Muratore: “La Buona Scuola di Simonetta, quella di vita, una eredità per tutti

di Maria Teresa Muratore

Sembra incredibile che se ne possa andare così una persona piena di vita e superattiva e super impegnata come Simonetta. Simonetta sembra il nome di una persona gentile, riservata, un po’ timida, graziosa, magari biondina invece questa Simonetta era mora, scura di carnagione, volitiva, assertiva, caparbia nel portare avanti la sua missione di insegnante e preside, nella sua missione di salvare giovani vite dall’inedia dallo scoraggiamento dalla rinuncia e dall’abbandono a sé stessi, innamorata della sua famiglia in senso stretto e di quell’altra più larga che era la scuola, ma scuola con la S maiuscola.

Sincera, onesta, leale, schietta.

Non posso dimenticare i suoi occhi neri così vivi, il suo sorriso che ti veniva incontro, l’entusiasmo con cui ti ascoltava quando le proponevi qualcosa e con cui ti sosteneva una volta che aveva deciso di sostenerti.

Ho conosciuto Simonetta in occasione della mostra per il decennale della morte di mio padre quando lei era Assessore alla Cultura del Comune di Gallese, mostra di cui insieme al Sindaco si era fatta promotrice e sostenitrice; poi ci siamo rincontrate in occasione della mostra del centenario dove aveva partecipato con l’Orioli con un progetto scuola lavoro; infine a settembre, quando ha presentato il mio ultimo libro, quello sull’infanzia, impossibile non rivolgermi a lei per le mie “origini gallesine”,  lei che alla fine aveva voluto omaggiarmi di una seppia di mio padre di cui era venuta in possesso, perché “i destini si intrecciano” mi aveva detto quando le avevo chiesto di presentarmi e lo aveva fatto con il solito entusiasmo e la sua forza.

Ci eravamo incontrate nella sua scuola e mi aveva raccontato, con giustificato orgoglio, come l’Orioli fosse cresciuto, avesse tantissimi indirizzi, da quelli professionali agli artistici e anche l’agrario, numerosissimi alunni e alunne, e come fossero richieste le persone diplomatesi lì e trovassero subito posto nel mondo del lavoro.

Pronta a battersi contro tutti per “salvare” uno studente e non lasciarlo andare sulla strada, mi ricordava il Buon Pastore che non dimentica neanche una pecorella del suo gregge e fa di tutto per recuperarla.

Penso che oltre la sua adorata famiglia lascia un po’ orfana anche tutta questa amata studentesca, credo che nell’andarsene abbia pensato con disappunto che c’erano ancora tante cose da fare, tanti progetti da portare avanti, e sono convinta che quando è arrivata di là le abbiano fatto festa perché arrivava una bella persona.

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