Demopatia il libro di Luigi Di Gregorio. Un artista e un accademico della politica

di Liliana Gheorghe

Secondo Lakoff e Johnson, autori dell’introvabile libro Metafora e vita quotidiana, “la metafora è diffusa ovunque nel linguaggio quotidiano ma anche nel pensiero e nell’azione”.
È quello che, con passione e perizia, fa Luigi Di Gregorio, professore dell’Università della Tuscia nel suo libro Demopatia. Sintomi, diagnosi e terapie del malessere democratico, Rubbetino editore (2019) quando usa la metafora della malattia per descrivere lo stato della democrazia liberale nella realtà globale contemporanea.
Pensare e vivere la democrazia come una malattia autoimmune e degenerativa delle democrazie contemporanee, e parlarne, di conseguenza con i termini del malessere democratico, è quello che serve al lettore per entrare in empatia con il grande malato, che si rivela essere il demos, e con gli argomenti trattati nel libro, con un approccio benevolo e privo di pregiudizi verso la politica ed i suoi attori. Fino a portarlo a prendersi cura dell’altro e della democrazia, facendo conto in primo luogo con sé stesso, con le proprie idee, con la percezione della politica che si fa oggi, con l’apertura verso un capitale cognitivo accademico da far invidia.
In un mondo in cui i sentimenti rivestono di significato non solo le nostre vite private ma anche i processi politici, in una società complessa, in balia di una felicità paradossale immobilizzata nel frame prima del coronavirus, un approccio multidisciplinare, in cui “le scienze si ibridino fra loro”, fa sì che, questo libro, diventi prezioso e necessario per un’autoanalisi di noi come individui e come elettori.
Non sempre consapevoli dei nostri diritti e doveri abbiamo, però, la possibilità di “rendere la verità più credibile del vero-simile e farlo (tramite l’esperienza e la conoscenza) col potere della narrazione e dell’immaginario”. Combattere le fake news e la life politics e portare sull’agenda le issues che contano: la politica energetica, l’investimenti in sviluppo e ricerca, la politica estera e comunitaria, con “contronarrazioni che manipolano la verità per venderla”. Con l’onesta intellettuale e la passione di ricercatore, Di Gregorio usa frasi forti da far paura.
Come l’Urlo di Munch, Demopatia è la creazione di un artista della psicologia politica. Descrive la condizione dell’uomo postmoderno, afflitto della solitudine del narcisismo, dalla ipercomunicabilità che contiene sia l’incomunicabilità che l’angoscia del tempo puntillistico di Bauman. In Demopatia le scienze urlano come urlano i colori nel quadro di Munch, descrivendo l’urlo della natura umana strafatta dai mass media e cercando di guardare negli occhi del demos, i significati dell’esistenza e dell’essere umano politico che deve continuare a esistere oltre ogni civismo.
Mi viene in mente anche Max Weber, l’accademico sociologo tormentato dalla lotta incessante per raggiungere una lucida visione, quello che vedeva nelle moderne burocrazie e nel socialismo “una gabbia d’acciaio”, tra il coraggio civile e l’etica del distacco scientifico, anche l’autore di Demopatia dedica duecento pagine delle trecento totali del libro alle diagnosi del malessere democratico e a quello che potrebbe diventare una gabbia dell’attualità. Come Weber, Di Gregorio sollecita l’attenzione dei responsabili politici a promuovere l’idea di una vita che si auto-esamina con chiarezza razionale ed analisi spietata e intransigente, per raggiungere una grande autoconsapevolezza priva di illusioni e nel giudizio morale secondo cui l’intero mondo del potere e della politica è “il regno del diavolo”, incita a ragionare <>. Virtù necessari ed inespugnabili.
Ho usato le parole del Prof. ed è come se pensassi all’elefante di Lakoff, ma soltanto lui e chi ha letto Demopatia mi può capire. È l’ironia che fa di questo trattato un libro godibilissimo e rende a portata di tutti un’interpretazione completa e multiforme di una realtà complessa come quella che viviamo ora a livello globale.
La verticalità attraversa l’esperienza del politologo e partendo dai sintomi ci fa un excursus di tutto quello che ha costruito e segnato la democrazia della postmodernità e di come questa è cambiata, perché siamo cambiati noi come demos in relazione con i nuovi mass media.
Evitare tramite la conoscenza <

Con una policy creativa e delle politics costruttive possiamo anche superare i gap infrastrutturali ed arrivare a prenderci cura della nostra anima di cittadini-elettori delusi o illusi, e riabilitare l’attenzione verso quello che scegliamo senza perdere la capacità di sognare una politica sana.
Anche soltanto per scoprire quell’infinità di autori che Di Gregorio nomina, per i quali “mettere in scena la verità è l’unica terapia possibile”, vale la pena leggerlo e per questo che le sono grata ed ho voluto condividere con voi questa recensione.
“Se volete contribuire a una politica della solidarietà e dei ponti invece che del rancore e dei muri, leggete Lakoff, anzi studiatelo, e poi mettete in pratica i suoi insegnamenti. Fatelo presto: non c’è tanto tempo a disposizione”dalla prefazione di Gianrico Carofiglio al libro Non pensare all’elefante! di George Lakoff.
E Luigi Di Gregorio lo ha fatto con Demopatia, anzi lo insegna ai suoi studenti dell’Università della Tuscia.

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