Francesco Bruni al Tuscia Film Fest, applausi e commozione per Cosa Sarà

di Nicole Chiassarini

Nella esclusiva cornice di piazza San Lorenzo a Viterbo, la terza serata del Tuscia Film Fest domenica 18 luglio  si è aperta con la proiezione del film del 2020 Cosa Sarà di Francesco Bruni, con Kim Rossi Stuart. Ospiti dell’evento lo stesso regista e sua moglie, nonché attrice nel cast del film, Raffaella Lebboroni, intervistati da Enrico Magrelli.

Una storia autobiografica che porta il regista Francesco Bruni nella sua città natale, Livorno.Bruno Salvati è un regista, la cui vita scorre tranquilla con due figli e una, ormai, ex moglie. Dopo un piccolo incidente, scopre di essere affetto da una mielodisplasia. Per poter guarire ha bisogno di un donatore di midollo da cui trarre le cellule staminali, ma questi non sono necessariamente compatibili, o presenti.

Bruno rappresenta l’alter ego di Francesco Bruni, il quale, dopo l’esperienza faccia a faccia con questa malattia, ha deciso di raccontare la sua storia ed esperienza tra medici, infermieri e morfina. Ma non si tratta di una pellicola che parla solo di malattia, anzi. Il lavoro di Francesco Bruni ci porta ad esplorare le fragilità umane. Kim Rossi Stuart è impeccabile nel ruolo del protagonista, la macchina da presa non rende giustizia alla sua performance, fatta di rabbia di fronte a ciò che non accetta, paura per la morte, ma anche tanta fragilità, aspetto molto complesso da rappresentare.

La sceneggiatura, scritta da Francesco Bruni con la collaborazione dello stesso Kim Rossi Stuart, non presenta difetti. Tra realtà, flashback e visioni – un po’ dovute anche alla morfina –, si sviluppa senza lasciare nulla al caso. Ogni personaggio è ben caratterizzato e occupa il giusto spazio di fronte allo schermo; anche la narrazione ha un ruolo di prim’ordine rispetto alla tecnica registica. Questo ci riporta agli inizi della carriera di Bruni, come sceneggiatore, dove la scrittura di una buona storia aveva, e ha tutt’ora, maggiore importanza.
Cosa sarà è un film che racconta le fragilità dell’uomo, in questo caso dello stesso regista, di fronte a ciò che non comprende e non accetta. Una storia forte e delicata allo stesso tempo che merita di avere il suo posto sui nostri schermi, che unisce un tema serio a momenti di grande leggerezza. Attualmente viene presentato durante i festival ed è disponibile su Amazon Prime Video.

Il film, scelto dal Tuscia Film Festi per l’importanza del suo messaggio, ha ricevuto forti applausi e tanta commozione. A seguire, una piacevole intervista ai due ospiti, Francesco Bruni e Raffaella Lebboroni. “Viva la medicina. Viva la morfina”. Inizia con queste parole Francesco Bruni, regista ma in qualche modo anche protagonista del suo stesso film. Non una scelta semplice quella di portare la propria storia sugli schermi.

“Il mio percorso sanitario non è stato così accidentato, ho trovato subito un donatore, mio fratello. Nei lunghi mesi successivi al ricovero, ho cominciato a ragionare da narratore. Ho voluto complicare le cose, inserire flashback, sogni e fantasmi, allucinazioni. Quando ho capito di essermi allontanato abbastanza da me stesso, che avevo materiale narrativo sufficiente, ho cominciato a scrivere. Realtà e immaginazione si uniscono, c’è una componente di immaginazione importante, la mia vita è diversa da quella di Bruno Salvati”.

Uno dei pregi, grazie anche al background di Bruni, è avere inserito momenti di leggerezza che nulla tolgono alla drammaticità della narrazione. “L’umorismo mi è connaturato. Ma quello che è veramente importante, infatti il film lo dedico a Mattia Torre, è che lui era ricoverato contemporaneamente a me nella prima fase della sua malattia. Ci sentivamo sempre al telefono, mi faceva morir dal ridere. Uscito da quella terribile esperienza ha scritto la serie La linea verticale, un racconto che mi ha ispirato e ha fatto da apripista al mio”.

È il turno di Raffaella Lebboroni, la quale ha raccontato il grande lavoro svolto dal marito nella creazione di una sceneggiatura perfetta, realizzata dopo una difficile e straordinaria operazione di distacco da sé, ma anche di grande vicinanza a sé stesso.

La serata si è conclusa tra aneddoti e risate. Francesco Bruni, è riuscito a portarci in una nuova dimensione e raccontarci la sua esperienza, con una delicatezza incommensurabile. Un grande successo che conferma  che ogni storia può farci crescere, conoscere nuovi mondi e accrescere la nostra sensibilità. E il cinema sarà  il luogo dove è possibile condividere l’emozione dell’altro.

 

 

 

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