Coronavirus 2022: “Contagi nelle strutture sanitarie locali, serve rispetto per la vita propria e altrui”

covid anziani in ospedale

Riceviamo e pubblichiamo la segnalazione di una lettrice.

 

Dal 9 marzo 2020 la vita di tutti noi è cambiata ed è cambiata in peggio, è inutile raccontarsi la favoletta del ‘ne usciremo migliori’.

Al di là delle considerazioni sulla veridicità dell’esistenza del virus, messa in discussione anche davanti a numerosi decessi, è indubbia la psicosi che si è espansa come una macchia d’olio in un mare già turbolento che è la nostra esistenza.

Già dalla scorsa primavera si sono allentate le misure restrittive sulla gestione delle nostre giornate e anche l’attenzione posta sull’uso della mascherina e l’utilizzo del gel disinfettante, eccetto nelle strutture sanitarie.

Ad oggi sembrerebbe che gli ospedali siano i luoghi più sicuri, più protetti dal coronavirus, più asettici e invece no. Non è assolutamente così.

Negli ospedali non tutto il personale sanitario indossa la mascherina (che è obbligatoria non consigliata) ma queste persone non sono riprese da nessuno, tanto meno multate come chi, nella primavera del 2020, passeggiava sotto casa con il proprio cane e veniva sanzionato dai vigili se non indossava la mascherina o si era allontanato da casa più di 200 metri!

Gli anziani, lasciati da soli su un letto di ospedale, con ristrette possibilità di incontrare i propri familiari tenuti fuori con il loro carico di preoccupazione e ansia, sono in balia di questa gente che dovrebbe prendersi cura di loro, con la mascherina, con i guanti, con le precauzioni e invece – udite udite! – spesso i pazienti contraggano il corona virus e nella peggiore delle ipotesi MUOIONO, IN OSPEDALE, LONTANO DALLE FAMIGLIE come carcasse inutili e dimenticate.

Per fortuna, esistono medici e infermieri di grande umanità, che fanno più di quanto dovuto, guidati da una missione che li ha portati a scegliere di svolgere uno dei lavori più difficili e delicati che esistano. Per fortuna queste persone sono attente, rispettose delle regole imposte per la salvaguardia della salute dei pazienti, ma purtroppo non sono tutti così.

C’è bisogno di più controlli, sanzioni, sospensioni dall’attività lavorativa, più rigidità, rigore, serietà. Non si può confidare nel buon senso delle persone soprattutto se in gioco c’è la vita dei pazienti.

Oggi è il padre di una mia amica ricoverato in un ospedale da dieci giorni e adesso malato di Covid, domani potrei esserci io o potresti esserci tu…

Nessuna psicosi, ma rispetto per la propria e altrui vita. Questo sì.

 

Monica Angela Baiona, scrittrice milanese che da diversi anni vive a Viterbo

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