Museo delle Macchine di Santa Rosa, un’opera in stallo e quella tesi di laurea che lo voleva agli ex Magazzini Generali

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Nella Architettura Contemporanea nella Tuscia sono riportati tre progetti per il Museo delle Macchine di Santa Rosa.
Museo delle macchine di Santa Rosa2
È del 2016 la costituzione del gruppo di lavoro, commissionato dalla giunta Michelini, deputato a produrre le linee guida per una successiva progettazione del Museo delle Macchine di Santa Rosa. Il dossier, consegnato nel 2017, frutto del lavoro coordinato dall’architetto Alfredo Passeri, ha fornito importanti e approfonditi elementi di riflessione senza arrivare ad una precisa localizzazione per il futuro museo anche se viene suggerita Valle Faul e l’area privata delle ex Cave Anselmi.
Estremamente interessanti sono i due contributi che gli architetti Giorgia Tamantini e Giacomo Roscani hanno elaborato con le rispettive tesi di laurea, uno dei quali purtroppo ormai irrealizzabile per la frenetica attività edilizia attualmente in corso nel sito di viale Trieste. L’idea di ubicare il museo in aree periferiche non dovrebbe essere accantonata per vari motivi: la necessità di dar vita a nuove centralità urbane con una loro identità, l’esigenza di recuperare una periferia amorfa e disorientante nata in maniera quasi spontanea, l’urgenza di lanciare un chiaro segnale per un diverso piano di sviluppo delle zone marginali, ormai quasi esclusivamente disseminate di attività volte alla mera rivendita di prodotti di vario genere.
L’esempio più calzante resta la vicenda della realizzazione del Guggenheim di Bilbao inaugurato nel 1997 che ha avuto la forza di trasformare il volto grigio e l’economia di una città portuale che era alla ricerca di una propria identità dopo la dismissione di importanti attività industriai.
Arch. Giorgia Tamantini (Viterbo 1992)
Museo delle Macchine di Santa Rosa nell’area degli ex Mercati Generali – 2018
Facoltà di Architettura Valle Giulia – Roma
Relatore: Prof. Arch. Andrea Grimaldi
La strada professionale tracciata da Giorgia Tamantini può essere sintetizzata con le sue stesse parole:
“… lo spazio che si sta progettando non è un esercizio di stile, ma un luogo che dovrà generare benessere nelle persone che andranno a vivere lì. L’estetica ci attrae, è ovvio, ma è troppo facile (e qui ritorno ai miei principi) creare qualcosa che sia soltanto bello; e poi: bello per chi? Per me o per il committente? Questo caratterizza l’architettura: come ci insegna il buon Vitruvio, non si parla solo di Venustas (bellezza), ma anche di Firmitas (stabilità) ed Utilitas (utilità)”. (Tusciaup 2020)
Sono le parole con le quali l’architetto Giorgia Tamantini disegna la sua strada professionale.
Tutte le Macchine che hanno sfilato nel centro storico della nostra città, oggi abbandonate in un grande capannone, tornano a sfilare tutte insieme all’interno di una “macchina scenografica”. Concepita come un grande contenitore di storia, cultura, attività ed incontro sociale, un luogo quasi magico dove le Macchine storiche “danzano”, ammirate dai visitatori lungo un percorso che consente di scoprirle in ogni dettaglio, dalla base alla sommità, mentre la Macchina più recente viene alloggiata in un’area ad essa dedicata, e non sempre visibile al pubblico, per essere montata, smontata, modificata, revisionata… una vera e propria officina per queste sculture danzanti.
Un intervento che punta a riportare in vita un’area dalle grandi potenzialità: gli ex-Mercati Generali in viale Trieste, punto di connessione tra centro storico e quartieri periferici, arteria di collegamento della città con una delle sue frazioni più importanti, Bagnaia. (sesetarchitettura.it)
Arch. Giacomo Roscani (Viterbo 1990)
Museo delle Macchine di Santa Rosa nell’ex Cava Anselmi – 2015
Facoltà di Architettura – Firenze
Il progetto si sviluppa all’interno dell’Ex cava Anselmi, situata nel Parco dell’Arcionello, un’area precedentemente indicata come luogo ideale per ospitare una mostra permanente, prima dal grande artista Alessio Paternesi e successivamente dall’Architetto Raffaele Ascenzi.
Si tratta di uno spazio vasto, che si estende su circa 30.000 metri quadrati, caratterizzato da una tagliata in pietra alta circa 20 metri. È qui che trovano la loro collocazione le Macchine, posizionate tra le maglie di una griglia le cui dimensioni sono direttamente ispirate alle misure standard della base della Macchina, ossia 4,30 x 6,00 metri.
Una larga gradonata introduce all’interno di un ampio spazio semi-aperto con tratti industriali, un omaggio alla storia del luogo in cui si inserisce il nuovo Museo, dove è possibile muoversi tra i vari modelli che si sono susseguiti nel corso degli anni.
Particolare da segnalare è la modularità di un progetto di questo tipo: non è necessario completare l’intera struttura in una sola volta, ma si può procedere gradualmente, iniziando con la realizzazione delle teche per i modelli disponibili permettendo al museo di crescere col tempo. L’area circostante potrebbe essere destinata a un grande parco urbano, in una suggestiva commistione tra natura e architettura. (LaFune.eu)
Arch. Alfredo Giacomini (Civita Castellana 1966)
Museo delle Macchine di Santa Rosa nell’ex Centro Enologico Provinciale di Viterbo – 2018
Il recupero del Centro Enologico Provinciale di Viterbo situato in Via Garbini è più volte stato affrontato da laureandi di diverse facoltà di architettura. Tutti i lavori hanno giustamente sempre previsto la conservazione delle strutture esistenti realizzate negli anni ’60, in maniera particolare l’edificio delle cisterne, forte testimonianza di un recente passato produttivo. La presente proposta per il Museo delle Macchine di Santa Rosa, in stato embrionale, va nella stessa direzione di recupero dell’esistente con l’inserimento del volume sinuoso che accoglie le Macchine. Il nuovo organismo è concepito con l’intento di ottenere un “faro culturale” che ambisce a diventare il punto di riferimento di un brano di periferia e la “prima pietra” di un profondo e urgente intervento di riqualificazione urbana.
Sono trascorsi otto anni da allora ed urge la soluzione ad un tema che Viterbo non può sottovalutare. Il Museo delle Macchine di Santa Rosa sarebbe un’opera unica che potrebbe dare alla città dei Papi una visibilità internazionale con consistenti risvolti turistici ed economici.
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