Dalla stereofonia all’olofonia: l’invenzione di Fabio Brugnoli, filosofo del suono

di Sabrina Sessa

Fabio Brugnoli

L’Associazione Inter-Artes prosegue il suo viaggio nelle eccellenze.

Sabato 4 febbraio, alle ore 19.00, presso la casa-museo di Barbara Aniello, in via della Volta Buia 36 a Viterbo, verrà presentato l’innovativo progetto di Fabio Brugnoli.

Tradurre in parole la complessa e affascinante personalità di Brugnoli è un’impresa titanica.

Agricoltore, imprenditore, ingegnere e ricercatore del suono, musicista pluripremiato con collaborazioni con la RCA e la Rai, interprete di colonne sonore per film (alcune di Walt Disney), la vita di Brugnoli si muove in diverse direzioni, ognuna delle quali illumina le plurime sfaccettature di una già talentuosa personalità. Dalla passione per la musica, che trasuda da ogni sua parola, Brugnoli trae la spinta per la spasmodica ricerca dell’audio perfezione.

Fin da bambino si accorge di possedere un udito capace di raccogliere la più infinitesimale delle sfumature sonore. In età adulta, quel “talento”, sebbene il suo lavoro venga supportato da impianti riproduttivi di altissimo livello, gli permette di accorgersi che c’è una costante carenza nella riproduzione del suono. Questa consapevolezza lo porterà a indossare la duplice veste di scopritore e inventore.

Le prime intuizioni provengono dall’osservazione della natura. Dall’ascolto di alcuni riverberi naturali, riesce a carpire i segreti dell’acustica. Brugnoli conclude che ciò che differenzia un suono naturale da una registrazione non è la distanza dalla sorgente sonora o il volume di ascolto, ma la componente “tempo”. Cosa significa?

L’orecchio umano capta le onde sonore. Le vibrazioni di queste onde, dapprima meccaniche poi convertite in segnali elettrici, permettono al cervello di decodificare il suono. Nell’ascolto polifonico, questo processo che avviene molto velocemente, secondo i rilevamenti di Brugnoli, si verifica a distanza di nanomillesimi di secondo tra un orecchio e l’altro. In sintesi: se mi trovo all’aperto capterò i suoni in natura, siano essi il canto degli uccelli o il frinire delle cicale e, sebbene la mia percezione mi indurrà a credere di ascoltarli contemporaneamente, la velocità di decodificazione dei due suoni mi indicherà la posizione della loro fonte. Sarò capace, pertanto, di individuare da dove provenga il suono stesso, da destra, da sinistra, o dal centro se la percezione è equidistante dalle due orecchie. Questo è ciò che restituisce profondità al suono, percepito come se fosse in 3D.

Di contro nella riproduzione, caratterizzata finora da correzioni elettroniche che non fanno che creare degli sfasamenti temporali, è indispensabile un diffusore (di concerto con convertitore e amplificatore) che riproduca una sincronicità sonora. Brugnoli, a questo scopo, introduce un parametro che definisce “fase temporale” ovvero la soluzione a quelle latenze, a quei ritardi che compromettono la verità acustica. Costruendo manualmente impianti adeguati, sconosciuti al mercato, Brugnoli riesce a ricreare la riproduzione tridimensionale del suono, paragonabile all’ascolto della natura o di un concerto dal vivo. Trattandosi di una riproduzione di suono naturale, l’olofonia ha un’altra importante conseguenza che è la prova provata di quanto sopra enunciato: la fatica dell’ascolto provocata dalla stereofonia è annullata e, sia che ci troviamo in un locale chiuso, sia che siamo in uno spazio aperto, le nostre orecchie non saranno mai sovrastate dall’affollamento acustico.

L’Olofonia subentra alla stereofonia: il suono direttivo, verticale e piatto non può minimamente competere con la riproduzione del suono omnidirezionale, sferico e profondo. Tutto questo, però, può essere verificato soltanto da un ascolto olofonico.

Brugnoli conserva l’umiltà tipica del genio. Mentre parla coniuga mirabilmente pensiero filosofico e leggi matematiche, energia universale e ingegneria elettronica, ma soprattutto, ciò che incanta l’uditore è quell’entusiasmo che gli anni e gli straordinari successi raggiunti non hanno scalfito. L’esperienza di Brugnoli, ad oggi, diventa un monito contro la mediocrità e l’omologazione. L’insegnamento è che il mondo e l’uomo non sono mai saturi, che c’è sempre qualcosa da scoprire, imparare o inventare. Brugnoli è un esempio di dove possano condurre il talento e la passione, se associati al duro lavoro e alla ricerca della perfezione: un modello da seguire per ogni giovane che voglia fare della propria vita una cosa straordinaria.

Come lui ama ripetere: “Bisogna vivere osservando quello che questa Energia Universale ci ha regalato”.

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