Francesco Tarricone è stato viceprefetto vicario di Viterbo, oggi è cittadino “adottato”

di Donatella Agostini

La Prefettura di Viterbo è emanazione del Ministero dell’Interno e rappresenta il Governo sul nostro territorio. La connessione con l’organo esecutivo centrale è tale che le Prefetture hanno assunto, all’inizio degli anni Duemila, la denominazione di Uffici Territoriali del Governo. Le loro attività sono molteplici: coordinano ed implementano l’attività amministrativa degli uffici periferici dello Stato, favorendo in questo modo l’integrazione tra azione centrale e azione della Regione e degli Enti locali; vigilano nel campo dell’ordine e della sicurezza pubblica, sull’immigrazione, sulla Protezione Civile. Le Prefetture sono dirette da un Prefetto, coadiuvato dalla figura del Viceprefetto vicario, che lo sostituisce in caso di assenza o impedimento. Tali figure, lungi dal rimanere confinate alle scrivanie, si trovano spesso a diretto contatto con i cittadini ed in prima linea nella risoluzione di problemi urgenti che affliggono i territori.

Abbiamo incontrato il dott. Francesco Tarricone, Viceprefetto vicario di Viterbo dal 2006 al 2015, per parlare insieme della sua particolare attività e della Tuscia, che lui ha eletto a sua residenza dopo aver percorso in lungo e in largo il territorio nazionale nel corso della sua carriera.

Originario di Napoli, dove è nato nel 1957 e della quale conserva la verve e la grande comunicativa, ha accumulato una grande esperienza nel campo. «Sono arrivato a Viterbo nel 2006, proveniente da Imperia», inizia a raccontare. «Per il mio lavoro di dirigente nella carriera prefettizia, avevo chiesto ed ottenuto il trasferimento su chiamata, in quanto qui c’era la necessità di un nuovo vicario.  Il prefetto di allora, Alessandro Giacchetti, avendo fiducia in me, mi scelse, ed io ben volentieri mi trasferii. Anche perché essendo abituato a vivere nel Lazio – regione che a me piace molto – per me era un ritorno alle origini. E la Tuscia era stata la nostra meta turistica quando io e la la mia famiglia vivevamo a Rieti. Dal 2006 non ho più spostato la mia residenza, per quanto le vicende lavorative mi abbiano portato ancora altrove». Vicende che lo hanno visto entrare alle dipendenze del Ministero dell’Interno nel 1985, a seguito di un concorso, e poi assegnare a Rieti, dove è diventato capo di Gabinetto fino al 2000. Dopo una breve parentesi a Roma, al Ministero dell’Interno, è stato trasferito ad Imperia, sempre nelle vesti di capo di Gabinetto, per poi arrivare nella nostra città.

Ma una parte importante della sua carriera ha riguardato gli incarichi commissariali, che ha svolto parallelamente alla sua attività ordinaria. Cos’è il commissariamento e quand’è che un comune viene commissariato? «Il commissariamento non è altro che la sostituzione – da parte del commissario – degli organi politici di un comune che è entrato in crisi: sindaco, giunta e consiglio. Una crisi che può essere dovuta a scioglimenti ordinari (dimissioni del sindaco, mozione di sfiducia al sindaco, dimissioni della maggioranza dei consiglieri). Oppure se il comune attraversa un momento di difficoltà economica e finanziaria e non viene approvato il bilancio di previsione nei termini stabiliti dalla legge. Infine, un comune può essere commissariato se emergono elementi su collegamenti degli amministratori con la criminalità organizzata: in altre parole, se c’è il rischio di infiltrazioni mafiose. Il commissariamento deve durare il meno possibile, perché il comune ha bisogno dei suoi organi politici eletti dal popolo», continua Tarricone. «Il commissario sostituisce quelle figure politiche, ma non può svolgere attività politica. Tutto quello che io facevo non era in virtù di un consenso che mi dovevo costruire. Era un’attività il più oggettiva possibile per tentare di fronteggiare la situazione. Ci sono stati commissariamenti più brevi e più lunghi, nei quali ci siamo misurati di volta in volta con i problemi, sperando di riuscire a dare qualche soluzione. Dicevo sempre con onestà di non possedere la bacchetta magica, e questo veniva apprezzato. Potrei raccomandarlo anche ai politici di oggi: è meglio sempre dire la verità ai cittadini, essere realisti, essere agganciati ai problemi e stare con i piedi per terra». In veste di commissario straordinario il dott. Tarricone svolge la sua attività in ben 14 comuni diversi del territorio nazionale, alcuni dei quali sciolti per mafia. «Gli incarichi commissariali mi gratificavano molto, anche perché mi portavano a contatto con la gente», racconta. «Perché il comune è trincea, quando stai in comune ti devi occupare dei problemi veri e cercare di risolverli sul territorio. Così, seppure conservando il mio ruolo di viceprefetto, ho cominciato a girare l’Italia. Mi spostavo in macchina, in treno, in aereo, malgrado negli ultimi periodi ci fossero le difficoltà dovute alla pandemia. E, immancabilmente, nei fine settimana tornavo a Viterbo. Le realtà in cui mi trovavo ad operare, prevalentemente meridionali, erano molto difficili.  Tornare una volta alla settimana a casa a Viterbo, ritrovarsi in un ambiente un po’ più ameno, per me era salutare. Qui si vive tranquilli, sereni, ci si sposta con una certa speditezza».

L’occasione è propizia per accennare alla situazione della Tuscia, considerata tranquilla dal punto di vista della sicurezza e dell’ordine pubblico. «Parlare di un territorio come isola felice, o comunque totalmente estraneo a certi fenomeni, penso sia una forzatura», afferma. «Non c’è territorio che possa definirsi immune da essi, tanto meno la Tuscia. Per l’incarico ricoperto in Prefettura per 10 anni, ho conosciuto anche le singole realtà della provincia, ho affrontato insieme ai prefetti che si sono succeduti emergenze come l’arsenico nell’acqua, il fenomeno migratorio con l’arrivo – a volte massiccio – degli immigrati, la malattia che decima i castagni. Ricordo le problematiche connesse alla presenza della famiglia Casamonica con il rilascio delle interdittive antimafia. E poi la microcriminalità, seppure in maniera molto ridotta rispetto ad altre località. Questi fenomeni vanno costantemente monitorati, e l’attenzione non deve mai abbassare il livello di guardia». Attenzione che va riservata anche a manifestazioni di festa come Santa Rosa. «Dopo tanti anni di permanenza in questa città ho imparato ad apprezzare la processione della Macchina che si ripete ogni anno, e che prima vivevo direttamente in Prefettura, per l’organizzazione della stessa, ed oggi con uguale emozione da cittadino “adottato”». Le difficoltà quotidiane vissute a Viterbo sono una cosa, nella sua città, Napoli, sono ben altre. «Però è naturale e sacrosanto che per i cittadini viterbesi siano qualcosa da risolvere». Napoli è rimasta nel suo cuore, insieme al tifo appassionato per la sua squadra di calcio, che sta vivendo un momento di splendore. «Da buon napoletano, non ne parlo troppo e faccio gli scongiuri!», conclude sorridendo il dott. Tarricone, che in ultimo ci indica i suoi “luoghi del cuore” della Tuscia: «Sono molti: i monti Cimini, il lago di Vico, il lago di Bolsena… da buon pensionato, la mia passeggiatina sul lungolago di Montefiascone non me la toglie nessuno».

 

 

 

 

 

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