Fauna Selvatica: gli animali della Riserva del Lago di Vico

di Chiara Sordini*

Per questo primo appuntamento di febbraio mi è stata lasciata carta bianca, così ho deciso di raccontarvi alcune esperienze lavorative che hanno come pazienti gli animali selvatici. Dal 2016, la mia collega ed io collaboriamo col CRAS (Centro Recupero Animali Selvatici) della Riserva Naturale del Lago di Vico, che ci contatta qualora gli animali che gli vengono segnalati e quindi recuperati abbiano bisogno di assistenza medica.
Ogni paziente che arriva da noi è sempre una “scoperta”: a partire dal contenimento, di cui fortunatamente si occupa il guardiaparco, che è diverso a seconda della specie, ma che può cambiare anche tra rapaci notturni e diurni, ad esempio; alle patologie, che sono quasi sempre da trauma, soprattutto incidenti automobilistici, ma ci sono capitati anche uccelli impallinati o finiti sui fili della corrente, ricci con sintomatologie respiratorie o avvelenati, tassi con sintomi neurologici, cuccioli di capriolo e volpe rimasti orfani. Per quanto riguarda questo ultimo caso vorrei dare un’informazione utile a chi si imbattesse in un cucciolo di capriolo “abbandonato”: in primavera/estate molti animali si riproducono e spesso le persone raccontano di aver trovato cuccioli apparentemente soli. A volte effettivamente le mamme possono essere state uccise, ma più spesso si allontanano per procurarsi del cibo. Toccare un cucciolo per spostarlo in un posto secondo noi più sicuro o semplicemente per fargli una carezza, potrebbe essere per lui una condanna a morte. Infatti la mamma, sentendo sul suo corpo odori diversi, non se ne prenderà più cura, lasciandolo morire di fame. Quasi due anni fa ci portarono un piccolo capriolo spostato dal ciglio della strada proprio per l’impossibilità di rimetterlo in natura. Grazie a questo “errore umano” ho potuto svezzare Lucio, così avevo chiamato il giovane capriolo, e la sua amica Emma, trovata qualche giorno dopo durante la falciatura. Inutile dire che è stata un’esperienza unica ed indimenticabile, così come l’intervento chirurgico all’ala fratturata (a livello dell’omero) del gufo Andrea o dell’intervento alla mandibola, sempre fratturata, della volpe Tommaso.
Per concludere vorrei dare qualche consiglio a chi trovi animali selvatici feriti o in difficoltà. In alcuni casi la decisione di chiamare il CRAS (o altri enti che comunque si metteranno in contatto con loro) appare scontata, quando ad esempio gli animali da soccorrere sono difficili da avvicinare, ad esempio istrici, tassi e volpi. Nel caso in cui vengano trovati uccelli a terra, ricci e cuccioli di varie specie, molte persone decidono di recuperarli e alcuni di prendersene cura. Questa scelta potrebbe mettere a rischio la sopravvivenza dell’animale: in primo luogo perché non tutti potrebbero accorgersi di eventuali patologie; poi perché ogni animale ha esigenze alimentari specifiche; infine perché per i selvatici un fattore di rischio importantissimo è lo stress, che in alcuni casi porta a morte in pochi giorni. Qualora gli animali soccorsi riuscissero a sopravvivere, dopo essere stati a contatto con l’uomo dovrebbero essere “rinselvatichiti”, e i cuccioli dovrebbero imparare a procurarsi cibo in natura. Per questi motivi la scelta migliore è contattare persone esperte che sapranno come prendersi cura degli animali al meglio e che daranno loro maggiori speranze di sopravvivenza.

 

*La dottoressa Chiara Sordini vive e lavora a Viterbo. Si è laureata presso la Facoltà di Medicina Veterinaria di Perugia, luogo dove ha prestato tirocinio in una clinica per piccoli animali ed animali esotici. Tornata a Viterbo per un periodo si è occupata anche di animali da reddito. Da circa sei anni incentra il suo lavoro sugli animali da compagnia ed esotici; e da due anni anche sugli animali selvatici in collaborazione col CRAS di Viterbo. Da qualche anno ha intrapreso la specializzazione nel campo dell’ecografia.
Per consigli potete contattarla: sordini.chiara@tiscali.itredazione@tusciaup.com

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