La ricorrenza del 25 aprile? E’ il Natale laico dell’Italia

Di Arnaldo Sassi

“La ricorrenza del 25 aprile? E’ il Natale laico dell’Italia, la ricorrenza più importante della nostra storia. Perché segna la sconfitta del fascismo e dell’occupazione nazista, nonché la nascita della vera democrazia”. Con queste parole un accalorato Enrico Mezzetti ha esordito la sua prolusione durante le celebrazioni svoltesi giovedì mattina nel capoluogo viterbese. Celebrazioni cui hanno partecipato autorità civili e militari (presenti la sindaca Chiara Frontini, il presidente della Provincia Alessandro Romoli, il vice presidente del consiglio regionale Enrico Panunzi e diversi assessori e consiglieri comunali), durante le quali sono state poste corone di alloro al monumento ai caduti e alle vittime della Resistenza. In precedenza un omaggio era stato dedicato a Mariano Buratti, trucidato dai nazisti nel 1944, davanti al liceo a lui dedicato.

Accalorato e appassionato, si diceva, l’intervento di Mezzetti il quale non ha mancato di ricordare come la Resistenza sia stato un movimento di popolo, che ha restituito all’Italia una dignità nazionale. “Senza la Resistenza – ha aggiunto – oggi non avremmo questa Costituzione, ma ne avremmo una fatta da altri, come accadde in Giappone”.

Mezzetti ha poi proseguito: “La Costituzione e l’antifascismo dovrebbero essere una pratica quotidiana per sconfiggere il razzismo, l’oppressione e i manganelli, lo sfruttamento e la devastazione ambientale. E per invocare la pace in Ucraina e in Palestina. Una linea rossa invalicabile, soprattutto quando si tende a intaccare gli attuali poteri dello Stato: legislativo, esecutivo e giudiziario.

Non è mancato un riferimento al linguaggio dei nostri giorni. “Oggi si pone molta attenzione – ha detto ancora – al concetto di nazione, dimenticando che nel secolo scorso il nazionalismo ha portato guerre sanguinose. Noi preferiamo il termine di patria. Chi si riconosce nel 25 aprile è un patriota. I rappresentanti viterbesi delle istituzioni che oggi sono assenti non lo sono”.

Poi ancora un riferimento all’unità e soprattutto ai cattolici. “Senza di loro – ha concluso Mezzetti – non ci sarebbe stata la Resistenza. Lo ha scritto anche Giorgio Bocca, che era un uomo di sinistra. I preti di montagna crearono le condizioni per unire i combattenti e per favorire l’aiuto delle truppe alleate. Sbaglia chi pensa che la Resistenza sia stata portata avanti solo dai comunisti e da quelli del Partito d’azione. Fu un intero popolo a reagire al fascismo”.

Infine un saluto affettuoso allo scrittore Antonio Scurati (“Non tanto per la censura, quanto per le subdole e viscide insinuazioni che sono seguite”); a Luciano Canfora, per la sua onestà intellettuale e per la sua passione civile; a Luciana Castellina, premiata recentemente a Crotone da Arci, Cgil e Anpi per la sua attività culturale. A conclusione un saluto ai giovani, che dovranno confrontarsi con un futuro non molto roseo.

Enrico Mezzetti
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