Il silenzio della palude, su Netflix il noir spagnolo che intreccia realtà e finzione

di Nicole Chiassarini

Il silenzio della palude è l’esordio come regista sul grande schermo di Marc Vigil, una produzione spagnola lanciata da Netflix, con protagonista Pedro Alonso, il famoso Berlino ne La casa di carta. Un noir dove la finzione letteraria si mescola con una realtà colma di violenza e corruzione, ricercando uno stile alla Brian De Palma o Alfred Hitchcock e discostandosi dai canonici thriller di genere.
Q è un ex giornalista, ormai scrittore di romanzi polizieschi di grande successo. Tutti i suoi libri sono ambientati a Valencia, sua città natale, che fa da scenografia a brutali omicidi legati alla corruzione politica e sociale che in quella città si muove su più livelli. Ma tutti questi crimini non sembrano solo dei semplici racconti, inizia così una lunga e spietata ricerca per trovare il colpevole. Tra politici, sicari e zingari padroni del malaffare gli intrecci della corruzione portano a vedere finalmente una decadenza che per troppo tempo era rimasta nascosta agli occhi di molti. È così che realtà e finzione si mescoleranno inevitabilmente, fino a diventare quasi indistinguibili.
Il film è un adattamento all’omonimo romanzo di Juanjo Braulio e vede protagonista della vicenda, proprio come da tradizione, uno scrittore, il quale per poter scrivere i suoi romanzi, cerca ispirazione nella realtà che lo circonda, in un mondo marcio e corrotto, privo di eroi o figure esemplari.
Sono sempre più frequenti le produzioni spagnole all’interno della piattaforma streaming Netflix, molto spesso figlie del successo della serie La casa di carta. Infatti anche in questo lungometraggio ritroviamo Pedro Alonso, uno dei personaggi e attori più amati, che fa da protagonista in questo nuovo thriller spagnolo che intreccia realtà e finzione in modo efficace, mostrando scene intense, capaci di rendere lo spettatore attivo di fronte alla corruzione e al degrado di una Valencia scenario di criminalità.
Specialmente nella prima parte del film, il regista gioca con il voice-over, raccontando le pagine scritte da Q con scene di quanto effettivamente compiuto dal protagonista. Riuscendo perfettamente a creare un indistinguibile mélange che ci accompagnerà fino alla fine della pellicola
Con l’avanzare degli eventi, aumentano i personaggi, i segreti e si manifesta sempre più una società succube di una corruzione divenuta ormai parte integrante della quotidianità. A prima vista tutto l’insieme sembra far perdere omogeneità al prodotto, ma avvicinandosi al finale, tutti i pezzi del puzzle si congiungono rendendo ben chiaro l’intento del regista e dello scrittore.
Purtroppo, però, la storia non riesce a concludersi dimostrando completamente l’enorme potenziale latente, restando in bilico senza sbilanciarsi. Forse frutto dell’inesperienza del regista sul grande schermo.
Ma nonostante la cautela, le atmosfere sono gestite molto bene, e rendono le eccellenti scenografie perfettamente in linea con lo scopo della storia. Le musiche riescono a trasportare lo spettatore in quell’ambiente oscuro figlio dell’illegalità.
Molto buona anche la performance degli attori, i quali hanno dimostrato padronanza di fronte ad un copione fatto molto più di sguardi e gesti che di dialoghi, adattandosi con concretezza ad un film affascinante e ostico. Ovviamente Pedro Alonso si conferma una figura eccellente nel panorama del cinema spagnolo.
Il silenzio della palude di Marc Vigil gioca sull’intreccio della propria trama e la resa dei conti finale chiude un cerchio che nel corso degli eventi non si sbilancia, mostrandosi semplice ma efficace. È una pellicola con marcate influenze noir e buone caratterizzazioni dei personaggi che offrono interessanti spunti.

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