Gran Premio Liberazione e Regione Lazio: un connubio non comune

La storia del Gran Premio Liberazione è lunga e recente al tempo stesso: lunga perché la gara nasce nel 1946 proprio sulla base della volontà di celebrare attraverso lo spirito di aggregazione dello sport la giornata che segnò l’uscita dell’Italia dal conflitto mondiale. Recente perché la manifestazione era andata progressivamente in crisi fino a sparire dai calendari. Un lento ma inesauribile declino che la Regione Lazio ha affrontato al fianco dei vecchi organizzatori, cercando in tutti i modi di arrestarlo, ma anche sostenendo con forza l’acquisizione dei diritti da parte del nuovo staff guidato da Claudio Terenzi.

Su queste basi la chiacchierata con Roberto Tavani (nella foto), Delegato allo Sport della Regione Lazio, si discosta presto e completamente dalle solite interviste al politico di turno sull’evento di turno. Si parla di temi veri, sempre legati alla manifestazione del 25 aprile: “L’ente al quale appartengo ha sempre dimostrato un grande interesse verso il Gran Premio Liberazione, sostenendolo finché è stato possibile quand’era in gravi difficoltà proprio per i significati e il prestigio che la manifestazione ha sempre mostrato. A maggior ragione siamo presenti ora che nuove potenzialità si stanno affermando in maniera forte. Parliamo del terzo evento sportivo più antico della Capitale dopo il concorso ippico e gli Internazionali d’Italia, ma al di là dell’aspetto sportivo sono i significati intrinsechi dell’evento che restano indelebili e che lo pongono in primo piano anche ai nostri occhi. Basti ricordare quanto avveniva nelle prime edizioni del dopoguerra, quando il vincitore si recava poi con una corona di fiori a Porta San Paolo a rendere omaggio ai caduti. Il Liberazione ha l’indubbio merito di tramandare la memoria attraverso lo sport, non è poco”.

Il Gran Premio Liberazione sta cambiando pelle. Sotto la vigorosa guida del Team Terenzi, intorno alla manifestazione internazionale per Under 23 stanno sorgendo tante nuove iniziative, come la ciclopedalata del sabato che darà il via alla tre giorni ciclistica romana. E’ proprio su questa novità che Tavani vuole mettere l’accento anche per uscire dai rigidi schemi dell’agonismo: “Al ciclismo viene affiancato in questo modo il tema della ciclabilità. Una manifestazione come il Liberazione per agonisti fa venire voglia di pedalare, ma resta come per ogni sport di vertice qualcosa che si guarda, la cui partecipazione popolare resta esterna. In questo modo invece si può essere protagonisti, la ciclopedalata diventa elemento di promozione del pedalare in città e quindi arricchisce il tessuto del Liberazione di nuove tematiche, affiancando al valore della memoria e del passato quello della vita al presente, la sostenibilità ambientale in una metropoli, l’importanza della manutenzione delle strade che renda possibile e meno pericolosa la circolazione per chi non va su mezzi motorizzati”.

L’occasione è ghiotta per sottoporre al rappresentante dell’Ente un tema importante: a Roma come nel Lazio ci sono tantissime manifestazioni podistiche, che vanno dal livello internazionale fino alle prove di quartiere. Ciclisticamente il calendario annuale è molto, molto più scarno, può essere il Liberazione, evento di punta un traino per un allargamento del panorama di eventi su due ruote? “Il tema è interessante e va affrontato con delicatezza. Il movimento podistico si è affermato nel corso degli anni, ma non dobbiamo dimenticare che fino a un paio di anni fa si rischiava una forte sua contrazione che poteva portare anche a una crisi senza ritorno. Il tema delle corse su strada nel loro insieme è difficile, io sono convinto che il loro futuro (e sto parlando di podismo come di ciclismo) passi solo attraverso una moratoria delle spese di gestione, dai vigili alle transenne. Costi altissimi, che per le corse ciclistiche, per la loro stessa concezione, sono ancor più tali. Potenzialmente è chiaro che come per il podismo anche il ciclismo potrebbe avere manifestazioni, spazi, possibilità, ma bisogna considerare i costi che non hanno garanzie. Bisogna fare un plauso al Team Terenzi che si è accollato un onere non da poco, restituendo un patrimonio alla città”.

A tal proposito non va dimenticato che il Liberazione è ripartito dopo ben due anni di stop e chi gravita nel mondo sportivo sa bene che rilanciare un evento dopo un simile intervallo è difficilissimo perché si tende facilmente a dimenticare: “Anche noi della Regione a un certo punto ci stavamo arrendendo considerando proprio i costi enormi dell’evento e non credevamo più che qualcuno potesse imbarcarsi in questa impervia avventura. Ripartire è molto complicato nonostante il movimento ciclistico laziale sia più vivo che mai. Esserci riusciti è un motivo di sollievo, ora il Team Terenzi ha bisogno del sostegno di tutti, per riportare il Liberazione ai suoi antichi fasti ma al passo del ciclismo del terzo millennio”.

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