La storia di Maggese, il libro di Marco Cavaliere, un intenso viaggio fatto non di strade, ma di vite

Certe scene sembrano scene, e invece sono manuali di filosofia.
Come questa scena qui, sul treno per tornare a casa. C’è un sole caldo che si prepara a morire e un pomeriggio che si prepara a diventare adulto.
Lei è una donna in età avanzata, viaggia spesso con me su questa carrozza. Mi chiedo dove vada, tutti i giorni, magari un giorno avrò il coraggio di chiederglielo.
Lui è un giovane forestiero, con uno zaino bello grosso sulla cappelliera e un cappello morbido in testa.
Guardano il lago che scorre oltre i binari, immobile eppure irrefrenabile, come il dipinto di un torrente in piena.
Guardano entrambi le colline intorno, le case arroccate sul pendìo, il traghetto che porta sull’altra sponda. Guardano lo stesso, identico, magnifico panorama. Eppure, a guardarli, vedo due panorami completamente opposti:
Lui guarda un mondo nuovo, guarda con gli occhi del bambino nato da poco, cerca di abbracciare più paesaggio possibile. Guarda come fosse un grandangolo, si lascia travolgere dalla grandezza di una natura inedita.
Lei guarda casa sua, guarda un luogo che probabilmente l’ha vista invecchiare, testimone di ogni ruga sul suo volto, compagno di chissà quanti pomeriggi. Si sofferma probabilmente sui dettagli, riconosce le crepe su ogni balcone, il ramo dell’albero che ha superato la stagione, potrebbe indicare ogni filo d’erba e chiamarlo per nome.
E non è forse questo, uno dei grandi paradossi di questa ironica vita?
Viaggiamo in lungo e in largo, scorrazziamo su questa sfera irregolare, vorticosa e ricca di tesori, attraversiamo i luoghi senza accorgerci che lo siamo.
Siamo luoghi, per dio.
Viviamo i luoghi e invece luoghi lo siamo, siamo i luoghi che abbiamo vissuto e quei luoghi sono fatti di noi. Guardiamo al mondo come fossimo spettatori, senza accorgerci che siamo il mondo, che il mondo è la somma delle nostre esistenze.
Che siamo luoghi di passaggio, che la gente entra ed esce dalla nostra vita ogni giorno. Qualcuno prenderà qualcosa, qualcuno lascerà qualcosa, qualcuno scomparirà, qualcuno ritornerà. Qualcuno è appena arrivato, qualcuno ci è stato sempre. Qualcuno ci ricorderà, qualcuno no, qualcuno si pentirà di non aver fatto una foto.
Ho creduto di vedere due persone sedute,
ma quel che ho visto erano due panorami.
Differenti, diametralmente opposti, magnifici.
Certe persone sembrano persone,
e invece sono carte geografiche.
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La storia di Maggese:

 

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