Si è appena conclusa l’esperienza al teatro Argentina di Roma, uno dei più prestigiosi teatri d’Italia e del mondo, della nuova versione di Carmen di Georges Bizet rivisitata dal tenore le nepesino Roberto Cresca. Un’esperienza dove la Tuscia l’ha fatta da protagonista non solo per Cresca, tenore impegnato nel difficile ruolo di Don Josè e direttore artistico del Mythos Opera Festival, ma anche per la presenza dell’Accademia delle Arti e dello Spettacolo di Viterbo. Il Mº Massimo D’Alessio, direttore dell’Accademia Viterbese, si è distinto sulla scena per aver interpretato il ruolo di Lillas Pastia mentre le coreografie erano della coreografa Emanuela Boni, già coreografa presso l’accademia del Teatro alla Scala di Milano. Molti altri giovani artisti e danzatori della Tuscia hanno partecipato all’evento decretando un vero e proprio successo di critica e di pubblico che, nonostante i tempi difficili di pandemia ha partecipato numeroso alle varie repliche presso il teatro romano. L’allestimento di questa versione di Carmen, con la regia firmata da Roberta Provenzani, sottolinea la dicotomia “amore e morte” e l’intera vicenda vede situazioni legate tra di loro con un filo rosso che porteranno ad un ineluttabile destino finale. Lo stesso incipit è di grande impatto per lo spettatore con il tarocco della “morte” che viene mostrato fin dalle prime note dell’ orchestra (diretta dal Mº Vincenzo Gardani) e preannuncia così il tragico epilogo. L’assenza totale di scenografia ha permesso di esaltare il “materiale umano” che ha fin dall’’ouverture ha affollato lo spazio scenico. Grazie alla collaborazione del Mythos Opera Festival con varie Accademie di recitazione e di danza romane (Accademia Internazionale di Teatro, Accademia Sofia Amendolea, Accademia Menandro, Nuove Dinamiche Danza, Danzi-Amo, Accademia Danza Canto Recitazione di Viterbo, Le Patrizie) la scena si animava ricreando una vera e propria piazza mediterranea. Ineccepibile la prova dei solisti: Karina Demurova nei panni di Carmen, oltre a una presenza scenica e bellezza indiscutibili, ha sfoggiato una voce omogenea e pastosa adatta all’eroina di Bizet e si è messa in mostra anche come virtuosa musicista suonando in scena le nacchere. Suadente e ammaliatrice nell’habanera quanto cupa e misteriosa nell’aria delle carte, una prova maiuscola per il mezzosoprano armeno. Roberto Cresca come Don Josè ha messo in luce il percorso turbativo che subisce il personaggio che da buon soldato ligio al dovere impazzisce per amore e compie gesti estremi dettati dall’istinto e dalla passione. La voce è salda, brunita e drammatica ma capace di piegarsi a sfumature e pianissimi a fior di labbro come nella celeberrima aria del fiore. Splendida prova del soprano Roberta Manovelli come Micaela, una voce potente e ben gestita che ha messo in risalto le parti più squisitamente liriche della partitura. Di grande impatto vocale anche la prova del baritono Alessio Quaresima Escobar come Escamillo, spavaldo e baldanzoso nell’aria “votre toast” quanto raffinato e romantico nel duettino con Carmen. Molto suggestivo l’entracte (un plauso particolare al flauto solista Claudio Palazzi) dove si è raggiunto uno dei momenti musicali più evocativi e dove sulla scena veniva dipanato un filo rosso, interrotto prima della chiusura del cerchio. Proprio come il destino brutale che molto spesso subiscono le donne vittime di femminicidio. D’altronde Carmen è un esempio lampante di femminicidio nell’opera lirica, un prezzo che molte donne tutt’oggi pagano per avere idee molto chiare sulla propria vita basata sulla libertà. “Libera ella è nata e libera morrà”.
“Le destin de Carmen” rivista dal tenore nepesino Roberto Cresca apre il nuovo anno al teatro Argentina di Roma
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