Covid e locali: tra paura, restrizioni e coprifuoco

di Giulia Benedetti

Passano i giorni, e a ogni nuova alba aumenta inesorabilmente il numero dei contagiati. Chi l’avrebbe mai detto che un numero avrebbe suscitato così tanta angoscia? Guardando gli altri paesi europei che ritornano in un catartico lockdown, cresce il timore di un nuovo blocco totale come quello della primavera scorsa, temendo in particolare le ripercussioni sull’economia dell’intero paese. Per far fronte all’emergenza, il governatore della regione Lazio, Nicola Zingaretti, ha introdotto un coprifuoco (dalle 24 alle 5 del mattino) che impedisce la circolazione di veicoli e persone, se non per necessità lavorativa o sanitaria. Un provvedimento che, unito al dpcm del 18 ottobre, colpisce direttamente le attività notturne, come bar, pub e ristoranti, forzandone la chiusura e obbligandoli ad adeguarsi. Ma cosa ne pensano i diretti interessati ?

Tra i primi a far sentire la propria voce troviamo Paolo Bianchini, ristoratore viterbese, presidente del Mio Italia, titolare del rinomato al Vecchio Orologio, nell’attenzione mediatica per la sua recente iniziativa di intraprendere lo sciopero della fame, in protesta contro le disposizioni del nuovo decreto ministeriale: “Che cosa significa attività essenziale?”, si chiede Bianchini nel corso di una trasmissione televisiva. “La mia lo era il 20 agosto, quando dovevo pagare le tasse del 2019, ma non lo è adesso che non posso mettere più di sei persone in un tavolo. O siamo essenziali solo quando dobbiamo pagare le tasse o sempre. Noi imprenditori non abbiamo dignità come tutti gli altri?”.

Tanti si pongono, lecitamente, questa domanda. Le tasse unite alle riduzioni, i controlli e adesso la chiusura anticipata, incidono, in maniera più o meno pesante sulle attività legale alla somministrazione.

A questo proposito è interessante il punto di vista di Andrea Mordacchini, imprenditore responsabile per il Mojito Caffè di Vitorchiano, Caffè Marini a  La Quercia e  dell’ultimo nato in era pandemia il Marini Smart a Viterbo: “Le nuove restrizioni si fanno sentire di più al Mojito, perché i  due Marini, Caffè e Smart non hanno un lungo orario. L’effetto è che la movida è finita, non c’è più niente: per paura del virus, dei controlli e delle forze dell’ordine. Non c’è un modo per adeguarci, possiamo solo dire ai clienti di andarsene quando arriva l’ora prestabilita. Il problema più grande del Mojito è che è più ricettivo a livello di giovani. La sera il banco diventava un posto di aggregazione, perché c’era interazione tra i baristi e le persone che consumavano. Venendo meno questa parte, viene meno l’anima del locale, infatti gli incassi ne hanno fortemente risentito.

La cosa più frustrante, poi, è il dover chiedere continuamente alle persone di indossare la mascherina e il dover discutere con quelle persone. Il bello è che se il cliente non si vuole mettere la mascherina, è l’attività a rischiare la chiusura. È facile fare l’ordinanza di chiusura a un locale perché le persone non si mettono la mascherina, è più difficile far rispettare le regole ai singoli individui che sottovalutano la situazione“.

La minor affluenza della clientela è un problema evidenziato anche da Niccolò Cocomazzi, proprietario del Coco’s e della pizzeria Don Nicò di Tarquinia. “Le 24 è comunque un orario che non crea molti problemi a un ristorante, considerando anche il periodo. Il problema è causato molto di più dal terrorismo mediatico, anche giustificato, che spinge a rimanere a casa per paura. Questa sensazione la percepisco in maniera particolare nella mia pizzeria Don Nico, situata al centro di Tarquinia“.

Di una percezione molto simile è Michele Nicola Schirripa, proprietario del Lab di Viterbo: “Affrontare la chiusura anticipata non è facile e non lo sarà ancora di più se a seguirla c’è il coprifuoco. La vera sfida in questo momento è far sentire le persone serene e felici di venire a cena fuori. Non basta più il canone precedente di qualità, ma dobbiamo alzare notevolmente l’attenzione alla sicurezza e alla pulizia. L’emergenza sanitaria c’è e non va dimenticata. Noi possiamo fare la nostra parte solo cercando di regalare una bolla di serenità. La parola d’ordine è qualità, oltre a un’attenzione per i dettagli”. In conclusione Schirripa si rivolge ai suoi connazionali, invitandoli a non cedere al panico: “Sentitevi sicuri dove si rispettano le regole. Non rinunciate al tempo libero. Magari accettate l’idea di una cena in 6 rispetto a gruppi più grandi. Uscite in sicurezza, mettendo sempre le mascherine e stando alle regole. È importante rispettarle oggi per non averle più stringenti domani”.

Ma per tutti anche per coloro che non hanno voluto esporsi il grido di aiuto è lo stesso:
“I politici, il Governo ma anche ogni Comune, devono per forza rivedere la fiscalità generale e i tributi  locali, molti di noi altrimenti non ce la faranno ad andare avanti, viste anche le previsioni per i prossimi mesi”.“

Ad oggi un dato è certo fino al 13 novembre, i proprietari dei locali saranno ancora una volta coinvolti nella gestione dell’emergenza Covid-19 ma anche i clienti sono responsabilizzati. Siamo tutti coinvolti in queste azioni di contrasto e nessuno può sottrarsi.

 

 Foto: Marini Smart ultimo locale aperto in era Covid
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