L’Olocausto delle persone con disabilità: memoria del passato, memoria per il futuro

«Oggi, come FISH, ricordiamo lo sterminio di centinaia di migliaia di persone con disabilità durante il regime nazista e la seconda guerra mondiale, ma la nostra non vuole essere una semplice rievocazione di ciò che è stato e che mai più dovrà accadere, bensì un monito per i tempi presenti, dove continuiamo purtroppo a registrare parole di odio nei confronti delle persone con disabilità o, ancor peggio, cruenti episodi di cronaca che vedono le stesse persone con disabilità vittime di violenze, minori compresi».

A dirlo è Vincenzo Falabella, presidente della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), in occasione della Giornata della Memoria di oggi, 27 gennaio, per dare in tal modo sostanza all’impegno della propria organizzazione nel ricordare che l’Olocausto delle persone con disabilità servì da “primo tragico esperimento” per quanto avvenne poi per altre fasce di popolazione, lanciando al tempo stesso un messaggio per «un presente e un futuro che vogliamo sia fatto di inclusione, libertà e rispetto per l’altro».

«È proprio di fronte a questo evento dedicato alle tragedie di ottant’anni fa – aggiunge Falabella – che oggi e in ogni altro giorno dell’anno vogliamo ricordare come il virus della discriminazione, dell’odio e del razzismo nei confronti delle persone con disabilità e di chiunque altro venga ritenuto “diverso”, sia ancora sin troppo spesso presente e vada combattuto con forza in Italia e nel resto del mondo».

Sono concetti, quelli espressi dal Presidente della FISH, ribaditi anche da Silvia Cutrera, vicepresidente della Federazione, impegnata da tempo su questi specifici temi, secondo la quale «la Giornata della Memoria non dev’essere un semplice rituale, ma un impegno forte, per ricordare che il massacro di tantissime persone con disabilità fu una storia di orrore tra gli orrori, solo recentemente, purtroppo, venuta alla luce». «Una storia – conclude – che va resa sempre più visibile e di fronte alla quale non bisogna mai abbassare la guardia perché il pericolo di discriminazioni e violenze è sempre in agguato».

 

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