L’intervista al Rettore Ruggieri: “Ricerca e laboratori, Viterbo un autentico campus diffuso le nuove sfide”

di Luciano Costantini

Aspirazione e pragmatismo, progetti e numeri. Alessandro Ruggieri è il Magnifico dell’Università della Tuscia,dunque anche un general manager chiamato a programmare e ad amministrare, ma pure un professionista con alle spalle una laurea con lode in Economia e Commercio. Uomo di pensiero e di conto, di sintesi e di squadra. Dopo due anni di mandato al vertice dell’ateneo viterbese magari può stilare un rendiconto.
“Intanto – rivendica con orgoglio – non abbiamo un centesimo di indebitamento e chiuderemo il bilancio di previsione 2019 in pareggio. Si tratta di un risultato gratificante, ottenuto dal ministero e che diventa anche un attestato di valutazione generale. Siamo riusciti a conquistare la quota di finanziamento più cospicua nella storia dell’ateneo, che ci consentirà di chiudere positivamente il 2018 e aprire il 2019 con un avanzo rassicurante. Ovviamente, non per questo ci culleremo sugli allori perché le disponibilità economiche sono in costante diminuzione e i costi in progressiva crescita. Al risultato economico corrisponde anche un miglioramento nella ricerca, nella didattica e soprattutto nel reclutamento, in un momento in cui altre realtà sono costrette a fare i conti con oggettive difficoltà di bilancio. Noi, nel frattempo, siamo riusciti ad ingaggiare ricercatori di valore assoluto”.

Proviamo a dare qualche numero
“Per quanto riguarda i finanziamenti e rispetto a tutte le università della penisola il nostro ateneo pesa per lo 0,51%. Calcolando solo le prestazioni del reclutamento, pesiamo lo 0,81%, una percentuale che sta a testimoniare l’indice di miglioramento. Con questi soldi noi ci paghiamo autonomamente gli stipendi, cosa che spesso viene dimenticata. Chiaramente, poi c’è il sostegno che ci viene dai progetti europei, legati tutti a successi nel campo della ricerca in agricoltura, agli aspetti dell’ambiente e alla chimica verde. Sul versante della didattica abbiamo avviato nuovi corsi che stanno andando bene, come quello sul territorio. Stiamo pure lavorando anche per l’istituzione di nuovi corsi, per esempio sul rischio ambientale, mettendo insieme le nostre competenze su clima, foreste e natura. Abbiamo una linea di ricerca molto ampia e molto chiara”.

Qual è la sua priorità per il 2019?
“Vorrei riuscire a fare qualcosa di più sul territorio. In sostanza, contribuire a fare di Viterbo una città universitaria, un autentico campus diffuso. Il problema più importante è quello delle infrastrutture e degli spazi disponibili. Penso alle Casermette del Paradiso, ma soprattutto alla ex caserma dei Vigili del Fuoco. Se riuscissimo, magari attraverso un sostegno istituzionale, ad averne la disponibilità sarebbe un traguardo rilevante”.

E come va il rapporto con le istituzioni?

“Con il Comune c’è una rinnovata collaborazione, prova ne sia che per la prima volta siamo riusciti a consegnare i diplomi di laurea al teatro Unione. Vedo una promettente apertura, aspettiamo i fatti”.
Rispetto al passato c’è stato un cambiamento?
“Mi pare di sì. Sicuramente c’è una maggiore attenzione. Però, insisto, io guardo sempre ai fatti. E i primi sono positivi. Credo che il sindaco Arena abbia capito come l’università sia un valore aggiunto per la città”.

In questo senso, nel passato si è sentito un po’ solo?
“Ho avuto la sensazione che l’università sia stata considerata come un accessorio: presente in città, ma che non deve incidere nelle dinamiche della città. Che poi è un limite culturale. Invece, per noi la città è importante, non tanto come bacino di utenza di studenti, ma come luogo di crescita generale”.
Uno studente appena uscito dalle Superiori perché dovrebbe iscriversi all’università della Tuscia?
“Innanzi tutto perché abbiamo una buona qualità della didattica, tutto il corpo docente è molto sensibile agli studenti e alle loro famiglie, svolgiamo corsi innovativi. Guardi che oggi la cura dei dettagli della offerta universitaria è fondamentale”.

Usciamo per un attimo dalla didattica. Parliamo di Alta Velocità ferrovia, un tema al momento di grande rilevanza. Uno scalo a Orte quanto servirebbe all’ateneo?
“Tanto. La ferrovia è la cosa più importante e non mi limito all’ Alta Velocità, mi riferisco anche al trenino con Roma. Quest’ultimo ha limiti fisici e pensare ad un intervento strutturale sarebbe veramente un sogno difficile da realizzare. Sarebbe già importante avere corse veloci ed efficienti, anche perché uno dei settori più importati del nostro bacino di utenza è quello di Bracciano che ci porta ogni anno migliaia di studenti. L’Alta Velocità ci offrirebbe a sua volta un’utenza diversa, più qualificata e ci metterebbe nella condizione di organizzare più eventi di natura scientifica e ampliare la nostra offerta per facilità di accesso a Viterbo. La crescita del cosiddetto indotto sarebbe enorme. E vorrei citare anche il completamento della Superstrada che conferirebbe una spinta notevole alla nostra sede di Civitavecchia che pure sta andando molto bene”.

Il futuro prossimo venturo del rettore Alessandro Ruggieri?
“Ho ancora un anno di mandato. Mi piacerebbe riavere il tempo di dedicarmi alla ricerca. Vedremo. Un mio maestro mi ripeteva spesso: gli incarichi non si chiedono e non si rifiutano”.

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