Venerdì 8 dicembre, a palazzo Orsini di Bomarzo (ore 15.30), si terrà il vernissage della mostra “Infinito Vicino”, a cura di Massimo Scaringella con le opere di 12 artisti contemporanei realizzate con tecniche e linguaggi diversi: pittura, fotografia, scultura. L’elenco degli autori è composto da Raniero Botti, Gio’ Camia, Giovanni De Angelis, Gioxe De Micheli, Paolo Giorgi, Pierluigi Isola, Massimo Livadiotti, Laura Mega, Flavia Mitolo, Daniela Perego, Claudia Quintieri, Roberto Vignoli. L’esposizione sarà aperta fino al 31 dicembre. È anche l’ultimo appuntamento della manifestazione “Nel segno di Vicino” con la quale il Comune di Bomarzo ha voluto celebrare il quinto centenario della nascita del principe Orsini.
Più di un anno di eventi, durante il quale si sono tenuti convegni, spettacoli, rievocazioni storiche, proiezioni e tanto altro.
“Infinito Vicino”, le sculture del Sacro Bosco di Bomarzo sono state spesso fonte di ispirazione degli artisti più celebri del secolo scorso. Solo per citarne uno, basti ricordare Salvator Dalì e il suo dipinto “Le tentazioni di Sant’Antonio”. Un fascino immutato nel tempo. Infinito, come il titolo della mostra dedicata a colui che le ideò. Dodici artisti di oggi si sono lasciati ispirare ancora.
“L’arte – scrive il curatore Massimo Scaringella – è un miracolo della vita che impone all’artista un lavoro permanente e questi artisti con le loro opere, hanno svolto una parte del compito, quello della perenne ricerca del Sé. Quel Sé che Vicino Orsini ha ricercato cinquecento anni fa e che noi celebriamo riconoscenti”.
L’opera di Raniero Botti emana una sensazione di calma e di riflessione sulla natura della Tuscia e richiama antiche atmosfere. Giò Camia nel suo scatto fotografico immortala la scultura simbolo del Sacro bosco trasferendola con un gioco di luci e colori in un’altra dimensione. Una dimensione surreale per Gioxe De Micheli che inscatola visivamente l’Orso simbolo della forza della famiglia Orsini. Con la sublime pittura che lo riconosce Paolo Giorgi entra nell’intimo di una stanza in cui è chiaro il parallellismo tra la figura della fanciulla e la Sfinge. Lo scatto fotografico di Giovanni de Angelis trasforma il luogo, con un mirabile bianco e nero, in una quinta teatrale surreale. Pierluigi Isola, da sempre, ricerca il punto focale delle sue opere e inserisce la Sirena in un bosco rarefatto rendendo bene la sublimazione tra rocce e natura. Massimo Livadiotti da sempre indirizza il suo lavoro pittorico verso l’ironia e la sintesi del soggetto dipinto in cui appaiono personaggi fantastici. Il lavoro concettuale di Laura Mega si concentra sulle frasi lapidarie scritte in rosso da Vicino sulle pietre e riportate ricamate su centrini antichi. Flavia Mitolo con la sua scultura di marmo di Carrara cerca di ricostruire il “germe” scultoreo di Vicino usando lo stesso linguaggio visivo. Daniela Perego da sempre guarda alla natura come base del suo lavoro artistico e non poteva mancare qui uno dei suoi “alberi del bosco”. Claudia Quintieri concentra il suo scatto fotografico sull’architettura creata dalle creature del parco. Mostrando il ricercato gioco di luce tra opere e realtà naturale. Roberto Vignoli incentra il
suo obiettivo sul Cavallo alato che attirato dal sole che si intravede tra il fogliame sembra chiamarlo a sé.