La Voce dei Quartieri nella Viterbo che cambia

di Luciano Costantini

FAVL, acronimo per Fanum, Arbanum, Vetulonia, Longula. Ovvero i quattro antichissimi castelli dall’unione dei quali nacque e si sviluppò il nucleo primitivo di Viterbo. Una lunghissima storia, fatta di momenti luminosi e di ombre inquietanti, di lotte fratricide tra famiglie nobili, di scontri cruenti tra fedeli del Papa e seguaci dell’Imperatore. Con il capoluogo della Tuscia inevitabilmente protagonista assoluto. All’interno della quasi millenaria cinta muraria è cresciuta la città ed è anche maturato il carattere dei viterbesi: pugnace, irrequieto, ambizioso, ancorché apatico. Il trascorrere dei secoli ha levigato, talvolta fino a cancellare, queste peculiarità. La Viterbo del ventunesimo secolo è una città diversa, probabilmente alla ricerca della perduta identità. Una città chiamata oggi a fare i conti con una crisi economia cronica, tra le più dure del dopoguerra, con un tessuto sociale nel quale via via si va cucendo, con oggettive difficoltà, la trama delle diverse etnie. Una volta, neppure tanto fa, l’integrazione passava attraverso la massiccia presenza dei militari, oggi attraverso quella degli immigrati.
Ovvio, non poteva non cambiare anche il volto della città. Fuori le mura una crescita con ritmi e dimensioni spesso incontrollati che ne hanno modificato assetto urbanistico e condizione sociale. Una sorta di mutazione genetica. Il quartiere di Pianoscarano è profondamente diverso da quello dei Cappuccini; il centro storico non può avere esigenze ed interessi appena similari a quelli dell’Ellera, del Pilastro o di Santa Barbara. Viterbo non è sfuggita al devastante abbraccio del cemento che, in molti casi, ne ha cancellato il passato e stravolto i connotati. Nel generale e colpevole silenzio. TusciaUp, attraverso l’occhio attento e la penna di Eleonora Speranza e Andrea Multari, due studenti dell’Università della Tuscia del Disucom (Dipartimento di Scienze Umanistiche, Comunicazione e Turismo), diretto dal prof. Giovanni Fiorentino, ha voluto fotografare lo status del capoluogo e tentare di tracciarne i tratti più evidenti: emergenze e opportunità, compatibilità e contraddizioni. Un prezioso screening che non ha la presunzione di fornire indirizzi vincolanti nella gestione della cosa pubblica – c’è già chi legittimamente è deputato a farlo -, ma che può essere di stimolo al fine di aprire un tavolo di lavoro, il più possibile realistico, sulla Viterbo anni 2000. La nostra aspirazione è di offrire un modesto contributo alla collettività ed alle istituzioni. Lo faremo con sei appuntamenti settimanali che partiranno mercoledì 20 febbraio. per concludersi il 27 marzo 2019.
Invitiamo tutti coloro che vorranno offrire la propria collaborazione per dare voce al loro quartiere di scriverci: redazione@tusciaup.com

FOTO di Valerio Giulianelli www.fotogiulianelli.it

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