Inter Artes è il progetto spazio d’incontro che esprime il connubio di arte e cultura ideato da Barbara Aniello storica dell’arte e musicologa. Situato in un palazzetto medievale nel cuore di Viterbo, rifugio dalla peste nera di Papa Innocenzo VIII (+1492), Inter Artes è una fucina di confronti e di esperienze, aperta anche alla formula della residenza d’artista e al Carnet de voyage. Haaperto i battenti il giorno 4 settembre con la mostra del pittore scultore tarquiniese Marco Ferri, della scuola di Sebastian Matta.
“Per comprendere un’opera d’arte ci vuole una sedia”. Apostrofa così Marco Ferri il visitatore frettoloso, epigrafando il monito sulla soglia del suo atelier e prevenendone eventuali sbrigative occhiate, velleità e retaggio del mordi e fuggi quotidiano.
L’allestimento, che come premesso inaugura lo spazio Inter Artes, non intende lasciar cadere l’invito invano e desidera “accomodare” lo sguardo del fruitore, chiamato a contemplare una versione rappresentativa delle diverse fasi creative dell’artista. Una “versione integrale ridotta”, appunto, di chi si è da sempre impegnato nella ricerca artistica rincorrendo una vocazione sinestetica. Le opere di Marco Ferri non sono solo fruibili visivamente, ma coinvolgono inevitabilmente tatto, udito, olfatto di chi sta al loro cospetto. Lavorate con una tecnica complessa, che unisce il legno alla cera d’api vergine, i colori ad olio agli acidi, il lino antico alle colle, emergono tridimensionalmente dalla parete e inondano con il loro calore, odore e spessore lo spettatore, chiamato quasi ad accarezzarle con gli occhi o ad inalarne gli effluvi. Studiate come complesse partiture ritmiche, con i loro accordi simultanei di geometrie liriche, stimolano l’ascolto selettivo di chi può ludicamente seguirne ora la fitta armonia di intrecci verticali, ora la pura melodia di linee orizzontali.
Astrattista, minimalista, dadaista, pitto-scultore: tutte le etichette sfuggono di fronte all’autore poliedrico e coerente, sperimentatore e fedele, contemporaneo e classico.
Nella sua poetica, Marco Ferri obbedisce all’ossimoro, al paradosso, alla metafora, sempre dettata dall’impulso di una necessità interiore che lo porta ad esplorare gli orizzonti di un “astrattismo trascendentale”, come lo ha definito il Cardinal José Tolentino de Mendonça, capace di varcare la soglia dell’effimero per introdursi nell’istante eterno dell’assoluto.
Il titolo Poiesis rimanda all’idea del “creare dal nulla”, laddove l’accento non è semplicemente sul “fare”, sull’“agire” dell’uomo, ma sulla sua capacità di “far nascere” qualcosa che prima non esisteva, qualcosa di in-visibile ed in-audito che emerge dal nulla. I mezzi non importano: versi, suoni, effigi sono secondari. Gli strumenti – carta, ceramica, acrilici, cera, ferro, legno, vetro – altrettanto. Ciò che conta è il gesto creativo che racchiude e custodisce in sé l’unione di tutte le arti, di tutti i linguaggi, di tutte le espressioni.
La mostra rimarrà aperta sino al 4 dicembre 2022
Dove: Via della Volta Buia,36 Viterbo
Informazioni: tel.3389899155
La curatrice
Barbara Aniello è storica dell’arte, musicologa, violoncellista e da anni si occupa Estetica comparata delle Arti. Ha due lauree, un dottorato e due post-dottorati di ricerca. Dal 2014 è docente alla Pontificia Università Gregoriana. Ha svolto la sua ricerca in Italia e all’estero, viaggiando in Europa, Brasile, Stati Uniti. Al suo attivo ha 75 pubblicazioni e 163 conferenze, affinando sempre il suo campo di indagine e dedicandosi, in particolare, all’iconografia mariana, all’iconografia musicale e al dialogo tra le arti nell’arte contemporanea. Ha ideato e inaugurato nel 2021 Sonus, la prima collana dedicata al tema della musica dipinta e scolpita nei Musei italiani.