Nuova Macchina di S. Rosa: ecco il bando che vorrei

di Evaldo Cipolloni

Bene. Per l’ultima volta abbiamo visto “Gloria”, il modello di Macchina di S. Rosa vincitore della gara di idee nel 2015. Adesso è arrivata l’ora di confermare la tradizionale trasparenza e imparzialità dell’agire del Comune in questo ambito. E sarebbe anche ora che sulla scelta della nuova Macchina sia finalmente data parola ai cittadini viterbesi, chiaramente in armonia con ciò che dice la legge.

Cosa è auspicabile per il futuro bando? Intanto che la commissione giudicatrice sia composta da due sezioni: una tecnica e una “laica”, ma “intenditrice”. Con la sindaca (e relativo team) super visionatrice e coordinatrice. Insomma, responsabile diretta del delicato procedimento.

La prima sezione avrebbe il consueto compito di prima scrematura delle proposte tecnicamente irrealizzabili o con documentazione carente. Poi parola potrebbe passare alla seconda sezione, che si comporrebbe di rappresentanze dei Facchini, del clero viterbese, degli artisti locali, di storici locali, dei commercianti del centro, della stampa locale. Una sezione che valuterebbe collegialmente le proposte secondo gli usuali canoni di giudizio soggettivo circa l’originalità, la rappresentatività, l’armonia artistico-estetica, determinando tre o quattro modelli finalisti.

Infine la terza fase: una commissione meramente consultiva, composta dai residenti viterbesi. I progetti finalisti sarebbero esposti in forma anonima in una sala comunale e sottoposti a votazione popolare (qui il rischio che l’anonimato non sia ermetico ci sarebbe, ma in questa fase sarebbe comunque ininfluente dato il vasto pubblico e anzi per questo, plausibilmente controproducente).

Si potrebbe votare a scelta tra un solo modello al quale andrebbero due punti, o due modelli con suddivisione di un punto ciascuno. Il modello primo classificato sarebbe determinato vincitore della gara. Periodo migliore per questo plebiscito: Natale (a Rosina farebbe pure piacere), con la civis viterbiensis che affolla le strade e che di certo troverebbe in questa inconsueta iniziativa una piacevole e attrattiva appendice della tradizione religiosa locale. E sarebbe benefico pure al settore turistico perché si farebbe ulteriore pubblicità all’evento e alla città.

Ma al di là di tutto questo, qualunque sia il procedimento di selezione e scelta del nuovo progetto, con qualsivoglia legittimo mezzo, si dovrà una volta per tutte minimizzare le titubanze di tantissimi viterbesi circa l’imparzialità del Comune e dar loro la definitiva conferma dell’assenza di eventuali pressioni monopolizzanti. Anche perché ci saranno nuovamente tanti soldi pubblici in ballo da assegnare. Qualora questo non fosse avvertito dalla cittadinanza, ciò potrebbe venir letto come inadeguatezza a resistere a ipotetici condizionamenti casomai agenti in questa amministrazione.

E a Rosina questo dispiacerebbe. Qualunque “non si può fare” risulterebbe ambiguo e comunque indicatore di carente determinazione nel perseguire il promesso cambio di passo. Crediamo sia ora di usare la giusta intraprendenza senza guardare in faccia chicchessia, cominciando da quest’occasione, peraltro unica almeno per i prossimi cinque anni.

E anche Rosina si feliciterebbe di quest’atto di coraggio amministrativo.

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