più l’ha segnata nella recitazione?
La mission dell’artista è esplorare tante anime per capire il vero senso della vita. Ho un bellissimo ricordo con Sharon Stone, Sergio Castellitto, Pupi Avati, Gigi Proietti e la mia insegnante di recitazione Francesca De Sapio, persone semplici, colte e cordiali.
E quella che più l’ha ferita?
Ho molte ferite (che custodisco nella cassaforte del mio cuore) … servono per crescere e rialzarsi dalle sconfitte che sono allo stesso tempo dolorose e formative. Non superare un provino importante pur avendo studiato, e sostituito dal raccomandato di turno, quella è una sconfitta che fa tanto male ad ogni artista. Un provino può cambiare improvvisamente il destino nel fatato Mondo dello Spettacolo.
Il rapporto speciale con Pupi Avati…
Lavorare con il Maestro Pupi Avati è un privilegio per molti artisti. Pupi mette in risalto le peculiarità di ogni persona. Ti fa capire veramente cosa vuol dire essere un vero attore e ti trasmette in un modo sincero la grande passione per l’arte. I suoi set sono delle vere Masterclass dove hai sempre da imparare cose nuove. È come giocare in serie A. Lo ringrazio sempre.
L’orto americano fuori concorso a Venezia 81 edizione 2024 è un thriller gotico su un giovane psicopatico che parla con le foto dei defunti e cerca l’amore della vita. Una metafora.
È un film stile Hitchcock, in bianco e nero. Il protagonista (Filippo Scotti) è stato veramente bravo ad interpretare questo aspirante scrittore con problemi psicologici. È una storia molto originale (edita da Solferino dal libro omonimo scritto da Pupi Avati), con tanto pathos, erotismo, delitti efferati, giurisprudenza e svariati colpi di scena. C’è la ruralità che fa da collante dagli Stati Uniti d’America nel Midwest e l’Italia nella suggestiva Emilia Romagna. È un film thriller pieno di suspense.
Quando uscirà il film nelle sale?
Ancora una lunga attesa, dopo l’anteprima internazionale della Biennale di Venezia dobbiamo aspettare il prossimo mese di febbraio 2025.
In mezzo alla fretta delle partenze e degli arrivi c’è un tempo fermo, che ha un sapore diverso. È forse quello che gli ha fatto scoprire Chia-Soriano? Nel caso, questi sono più luoghi di ispirazione o di riflessione?
Sono molto affezionato a Chia-Soriano, il lago di Vico, la torre di Chia e la grandiosa faggeta del Monte Cimino. Ci andavo spesso da bambino e da adolescente. Quando posso anche adesso vado in questi paradisiaci luoghi. Sono posti magici, dove il tempo si ferma improvvisamente, per riflettere e sognare ad occhi aperti. Molte poesie le ho scritte proprio in questi meravigliosi paesaggi, dove non esiste l’inquinamento acustico. Lì capisci l’importanza della Natura, del mondo animale, del romanticismo e del silenzio. Ogni volta che ci vado, mi rigenero per affrontare gli alti e bassi della vita.

