Federlazio: Nella Tuscia per strade e superstrade siamo all’anno zero

Luciano Costantini

Strade, superstrade, ferrovie: la dotazione infrastrutturale, già scarsa, della Tuscia si è andata progressivamente deteriorando nel tempo, comunque è oggettivamente sotto il livello di un decennio fa. Non siamo all’anno zero, ma facciamo sempre più fatica a movimentare persone e merci. Chiaro, nell’era della globalizzazione la velocità di pensiero e di spostamento diventa fondamentale per una crescita che non sia velleitaria. Il dinamismo è uno dei parametri chiave per stare al passo con lo sviluppo. Ecco allora che il tema delle infrastrutture diventa dominante, autentico fil rouge della tavola rotonda che si svolge alle Terme Salus di Viterbo in occasione del tradizionale incontro di fine anno organizzato da Federlazio. Politici (il parlamentare di Fratelli d’Italia, Mauro Rotelli e il consigliere regionale Pd, Enrico Panunzi) da una parte; imprenditori dall’altra. Tema delicato, ma non accende lo scontro, tanto che il moderatore Giorgio Renzetti non trova alcuna difficoltà a contenerlo in un clima assolutamente prenatalizio. Sarà perché in lontananza echeggiano già le cornamuse o che ai sogni non credono più neanche i bambini, ma il dibattito si consuma a tempo di slow. E poi notizie non ce ne sono. Tutto come prima o quasi, tranne la manciata di chilometri che nei giorni scorsi ha arricchito (si fa per dire) la Superstrada. Più precisamente, sia Panunzi che Rotelli fanno intendere che il completamento della Terni-Orte-Civitavecchia non è cosa di mesi. “Serviranno almeno 8-10 anni”, prevede il parlamentare di Fratelli d’Italia. “Purtroppo continuano a prevalere interessi campanilistici e di bottega”, sentenzia con amarezza il parlamentare Pd. “Ed invece tutti dovremmo fare squadra e la politica dovrebbe fare sintesi” esorta con una vena di pragmatico pessimismo il direttore Federlazio, Giuseppe Crea. Poi c’è anche l’altro grande tema di attualità: la possibile fermata Alta Velocità a Orte. Assemblee pubbliche e incontri più o meno estemporanei hanno prodotto solo una vaga promessa di Trenitalia per uno “uno studio tecnico di fattibilità” di uno scalo. Che, costi a parte, potrebbe penalizzare il traffico dei convogli pendolari che evidentemente sono sempre tenuti a privilegiare i superveloci. E non è un aspetto secondario del problema. Magari nel frattempo sarebbe opportuno ridare a Orte una parvenza di stazione dignitosa, semplicemente in considerazione del fatto che essa vede sfrecciare quotidianamente più di 800 treni e raccoglie migliaia di passeggeri. Il Natale è anche e da sempre l’occasione per aprire il cuore alla speranza che troppo spesso diventa madre dell’illusione e poi della disillusione. Il presidente di Federlazio, Giovanni Calisti, deve averlo capito da tanto tempo se è vero che dedica quasi esclusivamente la relazione introduttiva alle infrastrutture: “La nostra rete viaria è in condizioni inaccettabili, da dieci anni non si fanno investimenti mentre servirebbero più risorse e più coraggio. Se rimaniamo fermi siamo perduti”. Come dargli torto di fronte a un mondo che viaggia alla velocità della luce?

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