“Le peccatrici del Bulicame citate da Dante? Non erano viterbesi”

autore Luciano Vigneschi

Erano “pezzatrici, nel senso che lavoravano alla macerazione della canapa o “peccatrici” impegnate nel mestiere più antico del mondo? Il Bulicame è citato nella Divina Commedia anche se Dante non precisa l’attività svolta dalle donne che lui deve aver visto visitando i bagni di Viterbo. Il signor Luciano Vigneschi, evidentemente un viterbese doc, garantisce che il sommo poeta abbia voluto indicare forestiere, ma donne di mondo, interessate a curare certe immaginabili malattie con la nostra miracolosa acqua termale. Vigneschi lo spiega in una deliziosa lettera al Messaggero, pubblicata il 19 agosto 1950 sulla pagina locale, indirizzata al corrispondente Alessandro Vismara, dall’eloquente titolo “In difesa delle donne viterbesi”. Nel testo non c’è alcuna acrimonia, ma soltanto una educata presa di posizione personalissima, magari ispirata da un ragionevole spirito campanilistico. Buona lettura.(L.C.)

“Il prof. Vismara, assente per un viaggio di istruzione nei Paesi Nordici (beato lui) certamente mi scuserà. Del resto non voglio polemizzare con lui. Voglio solo fare una precisazione. Nella sua dotta e briosa conferenza su “Dante e Viterbo”, a proposito dei versi danteschi che fan cenno al Bulicame, il professore cita un detto popolare: “Viterbo città dalle belle fontane – gli uomini cornuti – e le donne… conseguenza logica dell’attributo maschile”. Molti dantisti, dice il professore, intendono “pezzatrici”, quelle che “si partono” il ruscello. Altri, senz’altro intendono peccatrici. Per questo ai posteri l’ardua sentenza. Ma, pur intendendo peccatrici, non è detto che queste peccatrici siano viterbesi. Chi scrive ha una certa tal quale, seppur modesta e incompleta, conoscenza anche delle donne viterbesi, e può affermare, senza tema di smentite, che le peccatrici diciamo così… patentate, oggi nel 1950, possono contarsi sulla punta. Settecento anni fa eran certamente di meno e quindi la fama di esse non poteva esser giunta all’Alighieri. E’ vero, invece, che la fama delle virtù terapeutiche del Bulicame era giunta ovunque, e quindi, le peccatrici di altre città venivano qui a curare i loro…incerti del mestiere. Non ledono affatto, perciò, quei versi danteschi l’onore delle nostre donne, ma reclamizzano soltanto una nostra risorsa naturale. In quanto poi allo sciocco detto popolare: “Viterbo, città dalle belle fontane ecc. possiamo citarne altri che lo annullano. Lo stesso si dice per l’Aquila, città dalle fontane bellissime, e si dice anche: “Dove sono campane, ivi sono…”. Il verso è facile a completarsi dato che ha la rima baciata. Ma tutti questi detti, quello di Viterbo, quello dell’Aquila, quello delle campane sono sciocchi e ingiusti, come sciocche ed ingiuste sono tutte le generalizzazioni. Vanta Viterbo due eroine: Rosa e Galiana. E di nessuna delle due si possono fare apprezzamenti men che lusinghieri. Ognuna nel suo campo ha combattuto, ma tutte e due sono state onestissime. Le donne di Viterbo, sempre, han seguito, seguono e seguiranno il loro esempio. Il Bulicame è a disposizione dei forestieri”.

 

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