Otium Café: la parola a Remigio Ciorba

Diego Galli

All’ombra delle antiche mura di Viterbo, veniamo accolti da un bel prato all’inglese, parte integrante della zona aperta di uno dei locali più tipici della movida viterbese. Quest’oggi, le nostre quattro chiacchiere sono con Remigio Ciorba, co-proprietario del ben conosciuto Otium Café.
Il bar, situato appena fuori dall’antico e caratteristico quartiere di Pianoscarano, potremmo dire che è ormai parte integrante dell’ambiente circostante, quasi come se fosse un’appendice stessa delle cinta muraria viterbese.

Remigio, come è nato l’Otium?

E’ stata una vicenda un po’ particolare, potremmo dire che è nato dalle ceneri di una mia vecchia professione che ho voluto abbandonare per fare qualcosa di completamente diverso. Il nome Otium deriva dalla mia passione per la finanza, nel particolare da un inserto del “Sole 24 Ore” chiamato “Ozio Latino”. Con mia sorella Nicoletta, che mi ha aiutato a mettere su questo bar, abbiamo subito pensato che fosse un nome ideale e così, nel 2005, siamo partiti.

Sei tu il titolare o Nicoletta?

Io e mia sorella siamo soci alla pari, 50 e 50. Poi, per varie ragioni, abbiamo dovuto creare una vera società, quindi il nome completo sarebbe “Otium snc di Ciorba Nicoletta & C.”.

Quindi tu saresti “& C.”…

Beh… sì, io sono “& C.”! Poi sono solitamente la persona che si occupa di questo genere di cose, delle “pubbliche relazioni”. Mia sorella preferisce delegarle a me… anche se di tanto in tanto dimostra di sapersi trovare a suo agio in queste situazioni.

Di cosa ti occupavi prima dell’Otium? Hai accennato a qualcosa di completamente differente.

La mia carriera, ovviamente, è cominciata da geometra, lavorando con mio padre (il “commendatore” Alberto Ciorba, ndr). Avevamo un’azienda importante a Viterbo e così, uscito dall’Istituto per geometri, cominciai subito ad affiancarlo, anche con discreti successi. Poco alla volta però ho cominciato a capire che forse non era quella la mia strada. Decisi allora di rinnovarmi, di trovare qualcosa di nuovo. All’inizio non è stato facile ma avevo bisogno di  avere un contatto diretto con la clientela. Ho incontrato questo mondo, che mi ha fatto uscire da uno stretto ufficio e mi ha fatto incontrare tantissime persone. È una realtà difficile, impegnativa, ma che può davvero riempirti la vita e il cuore.

Ma con tutto questo impegno riesci a dormire anche?

Beh, gli orari sono molto duri, indubbiamente. Ultimamente riposo un po’ di meno. Ai tempi di quando facevamo il Karaoke Otium era anche peggio, non dormivo quasi per niente, però riuscivo a recuperare… soprattutto grazie alla pennichella pomeridiana! Non potrei mai rinunciarvi!

Cosa c’era prima dell’Otium? Il terreno è sempre stato vostro?

Ci hanno aiutato i nostri cugini con il locale, la proprietà era anche loro, ma devo proprio dire che non sempre sono vere le frasi come “parenti serpenti”… no, in questo caso abbiamo collaborato e siamo riusciti a realizzare tutto questo. L’Otium Café nasce da un orticello e un “gallinaro”!

Ma l’orto mi pare di capire dal tuo profilo Facebook che ci sia ancora…

L’orto è una cosa nuova, di quest’anno, e devo dire che mi è anche riuscito molto, molto bene! Nel 2017 è nato “l’Ortotium” e ammetto di essermici molto divertito, abbiamo raccolto molti frutti dalla nostra fatica.

Prima dicevi del Karaoke… ma tornerà? O hai in mente qualcosa di diverso?

Non sappiamo ancora bene se tornerà. Lo abbiamo sfruttato per molti anni ed è andato alla grande. È stata un’attività nata per caso, da un gruppo di ragazzi che ha insistito tanto per farlo e che con il tempo mi ha fatto appassionare. Grazie al karaoke ho anche scoperto di non cantare per niente male. Anche questa è una cosa della quale mi sono innamorato. I giovani viterbesi erano sempre qui per cantare e sentirmi cantare… per un periodo mi han chiamato pure “Remigio Karaoke”! Ora la mia animazione continua, ma lo faccio specialmente per serate a tema: feste, cinquantesimi… per persone un pochino più grandi. E poi facciamo anche molte altre feste, come compleanni e diciottesimi, ma loro non sono interessati al karaoke e quindi li lasciamo “alla musica loro”.

Parlando di Università… le cose son cambiate dal passato? Vengono ancora molti studenti?

