Mission Tuscia in the USA

Di Giulia Marchetti*

Un reportage del mio viaggio negli Stati Uniti per promuovere la Tuscia attraverso i valori dell’amicizia, dell’accoglienza e delle connessioni umani . Così è iniziata la mia avventura in Nebraska e Colorado, che mi ha dato il privilegio di vivere in profondità la cultura del West e Middle West statunitense, accolta con amore da famiglie americane nelle loro confortevoli case.

Ho riempito le valige con i prodotti enogastronomici più rappresentativi della Tuscia e li ho distribuiti alle persone che ho incontrato lungo il percorso. Molti prodotti sono finiti su meravigliose tavole addobbate con fiori secchi, zucche, candele e pizzi, come la tradizione americana vuole in attesa del Thanksgiving Day. D’altronde, non c’è dubbio che il cibo rappresenti l’identità culturale di un luogo, e ha la forza di anticiparne il gusto e i sapori che fanno da traino verso la sua destinazione. Inoltre, la condivisione sulla stessa tavola di vino e pietanze di culture diverse è da sempre intesa come sinonimo di alleanza e pace, valori che si sposano perfettamente con la stessa missione del viaggio.

Dunque, un viaggio fatto di incontri di persone, che svolgono le professioni più disparate ma sanno tutte praticare bene l’arte dell’accoglienza: persone diverse ma  accomunate da un unico sogno, quello di visitare l’Italia e  scoprire la Tuscia.

Un viaggio così concepito e finalizzato in cui sono stata affiancata da Harrison Abbott, l’ho conosciuto per la prima volta a Viterbo, la sera del 3 settembre 2019, a piazza del Comune a Viterbo. Era lì, con il naso all’insù, che guardava estasiato lo spettacolo della Macchina di Santa Rosa, in sosta prima della ripartenza.

Originario del Nebraska,  dopo aver visitato per diversi giorni Viterbo e la sua provincia, mi ha invitato a raggiungerlo negli Stati Uniti per incontrare la sua famiglia, gli amici e le comunità locali, dandomi l’opportunità di testimoniare le ricchezze e le bellezze del nostro territorio. Harrison è un giovane ingegnere che lavora per  una compagnia internazionale, impegnata nella costruzione di opere pubbliche industriali ma anche paesaggistiche, architettoniche e artistiche.

Harrison conservava il ricordo di aver vissuto nel nostro territorio una bellissima esperienza, visitando i nostri luoghi, conoscendo molte persone, partecipando a feste tra amici e assaporando momenti semplici di vita privata. Ha scoperto i prodotti enogastronomici più autentici e genuini della Tuscia, quelli biologici e a chilometro zero, esaltati dalla cucina tradizionale di nonna Gioconda.  Immagino quante volte, vivendo quei momenti, ha pensato ai suoi amici e familiari desiderando di averli lì con sé.  Ma un desiderio può diventare un obiettivo quando  le sinergie si uniscono e danno vita ad una opportunità, che permette di recuperare attraverso  le persone più care, le proprie esperienze vissute. Sono di fatto le nostre tradizioni concentrate nell’associazione chiamata Italian Human Connections Ets (IHC), che io stessa ho ideato e poi fondato nel 2021, assumendone la presidenza con il fine di creare una dimensione di amicizia  più organizzata, mirata all’accoglienza dei nuovi viaggiatori provenienti dagli Stati Uniti e da tutto il mondo. IHC  con l’obiettivo di sviluppare, promuovere e rafforzare relazioni umane internazionali, attraverso la condivisione della storia, delle tradizioni, delle ricchezze patrimoniali, paesaggiste e naturali della Tuscia, nonché attraverso le eccellenze  enogastronomiche e culinarie che ci rappresentano, diventata pertanto l’opportunità , per tramutare in un obiettivo concreto  di far rivivere ad amici e familiari le emozioni che  il nostro amico Harrison ha vissuto nella Tuscia. Obiettivo da cui è maturato  il suo invito di raggiungerlo negli Stati Uniti, alla volta di un grande tour di destinazioni umane, che ha coinvolto diverse comunità tra il Nebraska e il Colorado.  Tuttavia, nell’attesa che gli USA riaprissero le frontiere ai paesi dell’area Schengen  (8/11/2021), IHC è riuscita a creare una rete, e il viaggio di promozione della Tuscia negli Stati Uniti è diventato una vera  e  propria mission, supportata da Tuscia in Fiore, e accompagnata da un gran quantitativo di prodotti enogastronomici locali di alta qualità, da condividere sul posto.

