Il giornalista Rescifina e il sociologo Mattioli hanno raccontato la guerra tra Viterbo e Ferento

Giuseppe Rescifina e Francesco Mattioli

Tardo pomeriggio di domenica a Ferento. Per la rassegna “Tramonti” va in scena la tragica guerra tra l’omonima città di origini etrusche e Viterbo. A rievocarla il racconto del giornalista Giuseppe Rescifina e del sociologo Francesco Mattioli, insieme ai componenti del gruppo medievale “La contesa”. Pubblico numeroso, alla fine anche un po’ infreddolito, ma che ha apprezzato. Una storia, quella tra le due comunità, narrata nei minimi particolari, spesso anche inediti. Non si sa come la guerra divampò né chi fu a scatenarla, ma si sa certamente come finì: con la distruzione di Ferento da parte dei nemici viterbesi che si appropriarono persino della palma ferentese per aggiungerla al loro leone, a testimonianza imperitura di vittoria. Come si svolsero realmente i fatti? Nel racconto di Rescifina una cronaca prettamente giornalistica degli avvenimenti del tempo. Mattioli ha messo in campo invece le varie ipotesi sulle cause che scatenarono il conflitto: semplicemente uno scontro tra due centri da sempre rivali oppure la conseguenza di un confronto personale tra famiglie, sfociato in una lotta di tutti? In mezzo, inevitabilmente, la figura della leggendaria Galiana e dell’imperatore svevo. Infine, la diaspora dei ferentesi che andarono a ricostruire le loro case alcuni chilometri più in là dalla loro citta ormai devastata. Nacque così Grotte Santo Stefano. Ci fu anche chi preferì una vita diversa in un nuovo quartiere, proprio a Viterbo. Ed ecco sorgere San Faustino. La fontana della piazza omonima si dice ideata e costruita da un certo Giovanni da Ferento. Una rievocazione in parte inedita che meritava e merita un legittimo approfondimento. I “Tramonti” hanno dato il loro contributo in un tiepido pomeriggio di agosto. (L. C.)

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