Pandemia e fake news mettono in ginocchio gli allevamenti italiani

Oltre alla crisi economica causata dalla pandemia, le fake news sugli allevamenti hanno avuto un peso importante. Indagini sull’impatto del Covid-19 sul comparto degli allevamenti italiani realizzata dall’Istat rilevano che due allevamenti su tre, quasi il 63 per cento, ha subito una riduzione dei prezzi provocata dalle speculazioni in atto nel settore. La crisi economica causata dalla pandemia che ha messo in ginocchio numerose aziende è stata, quindi, acuita dalla disinformazione.

Nel report si legge che “il settore degli allevamenti è stato colpito in modo notevole dagli effetti della pandemia anche a causa del diffondersi di numerose fake news sull’impatto degli allevamenti intensivi, accusati di essere responsabili dei problemi ambientali del nostro pianeta e, nello specifico, della situazione pandemica attuale oltre a rappresentare un fattore di rischio per la diffusione del virus”.

“Le fake news hanno aggravato una situazione già fortemente compromessa dalla crisi economica – così il Presidente Coldiretti Viterbo, Mauro Pacifici – Già durante il lockdown avevamo denunciato possibili azioni speculative messe in atto contro gli allevatori. Fin da subito, sono state attivate email apposite, destinate a raccogliere informazioni e segnalazioni sulla base delle quali agire a livello giudiziario”.

Secondo l’Istat le principali difficoltà evidenziate dagli allevatori sono quelle relative alla riduzione dei prezzi di vendita (63,4 %), seguita dal calo della domanda (55,3%) e dalla difficoltà di consegna della produzione per il 18%. A risentire della diminuzione dei prezzi sono state il 70 per cento delle aziende del nord e il 50 per cento al centro sud. “La chiusura di hotel, ristoranti e catering nonché l’obbligo nel rispettare i limiti imposti dagli scambi commerciali, ha avuto un forte impatto economico; per questo il sostegno ad allevatori e pastori deve partire dalle loro condizioni economiche e sociali, che continuano a mancare, ma devono essere assicurate per garantire la loro presenza, che è fondamentale anche per la manutenzione del territorio con il lavoro silenzioso di pulizia e di compattamento dei suoli svolto dagli animali”.

Aspetto di cui non si deve sottovalutare l’importanza è il ruolo che gli allevamenti italiani rivestono a livello di biodiversità animale “Gli animali custoditi negli allevamenti italiani rappresentano un tesoro unico al mondo che va tutelato. Così facendo oltre a promuovere le eccellenze nostrane e salvare la nostra economia, difendiamo anche la nostra salute dai possibili effetti collaterali derivanti dalle importazioni di prodotti di dubbia origine e rintracciabilità. La nostra provincia ricopre il primo posto a livello regionale per quel che riguarda il comparto ovino. La tradizione culturale e la conformità del terreno hanno portato, negli anni, alla presenza di oltre 250 mila capi identificati, più della metà della produzione regionale. Solo nel Comune della capitale della Tuscia si registrano oltre 100 allevamenti e più di 40 mila capi identificati. Per questo quando una stalla chiude si perde un intero sistema fatto di animali, di prati per il foraggio, di formaggi tipici e soprattutto di persone impegnate a combattere, spesso da intere generazioni, lo spopolamento e il degrado”, conclude Pacifici.

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