Tuscia in Fiore, capitanata da Giulio Della Rocca, è il festival che coinvolgerà i borghi di Valentano, Villa San Giovanni in Tuscia, Onano, Bomarzo, Vetralla e Bassano Romano nei weekend di  aprile 2022. Un evento i cui aggiornamenti sono parte del contenuto del podcast The Best-Kept Secret che va in onda ogni mercoledì dalle 21:30, in diretta Facebook, e che  ho il piacere di condurre insieme a  Giulio, che attualmente si collega da Los Angeles.

Tra le varie tappe del lungo itinerario Omaha è stata la prima destinazione e fucina di molti incontri coinvolgenti. Bellissima la visita a Hot Shops Art Center, un enorme edificio multipiano che ospita centinaia di artisti che si cimentano nel creare varie forme d’arte con supporti e materiali diversi. Ampi laboratori per educational, fonderie per lavorare metalli e vetro, negozi, mostre ed esposizioni.  Paula Vallace, artista e illustratrice, afferma di avere il più bel mestiere del mondo. Lei dipinge, disegna, scrive e sogna di ritornare in Italia dove ha conseguito alcuni dei suoi studi. Il nostro incontro  ha marcato il suo impegno di venire quest’anno nella Tuscia, e magari porterà qualche sua opera da esibire alla Via degli Artisti.

Omaha ha segnato inoltre un importante incontro con Daisy Hutzell-Rodman, editor di Omaha Magazine e altre nove riviste settoriali, tra cui una destinata al turismo. Daisy, una donna incredibilmente brillante e molto accreditata nel mondo editoriale, ha aperto la porta per una possibile collaborazione che possa accendere i riflettori sulla Tuscia, come sta già avvenendo con Live in Italy Magazine, la rivista americana con sede a Miami per la quale scrivo già da un anno.

A Lincoln è stata invece la volta del Nebraska Community Foundation (NCF), dove ho avuto l’onore di incontrare il CEO Jeff Yost e il suo collaboratore K.C. Beliz (COO) e di visitare gli spazi della fondazione. NCF è una organizzazione non-profit che si impegna a sostenere e rafforzare le piccole comunità locali del Nebraska, finanziando progetti attraverso fondi monetari che scaturiscono dagli interessi su capitali investiti,  frutto  di cospicue donazioni.  Con Jeff Yost e K.C. Beliz ci siamo salutati con la promessa di valutare un progetto per creare una connessione tra le piccole città del Nebraska e i borghi della Tuscia.

Ci tengo inoltre a menzionare la comunità religiosa della chiesa metodista First United Methodist Church in cui i ministri che si alternano nel celebrare le messe sono due carismatiche donne. L’approccio alla liturgia è molto più inclusivo rispetto alla tradizionale messa cattolica e trasmette un  profondo senso di gioia e appartenenza comunitaria.

Penultima tappa Ogallala, cittadella di appena 5.000 anime che prende il nome dalla tribù degli indiani d’America Oglala Sioux. Da molti è considerata la capitale mondiale dei cowboy e ospita il Boot Hill Cemetery, un vecchio cimitero molto particolare in cui venivano sepolti i cowboy con addosso gli stivali. Ogallala è anche il cuore della mia destinazione perché qui risiede la famiglia di Harrison a cui va il mio ringraziamento più grande per aver pianificato l’intero itinerario dal Nebraska al Colorado e organizzato gli incontri con figure autorevoli e comunità locali.

Destinazione finale Denver e festeggiamento con le famiglie Delgado e Abott della festa più importante della tradizione americana, ossia il Thanksgiving Day . Infatti, questa meravigliosa avventura per  la Tuscia negli Stati Uniti non poteva che culminare con il Giorno del Ringraziamento e con così tanto di cui essere grati.

Presidente Italian Human Connections Ets (IHC)

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