Lo zafferano migliore al mondo, l’Altopiano di Navelli e le analogie con la Tuscia

di Luciano Pasquini

Zafferano

L’oro rosso, come viene chiamato lo zafferano, unisce per affinità d’intenti la Tuscia al borgo di Navelli, in provincia dell’Aquila, patria dello zafferano DOP, riconosciuto nel 2005 con il nome di “Zafferano dell’Aquila”.

Lo Zafferano è usato da millenni. Dall’Asia la coltivazione si estese in varie parti del mondo, arrivando in Tunisia e da lì in Spagna, da queste zone arrivò in Italia per opera di un monaco domenicano appartenente alla famiglia Santucci di Navelli. Il Santucci si appassionò alla piccola pianta e subito pensò che la piana di Navelli potesse dare molti buoni frutti e non si sbagliava. Qui trovò un habitat molto favorevole e venne fuori un prodotto di altissima qualità. Il nome scientifico Crocus deriva dal greco Krokos, invece il nome zafferano deriva dall’arabo Zaafram. E’ una piccola pianta, viene riprodotta per propagazione vegetativa, cioè con il trapianto dei bulbi, perché non produce semi. I fiori sono composti da sei petali di colore rosso-violaceo, lo stimma rosso scarlatto suddiviso in tre filamenti con l’apice terminale a trombetta, sono ancorati alla base da un filo bianco (ovario) e tre antere gialle. La crescita delle foglie arriva anche a 40 cm di lunghezza e sono di un colore verde scuro. I fiori vengono raccolti dalla metà di ottobre ai primi di novembre, la mattina presto prima che il sole li apra. Portati a casa, avviene la sfioratura del fiore cioè l’apertura con l’asportazione degli stimmi che vengono posti su un setaccio per la farina capovolto e posto sulla brace. La tostatura è il momento cruciale di tutto il lavoro dello zafferano. Per produrre un kg di zafferano secco occorrono circa 250.000 fiori e 500 ore di lavoro da qui si comprende come il costo al grammo sia paragonabile all’oro. Per questo motivo è chiamato “l’oro rosso”. I principi attivo sono: picocrocina, crocina, safanale per questo motivo è considerato un ottimo medicamento, oltre che per l’uso in cucina. La consacrazione dell’oro di Navelli si è avuta nel 2005, anno in cui la Comunità Europea ha riconosciuto la Denominazione di Origine Protetta “Zafferano dell’Aquila” e la categorizzazione dello stesso come di categoria superiore.

C’è un luogo dove in autunno si può ammirare uno dei più straordinari spettacoli della natura: alla luce radente i campi sembrano incendiati, invece sono ricolmi di milioni di fiori violacei ognuno dei quali ha uno stimma dal colore rosso incandescente, sullo sfondo si scorgono le cime austere di alte montagne. Sembra di essere in Asia, in Arabia, invece basta darsi un pizzicotto per accorgersi di essere nel cuore dell’Italia, in provincia dell’Aquila, sull’altopiano di Navelli, a una ventina di chilometri dal capoluogo. È lo splendore della coltivazione dello zafferano, la spezia, cioè il cibo, più prezioso del mondo, un oro vegetale che al grammo costa quanto e più dell’oro vero”. –  Così il giornalista e scrittore Francesco Arrigoni descrisse Navelli. Avvinti da questa descrizione, ci siamo voluti andare e non possiamo non confermare specificità eccellenza, paesaggio unico, tradizione e innovazione.

Anche nella Tuscia la coltivazione dello zafferano sta prendendo la sua connotazione con buoni risultati. Recentemente  il costituito  Consorzio Zafferano di Nepi che ha presentato istanza, come Prodotto agroalimentare tradizionale, il Mipaaf con decreto del 25 febbraio 2022 pubblicato in Gazzetta ufficiale del 2 marzo scorso ha aggiornato l’elenco nazionale dei prodotti agroalimentari tradizionali inserendo cosi lo zafferano della Tuscia. “Ci siamo messi in gioco con uno scopo ben preciso: promuovere, tutelare e valorizzare la varietà locale dello Zafferano di Nepi e zone limitrofe. E abbiamo deciso di farlo con pratiche colturali e tecniche di produzione rispettose dell’ambiente per favorirne la biodiversità, intesa come sinonimo di ricchezza e varietà. Rispettando i tempi che la terra impone, vogliamo adeguarci per rivalutare e valorizzare al meglio il territorio di Nepi che, con le sue molteplici ricchezze naturali, offre una lunga lista di possibilità di arricchimento sotto ogni punto di vista, in primo luogo quello alimentare. La filosofia che ci accompagna deriva dalla volontà di creare una meravigliosa opportunità di collaborazione tra gli uomini e la natura”. Il Consorzio è impegnato a valorizzare la meravigliosa coltivazione di questo meraviglioso fiore nel rispetto dell’ambiente e del territorio per renderne il fulcro di eccellenza della Tuscia condividendo pienamente tutela e principi riservati allo Zafferano migliore del mondo di Navelli.

Si ringrazia la Coop. Altopiano di Navelli per la gentile collaborazione.

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L'Altopiano di Navelli

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