Sette anni fa Luca Cristofori viveva nella Capitale, dove lavorava nel suo negozio di abbigliamento da donna. Oggi il suo laboratorio sartoriale di Caprarola è il primo in Italia a essersi specializzato nella creazione di body e divise tecniche, e lui è diventato uno dei sarti più ricercati da ginnaste e majorette, sia in Italia che all’estero.
La sua metamorfosi professionale inizia nel retrobottega del punto vendita romano dove, grazie a una vecchia macchina da cucire sottratta in segreto alla madre, inizia a smontare e rimontare i capi. La passione autodidatta per il cucito, unita all’intuizione di perfezionare le prestazioni dei tessuti elastici lo portano in breve tempo a cambiare vita e a conquistarsi una credibilità che l’ha portato, tra le altre cose, a vincere il premio speciale per i migliori costumi al Carnevale di Viareggio 2025 per il carro firmato da Alessandro Avanzini.
A cosa è dovuta la scelta di aprire il tuo laboratorio sartoriale a Caprarola?
I miei genitori sono originari della Tuscia e sin da piccolo ho frequentato Caprarola, stabilendo legami con il territorio. Mio padre è stato l’insegnante di Benedetta Bruzziches, con la quale ho un rapporto di amicizia. Caprarola, con le sue bellezze artistiche e paesaggistiche, è una fonte di ispirazione per chi lavora in ambito creativo, è una terra piena di energia.
Qual è stato il passaggio determinante che ti ha permesso di fare un salto qualitativo?
Senza dubbio il recente arrivo in Italia della Federazione mondiale Majorettes Sport, cosa che ha determinato un cambio di prospettiva per una disciplina che fino a poco tempo fa era considerata un fenomeno folkloristico legato alle esibizioni delle bande musicali. Oggi, invece, finalmente anche in Italia la disciplina delle majorettes è considerata uno sport a tutti gli effetti, riconosciuto dal Coni. Grazie alla mia esperienza nella sartoria per la ginnastica artistica, ho avuto la possibilità di fare da apripista in questo settore.
In che senso?
Affacciandosi sulla scena delle competizioni sportive internazionali, la federazione delle majorette ha avuto la necessità di vestire le proprie atlete in modo più adeguato. Mi è stato quindi affidato il ruolo di ridisegnare la tradizionale uniforme delle majorette attraverso un capo di abbigliamento sportivo, senza cancellare lo stile militaresco della divisa tradizionale. È stato un lavoro di ricerca di equilibrio tra materiali tecnici e dettagli raffinati, come le applicazioni di paillettes.
Come è andato il debutto della prima divisa sportiva delle majorette?
È stato un successo. Come in tutti gli ambiti, le creazioni italiane sono sempre osservate con grande interesse e infatti non sono tardate le commissioni dall’estero, in particolare dall’Est Europa. In Italia vesto la maggior parte dei gruppi di majorette. È un lavoro impegnativo, che mi porta a viaggiare. Il laboratorio sartoriale è in continuo fermento: tutte le fasi di lavorazione sono interne, dallo studio del figurino alla confezione.
Quanto conta la ricerca nel tuo lavoro?
Sperimentare nuove soluzioni è determinante. Ho creato una calza tecnica che non si rompe, quindi ideale per sostenere le marce delle atlete, e stiamo progettando delle novità molto più interessanti di quelle attualmente disponibili sul mercato.
Tra sacrifici e soddisfazioni, qual è il bilancio di un convinto artigiano come te?
Oggi non è facile fare l’artigiano ma… Basta volerlo. La mia vita ruota attorno al laboratorio, sono chiuso lì dentro dalla mattina alla sera. A spingermi è la voglia di fare, di creare nuovi manufatti. Ciò che rende creativo e unico il mio lavoro è proprio la dimensione artigiana che voglio custodire gelosamente.























