“Sfatiamo un concetto inesatto – spiega subito Renato Maria Toniolo, presidente incoming della Sitop – l’osso è un tessuto vivo, solido, mineralizzato, ha un altissimo metabolismo e un’alta vascolarizzazione ed è proprio attraverso il sangue che gran parte delle infezioni lo raggiungono. Nel bambino, poi, il sangue arriva nelle metafisi dell’osso lungo, una zona più periferica, dove si può raccogliere il germe patogeno. L’osso e le articolazioni sono sterili e qualsiasi germe li raggiunga, purtroppo, ne determina uno stato settico”.
Non solo il sangue, esistono anche altre vie con cui un’infezione può raggiungere l’osso: “Per contiguità delle raccolte settiche vicine all’osso; per forme di penetrazione dall’esterno che raggiungono l’articolazione o l’osso, come nel caso dei traumi. Si tratta di fratture esposte che non sono più protette dai tessuti molli e vengono a contatto con l’ambiente esterno che, per definizione, è un ambiente settico. Si possono poi avere infezioni ossee anche in seguito ai trattamenti chirurgici”. Un capitolo a parte è quello dei pazienti non immuno-competenti per patologia o in seguito a terapia immuno-soppresiva. In tutti questi ambiti “vogliamo condividere le competenze e i risultati raggiunti”, fa sapere Toniolo.
La condivisione è anche alla base del progetto RAMS: la Rete Apparato Muscolo Scheletrico. Un impegno partito due anni fa: “Sette IRCCS (Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico) che hanno un preminente interesse nel trattamento dell’apparato locomotore. Tra questi ci sono il Gaslini, l’ospedale pediatrico Bambino Gesù, il Rizzoli, il Galeazzi. In quest’ambito e per patologie particolarmente complesse condividiamo progetti, informazioni, risorse, strumenti, risultati e metodiche di lavoro in team a un livello superiore”, fa sapere Toniolo.
Protagonista della seconda giornata è il trauma maggiore: “Coinvolge diversi sistemi e mette a rischio la vita dei pazienti- precisa il presidente entrante della Sitop- anche in questo caso, come nelle fratture esposte, altro argomento della giornata, l’unica soluzione è trovarsi di fronte a un team di veri specialisti che, nella loro competenza e coordinando tutte le forze, riescono ad ottenere la sopravvivenza del paziente e successivamente il migliore risultato finale possibile. Il trauma maggiore è stato molto ben studiato in ambito militare ed è approfondito da tempo in ambito civile per gli adulti- puntualizza l’ortopedico- mentre ci sono meno evidenze scientifiche sui bambini. In questo congresso cercheremo sia di individuare dei punti di contatto con quanto è stato studiato e stabilito per l’adulto, che di sviluppare dei percorsi chiari e condivisi a livello pediatrico, anche se difficilmente stilabili come delle linee guida. Bisogna ricordarsi che l’età evolutiva parte dalla nascita e arriva all’età adulta. Abbiamo a che fare con pazienti che hanno età, dimensioni, caratteristiche somatiche e anche comportamentali e psicologiche totalmente diverse da quelle degli adulti. Dobbiamo dare a tutti questi pazienti le migliori chance di sopravvivenza e di outcome”, conclude Toniolo.