Qualcosa è cambiato, sì. Dopo Scienze Politiche, che era qui al San Carlo, è subentrato un Dipartimento differente che ha portato con sé un altro genere di studenti, mediamente. Però c’è ancora un buon afflusso, nonostante non ci sia più la nostra esclusiva qui intorno. Sono nati vari locali e quindi i ragazzi si sono un po’ dispersi, ma non ci possiamo lamentare.

Hai qualche asso nella manica da giocare? Qualche novità della quale ci vuoi parlare?

Stiamo pensando a una ristrutturazione. Un restyling. Dopo 12 anni servono dei nuovi stimoli, sia per noi che per la clientela. In particolare vogliamo migliorare la ristorazione. Stiamo pensando a qualcosa di serale, non solo per i fine settimana. Non abbiamo ancora date precise ma prossimamente ci muoveremo. Attualmente ho comunque vari impegni, ho prenotazioni almeno fino al termine di ottobre per feste e altro. A volte è capitato anche di spostare i nostri orari o giorni di chiusura per particolari feste o per amici, ma restiamo chiusi la domenica, salvo rarissime eccezioni.

Cosa fai quando l’Otium è chiuso? Hai qualche altra passione?

Ho scoperto da qualche tempo la passione per la moto. Mi è capitato di fare dei gran bei viaggi. Ho raggiunto i Pirenei, la Foresta Nera tedesca. Mi è piaciuto moltissimo e un paio di volte sono stato accompagnato anche da mio figlio, Alberto. Insieme siamo stati sulle Dolomiti e anche in Puglia. Poi, crescendo… ha cominciato a sviluppare i suoi interessi personali.

Parliamo di altro ora… in molti sentono la mancanza di un Almanaccotium.

Quella è stata un’esperienza davvero particolare. È stata realizzata da me e da una mia carissima amica, la professoressa Diana De Santis. Per anni ho pubblicato questa specie di almanacco sulla mia pagina Facebook ed ero seguito da molte persone. Facevo vedere posti particolari di Viterbo, pubblicavo bei tramonti o delle previsioni meteorologiche. Quest’attività mi ha allietato molte mattinate, soprattutto per vedere le reazioni degli amici. È stato davvero divertente. Da questo “Almanaccotium” è nato un calendario vero e proprio, “I Santi secondo Remigio”, con i quali ricavati abbiamo potuto aiutare l’Associazione Beatrice, che si occupa delle donne malate di tumore al seno. Per ora sono un po’ fermo su questo fronte, ma sto lavorando a qualcosa di nuovo!

Tu sei originario di Pianoscarano?

Ci sono nato letteralmente, dato che sono nato in casa, e ci abito da sempre. Per un periodo ho abitato qui, nella casa dietro il bar, ma poi sono tornato alla vecchia casa dei miei genitori, in Via dei vecchi. Penso che rimarrò lì, Pianoscarano è parte del mio cuore e lo porterò sempre con me. Ci sta anche la Festa di Pianoscarano, che un po’ è nata grazie a mio padre e mio zio, con la quale cerchiamo sempre di collaborare. Oltretutto è una delle zone più belle e meglio curate di Viterbo, grazie anche agli abitanti, che collaborano da sempre con le amministrazioni e l’Università, che ha permesso di recuperare tutta la zona del San Carlo.

Ma se tu fossi sindaco? Cambieresti qualcosa in questa città? Dicci la verità…

Questa è davvero una bellissima domanda! Amministrare ritengo che sia una cosa molto difficile, bisogna avere sempre dei sogni e delle idee da realizzare sulle quali puntare. Il mio sogno personale è da sempre quello della realizzazione di una metropolitana leggera con la quale raggiungere Roma in davvero poco tempo. Questo spronerebbe molti romani a venire qui per passare una serata più tranquilla e, allo stesso tempo, permetterebbe di far crescere Viterbo. Mi auguro che qualche amministrazione futura ci pensi… magari potrò pensarci io stesso, non nego di averci pensato! Oltre a questo si potrebbe ovviamente valorizzare il nostro patrimonio culturale; amministrazioni sia di destra che di sinistra lo han fatto, ma dovrebbe esserci più collaborazione anche da parte dei cittadini.

In che senso? Come dovrebbero collaborare?

Con proposte – realizzabili – e atteggiamenti propositivi, non solo critiche. Potrebbero partecipare anche gli impresari, mettendosi in gioco di persona. Certo, la crisi degli ultimi 10 anni si è sentita molto. Possiamo dire di aver resistito e quindi speriamo bene per il prossimo futuro. Per ora, però, auspico che l’amministrazione che verrà possa avere uno spunto maggiore per spingere e realizzare i sogni dei giovani viterbesi… ma anche loro devono collaborare e non usare i social network unicamente per criticare, come dicevo. Si potrebbe anche fare un senso unico tutto intorno alle mura, come avviene a Lucca e in altre città e creare altri parcheggi.

COMMENTA SU FACEBOOK

CONDIVIDI